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Referendum Costituzionale, stravince il NO: i commenti e le reazioni

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“Gli elettori hanno respinto in modo netto la proposta referendaria. Ogni votazione è una lezione da comprendere, e su cui riflettere. A maggior ragione in questo caso, di fronte ad un risultato perentorio e generalizzato. Oggi, dunque, è il tempo dell’umiltà e della responsabilità, in una fase che si annuncia difficile per l’Italia”. Così in una nota il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, a proposito della sconfitta del SI al Referendum Costituzionale.

“Va dato atto, intanto, a Matteo Renzi di aver compiuto un gesto di grande dignità e coerenza, assumendosi tutte le responsabilità e rimettendo il suo mandato.

Per il resto, un voto così uniforme e forte, – aggiunge il governatore – non può non contenere motivazioni generali e anche fra loro contraddittorie. Il contenuto della riforma costituzionale ha suscitato certo, dibattito, ma è rimasto, a me pare, abbastanza sullo sfondo. Si è partiti con una sovrapposizione sui temi referendari di spinte tutte politiche rivolte contro il governo, la sua azione, oltre che contro il Presidente del Consiglio. Questo andamento non si è modificato nel corso di questi mesi. I risultati dell’azione di governo, nel campo sociale, dei diritti civili sono stati azzerati da punti di criticità emersi, che in questa fase hanno creato un clima di diffusa ostilità. Abbiamo riscontrato delusione e opposizione nel mondo della scuola, in relazione alla riforma delle Province, al nuovo codice degli appalti. E’ apparsa unilaterale e non chiara la riforma della Pubblica amministrazione. La questione dell’immigrazione e il problema della sicurezza urbana hanno pesato fortemente. E nel Sud, è emerso un malessere sociale, cui si dovrà rispondere con un vero e proprio piano per il lavoro a breve. Infine, ha pesato l’argomento della “difesa della Costituzione”, del tutto forzato, ma rimasto comunque sullo sfondo sempre.

In conclusione, – spiega – vanno ringraziati quanti (il 40 per cento degli elettori) hanno sostenuto il referendum, battendosi, in modo limpido, al di là degli orientamenti politici, per dare una spinta al rinnovamento del Paese. Questa esigenza di modernizzazione e semplificazione delle istituzioni, l’esigenza di superamento della palude burocratica che ferma e paralizza ogni slancio vitale, rimane in tutta la sua portata, soprattutto in relazione al mondo delle imprese.

Come si vede, non ci sono risposte semplici o consolatorie rispetto ai grandi problemi che ci sono davanti. Occorre lucidità e freddezza. Occorre ricercare le strade per consolidare l’unità del Paese, superando logiche di provincialismo, e guardando sempre al contesto internazionale, nel cui ambito occorre non perdere credibilità. Siamo certi – conclude De Luca – che la saggezza e l’equilibrio del Presidente della Repubblica Mattarella aiuteranno l’Italia ad affrontare e superare i grandi problemi e le incertezze, che questa fase politica pone davanti al Paese”.

M5S – “Il popolo vince la battaglia a difesa della Costituzione. Le oligarchie italiane, guidate da Giorgio Napolitano, che hanno tentato il colpo di mano per ridurre gli spazi di democrazia in Italia, rendendola funzionale ai disegni di agenzie economiche sovranazionali, – scrivono M5s Benevento e Meetup “Grilli Sanniti” – vengono sonoramente sconfitte da una mobilitazione dai tratti epici. Nel momento decisivo, quando c’è stato da scegliere, ci siamo ritrovati con milioni di italiani, tutti con gli occhi aperti, che hanno saputo benissimo cosa fare, «quelli che hanno letto un milione di libri e quelli che non sanno nemmeno parlare».

Benevento migliora il già eccellente dato campano (a nulla servirono dunque le blandizie evocate dal Governatore De Luca, che prende un sonoro schiaffone). Il M5S si è impegnato da luglio sul referendum spendendo tutte le energie disponibili degli attivisti e dei portavoce. Abbiamo promosso incontri di approfondimento e confronti, abbiamo disseminato la città dei nostri manifesti creativi, abbiamo utilizzato i social network per spiegare dove fosse sbagliata la riforma e quali i rischi che si correvano, abbiamo distribuito i nostri volantini nelle piazze, nei negozi, nei mercati, abbiamo coperto stanotte tutti i seggi per la vigilanza democratica con i nostri rappresentanti di lista. E lo abbiamo fatto a spese nostre, senza godere delle ingenti risorse del fronte del Sì: Davide contro Golia. Nello scontro impari ci siamo ritrovati con altri cittadini, altre bandiere con cui contaminarci senza paura sapendo che la posta in gioco era alta. Onore anche a loro.

