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Cyberbullismo, a Benevento un convegno per riconoscerlo e fermarlo
Alla base del fenomeno ci sarebbe la necessità per gli autori della violenza di "gridare al mondo la propria esistenza" ma anche l'incapacità, sia da parte dell'aggressore che da parte della vittima, di gestire emozioniAscolta la lettura dell'articolo
Il 5% della popolazione studentesca in Italia è dipendente da internet. Un dato relativo sulla dipendenza dal cellulare ancora non c’è, ma sono numerosi gli studi in corso per capirne l’incidenza. Sono elementi importanti per delineare il quadro attuale sempre più allarmante dell’aggressione che viene consumata e subita da parte soprattutto degli adolescenti attraverso il mondo virtuale.
E’ quanto emerso dal convegno organizzato al seminario arcivescovile di Benevento dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose dal titolo “Cyberbullismo. La rete come strumento di violenza”.
Secondo gli esperti intervenuti all’incontro, pur evidenziando le potenzialità positive di internet, sarebbe necessario una nuova alleanza pedagogica per prevenire e combattere il fenomeno che si lega nelle sue esternazioni all’aggressività. A sostenerlo lo psicologo clinico e docente presso l’ISSR di Benevento, Giovanni Tagliaferro.
Sotto l’aspetto psicologico sia gli autori che le vittime del cyberbullismo si assomigliano nella misura in cui il fenomeno viene identificato come espressione di un forte disagio interiore e della mancanza di capacità di gestire o di comunicare le proprie emozioni, spesso derivanti da un lato dalla scarsa o precaria presenza dei genitori o degli educatori e dall’altro dalla iperprotettività delle famiglie.
All’incontro, che ha visto la partecipazione di numerosi studenti, erano presenti il rettore dell’Istituto, don Leonardo Lepore, il docente e psicologo della Pontificia Università Salesiana di Roma, Zbigniew Formella e Giovanni Liccardo dell’ISSR di Benevento.