Il nostro ringraziamento caloroso va in particolare al prof. Vincenzo Baldini, uno “scienziato del diritto” che ha deciso di schierarsi, supportandoci nell’arduo lavoro di comprensione della norma.

L’oligarchia di una (sedicente) sinistra locale oramai totalmente avulsa dal sentire popolare, arroccata nei suoi Palazzi, riceve un rumoroso avviso di sfratto (il secondo, dopo le Amministrative). La caduta del governo Renzi produrrà un effetto domino che a breve travolgerà i Del Basso De Caro, i Mortaruolo, i Valentino, i Ricci. «C’è una battaglia fuori e sta infuriando. Presto scuoterà le vostre finestre e farà tremare i vostri muri». I tempi stanno cambiando.

Il M5S – conclude la nota – è parte e motore di questo cambiamento meraviglioso che riattiva la linfa vitale della democrazia, la partecipazione delle persone. W l’Italia, dunque, del 4 dicembre, l’Italia che resiste”.

SCELGO NO SANNIO – “Il risultato referendario non necessita di ulteriori commenti. Il Paese ha votato nella consapevolezza che i problemi da cui è interessato non sono determinati dalla Costituzione. È quello che dice il voto espresso dai giovani. Ma lo dice anche il voto del Sud, che non è un voto di retroguardia – come qualcuno vorrebbe interpretare – ma di indirizzo per il futuro.

Emerge a tutti i livelli lo scollamento tra il Partito Democratico e il Paese reale, e tramonta il progetto del Partito della nazione, ostinatamente portato avanti da Renzi e dalle sue articolazioni territoriali.

Siamo consapevoli che rimangono da sciogliere i nodi irrisolti: l’economia, la dignità dl lavoro, i diritti sociali, gli equilibri ambientali, il rapporto con l’Europa, la relazione tra Stato e livelli decentrati.

Occorre intervenire per introdurre poche ma determinanti modifiche costituzionali: un parlamento fatto da 400 deputati e 200 senatori, una camera di conciliazione che garantisca tempi certi di approvazione delle norme. Ad altre modifiche, come le indennità e i tempi di discussione delle norme) sarà possibile mettere mano attraverso leggi ordinarie e regolamenti parlamentari. Ci impegneremo affinché queste modifiche entrino nell’agenda politica nazionale, forti del ruolo e della credibilità che Scelgo No Sannio ha acquisito in questi mesi.

Proveremo anche a dare il nostro contributo affinché possa finalmente subentrare il dialogo al tifo da stadio e alla macchietta acritica, cui spesso si è ridotta la dialettica tra chi la pensa da posizioni diverse.

Abbiamo collaborato con altri soggetti che, con noi, condividevano il no alla riforma costituzionale e che abbiamo visto ingiustamente dileggiati e offesi da chi doveva promuovere la responsabilità e il senso delle istituzioni. A loro va il nostro ringraziamento, nel rispetto delle reciproche posizioni.

Si apre una pagina politica inedita, non facile. Proveremo a mantenere lo spirito costituente che ha animato la nostra lunga, estenuante e appassionante campagna referendaria”.

BOSCO – “E’ stata una vittoria del popolo italiano che si è ribellato al peggior tiranno che la storia recente ci poteva assegnare in dote. Ha devastato il mondo del lavoro col jobs act e la buonascuola, e ha diviso il Paese come non mai. Ha impoverito il lavoro dipendente e i pensionati, aumentando di contro le rendite parassitarie per banche e padroni. Ha tentato di devastare la Costituzione italiana, con una pessima riforma, ma fortunatamente, nonostante le mille promesse clientelari, non glielo abbiamo permesso”. Così Fioravante Bosco, segretario generale aggiunto della Uil Avellino/Benevento, all’indomani della sconfitta del SI al referendum costituzionale.

“I risparmi – aggiunge Bosco – non si fanno eliminando le province o qualche prefettura, baluardi di sicurezza e legalità, ma tagliando i costi della politica e gli stipendi ai nullafacenti a Roma, come nelle obsolete e inutili regioni, e non certo in periferia. La gente non ha soldi da spendere, e Renzi si è inventata l’immigrazione a gogo per cercare di ingraziarsi la sinistra sempre sensibile in questo tipo di politiche. Così facendo ha fatto infuriare i cittadini più poveri, i quali si sono chiusi a riccio per difendere il loro territorio. La povera gente che si è sentita presa in giro, e l’ha mandato finalmente a casa.

Sull’immigrazione, invece, – spiega il sindacalista – ci vogliono politiche serie e certe, senza scaricare sui comuni, ridotti alla fame per i tagli di questi ultimi lustri, le responsabilità dello Stato centrale. Gli immigrati si accolgono dando loro dignità, casa e lavoro, e non lasciandoli in giro sulle piazze a elemosinare.

Ora – conclude Bosco – ci vuole una nuova legge elettorale, su base proporzionale, e un nuovo governo che faccia poche cose per ridare fiato ai cittadini, e andare speditamente alle elezioni entro la prossima primavera. E solo il nuovo Parlamento, ci auguriamo democraticamente eletto, e senza abnormi premi di maggioranza, potrà tentare di nuovo delle riforme costituzionali che non mettano un solo uomo al comando, ma bilancino i poteri tra le istituzioni dello Stato”.

RETE COMMONS – “Ha vinto il popolo, non una parte. Quel popolo che con sterile arroganza si è cercato di ridurre ad accozzaglia e a questa arroganza ha resistito con enorme orgoglio”. Lo scrive il comitato @rticolouno: la sovranità appartiene al popolo.

“Quando abbiamo creato il comitato @rticolouno – aggiunge – abbiamo scelto di intestarlo alla sovranità popolare. La controriforma Renzi-Boschi cercava di stracciare questo principio, di togliere potere decisionale al popolo. Quello che noi abbiamo voluto fare è stato, invece, ribadire che il popolo vuole e deve decidere ancora. Parlare con il popolo senza populismi, senza ricorrere al facile “mandiamo a casa Renzi”, è stata la nostra grande sfida. Questo referendum ha scandito le nostre festività laiche.

Il 25 aprile eravamo in piazza a parlare di Costituzione, così anche il primo maggio e il 2 giugno. A difenderla, quella Costituzione scritta sulle punte di fucile di ragazzi morti a vent’anni, per questo Paese, per la sua libertà. Abbiamo girato per i mercati e le strade, parlando a persone spesso stanche.

Abbiamo deciso di incontrare il costituzionalista Enzo Di Salvatore al rione Libertà, con le sedie di plastica messe a cerchio in piazza, all’aperto, convinti che i discorsi dei costituzionalisti restassero sterile tecnocrazia, se fatti nel chiuso di quattro mura e non tra il popolo.

Abbiamo affrontato la questione su tutti i piani, politico, sociologico, economico. Ce la siamo studiata ben benino, con incontri di autoformazione. Ne abbiamo discusso con i nostri pari, il popolo. Alla fine, siamo andati a votare nel merito, consapevoli di quello che facevamo e allo stesso tempo di aver fatto tutto il possibile per difendere i principi primi: libertà e autonomia.

Ebbene, oggi il popolo ha vinto. Qualche partito si intesterà il risultato e lo farà legittimamente perché, come abbiamo denunciato fin dall’inizio, il problema stava nel manico, a cominciare dall’iniziativa governativa. Chi ha cercato il plebiscito ora deve rimpiangere solo la propria arroganza. Chi è causa del suo mal, pianga sé stesso. L’affluenza alta ci dà il segnale di questo: che è stato il popolo a decidere, e ha deciso di non sottostare a chi svende diritti e democrazia, ha deciso che la politica deve rispondere alla volontà dei cittadini e non c’è finanza che tenga, ha deciso di decidere ancora.

Coincidenza vuole – conclude – che nelle stesse ore abbia vinto le presidenziali in Austria il verde Van der Bellen. Forse l’avanzata dei neofascismi non è più così certa. Forse questa è un’alba nuova per l’Europa, un giorno buono per scrivere una storia diversa”.

Soddisfatti anche i dipendenti della Provincia di Benevento: “I lavoratori della Provincia di Benevento, soddisfatti per l’esito del referendum che ha restituito dignità costituzionale alle Province, sottolineano l’importanza di tale risultato e auspicano che esso possa comportare anche un’inversione di tendenza nella politica nazionale che finora ha tolto ogni possibilità all’Ente (avendo in maniera forzosa sottratto ingenti risorse finanziarie) di poter svolgere in modo dignitoso le funzioni che la legge 56/2014 le aveva affidato, soprattutto per quel che riguarda la viabilità, ridotta in condizioni pietose e l’edilizia scolastica, dove necessitano risorse straordinarie per garantirne il corretto funzionamento”.

GIOVANI SANNITI PER IL NO – “Siamo soddisfatti del risultato ottenuto dal fronte del No, sia in Provincia di Benevento che a livello nazionale. Ancora più soddisfacente e’ stato vedere le percentuali del voto dei giovani tra i 18 e i 34 anni, che al 67% si sono espressi per il NO’’. Si apre così la nota stampa dei vertici del “Comitato Giovani Sanniti per il No’’ Evangelista Campagnuolo, Vincenzo Principe e Gabriele Di Marzo.

“Importante la partecipazione elettorale, come segno tangibile di un processo democratico fondamentale. Non serve ghettizzare in sigle specifiche il risultato elettorale della nostra Provincia. L’impegno collettivo ha portato a questi numeri, certamente non di poco rilievo. L’impegno delle sigle partitiche, scese in campo in prima persona, ma anche dei tanti comitati civici per il No, nati in moltissimi comuni del Sannio proprio in occasione di questo appuntamento referendario, hanno reso possibile un trionfo della partecipazione democratica. Erano anni che non si parlava di politica attiva sul territorio.

Per questo abbiamo cercato, durante le settimane antecedenti al voto, diversi confronti anche con i ragazzi che sostenevano la tesi opposta alla nostra. Il confronto favorisce la partecipazione, e partecipazione sta a significare democrazia”.

SFIDIAMOLI – “Il sindaco Mastella si dichiara euforico e soddisfatto per la vittoria referendaria del No, e la attribuisce a se stesso nel Sannio. Trascura un dato importante, che in tutta Italia fatta, eccezione per tre regioni, ha vinto il No. Quale sia stato il suo contributo è difficile da comprendere. Deve eventualmente interrogarsi su chi vive con lui quotidianamente e che ha sostenuto le ragioni del SI, da che parte sta? Qualche ora prima del risultato, impaurito dall’esito delle urna già immaginava una piroetta politica acrobatica, dichiarando che, se avesse vinto il SI, si sarebbe impegnato per creare il Molisannio”. Così Vittoria Principe del gruppo Sfidiamoli.

“Questo dimostra la incertezza politica con cui agisce il Sindaco Mastella, una confusione che lo porta a distanza di poche ore ad affermazioni in netto contrasto tra loro. Gli va ricordato che solo sei mesi fa è stato eletto quale sindaco della città, piuttosto che affannarsi in commenti politici di livello nazionale, si affanni e si impegni nel ricercare le soluzioni per far emergere la nostra città. Si interroghi insieme ai suoi “fedelissimi” su come affrontare le tante vertenze aperte e di risolverle.

Qui si è in trincea e non in poltrona a Montecitorio, qui ci sono problemi seri che vanno affrontati subito, senza se e senza ma. Fino ad oggi non siamo in grado di poter esternare alcuna condivisione del suo mancato operato, della serie, io non c ‘ero, non sapevo, vedremo. Altro che soddisfazione per il NO, è NO tutto il suo operato amministrativo”.

SINISTRA ITALIANA-SEL BENEVENTO – “La netta affermazione del NO anche nella provincia di Benevento è un tassello di un risultato omogeneo rilevato in tutto il Paese e che in Campania ha registrato un dato straordinario. Non è passato un tentativo maldestro di riforma che aveva l’ambizione di mettere in soffitta la Costituzione italiana, modificandone lo spirito e la sostanza, e non è passata l’intenzione di archiviare in maniera definitiva la grande stagione dei governi territoriali”. Così in una nota Gianluca Serafini, segretario provinciale Sinistra Italiana-SEL Benevento.

“Subisce una battuta d’arresto il tentativo di disegnare un Parlamento completamente appiattito sulla volontà del Premier e, con esso, anche la finta abolizione del bicameralismo perfetto. Il gioco d’azzardo portato avanti da Matteo Renzi e dai suoi alfieri è stato francamente sconcertante. Sarebbe bastato uscire dalla bolla di vetro per capire che il Paese era stanco di una modalità di gestione del potere arrogante e, spesso, imbarazzante. Sarebbe bastato ascoltare i riferimenti territoriali (Sindaci) del PD che riferivano del pericolo di andare a sbattere contro a un muro, piuttosto che lanciare il Presidente De Luca in una campagna di persuasione ai limiti del lecito.

E’ singolare, oggi, sezionare il fronte del NO in chi ha votato per salvare la Costituzione antifascista e chi ha votato contro Renzi; le idee camminano sulle gambe delle donne e degli uomini e scindere le commedie dagli attori è quantomeno strumentale se non intellettualmente disonesto. Piuttosto si parli di tante donne e di tanti uomini che non ci stanno a far cambiare le regole democratiche fondamentali da una minoranza del Paese.

E’ infine grottesco attribuire al fronte del NO la responsabilità di fare una proposta di governo. Per quanto ci riguarda, non ne abbiamo avuto l’”onore” ieri, non ce ne assumiamo l’onere oggi”.

COMITATO PER IL NO DI APICE – “Siamo molto soddisfatti per il risultato del Referendum Costituzionale che si è registrato ad Apice, sia per il dato dell’affluenza al voto che è stato del 62,72%, sia per la schiacciante vittoria del “No” con il 66.8 % sul 33.2% del “Sì”, con un trend molto simile a quello provinciale, nonché migliore di quello nazionale”. Così il presidente del Comitato per il No di Apice, Alessio Errico.

“Il merito va, oltre al Comitato per il No di Apice da me costituito e fattosi promotore di un convegno per elencare le ragioni del “No”, anche agli elettori del Movimento 5 Stelle ed, in particolare, ad alcuni elettori o ex militanti del Partito Democratico.

Quest’ultimi, come noi, esprimendo il diniego nei confronti di una proposta di riforma costituzionale piena di lacune ed anomalie, hanno contribuito a salvare l’integrità della nostra Costituzione, la cui perfettibilità non sarebbe affatto stata implementata dalla proposta del duo Renzi-Boschi. Oggi è un bel giorno per l’Italia, perché ha vinto la democrazia.

Convegni e dibattiti televisivi sulle ragioni referendarie non sono certamente mancati: il popolo italiano ha avuto dunque modo di informarsi, di ascoltare le varie opinioni e di farsi poi una propria opinione in merito. Per questa ragione, troviamo irrispettose le posizioni di coloro i quali asseriscono che le motivazioni del“No”siano da ricondurre unicamente alla volontà di deporre il governo Renzi o, nel peggiore dei casi, ad un ipotetica insufficiente documentazione popolare nel merito della riforma.

Certamente è da riconoscere che l’esito referendario sia significativo anche a proposito del consenso dei cittadini italiani nei confronti del Governo Renzi, non per propaganda delle opposizioni, bensì per volere dello stesso Premier, che ha cercato nel voto referendario quella legittimazione che non ha mai avuto. Ribadiamo ancora una volta: il nostro“No” a questa riforma non è sinonimo di un’incondizionata contrarietà a qualsiasi proposta di modifica della Costituzione; siamo infatti consapevoli della perfettibilità della stessa, e dell’esigenza di interventi mirati.

Esigiamo tuttavia che l’operazione di modifica costituzionale sia frutto della pluralità delle forze politiche, che intercetti gli autorevoli pareri dei costituzionalisti e che sia condotta tramite la creazione di una nuova costituente, depurata da rancori e da personalismi, e capace di ricreare e riproporre l’armonia ed il giusto equilibrio costitutivo del 1946”.

UDC – “Quello che arriva dalla provincia di Benevento è un voto chiarissimo e che non si presta ad interpretazioni. Con quasi il 70% dei No dal Sannio emerge una sonora bocciatura alla riforma costituzionale del Governo, ma anche all’arroganza di certa classe dirigente che, anche alle nostre latitudini, fa politica ed occupa ruoli istituzionali senza avere più nel proprio orizzonte quelle che sono le esigenze delle comunità, i bisogni dei cittadini”. E’ questo il commento di Raffaele Lanni, segretario provinciale dell’Udc di Benevento, e di Vincenzo Principe, responsabile del movimento giovanile dello scudocrociato, in riferimento all’esito del voto emerso dalle urne del Referendum del 4 dicembre.

“E’ chiaro – continuano Lanni e Principe – come gli elettori non abbiano voluto accordare nuovamente fiducia al governo non tanto per le questioni di ordine costituzionale, quanto perché continuano a vivere una condizione di precarietà economica e sociale, al di là delle illusioni che il premier ha inteso raccontare in questi mesi. La gente ha compreso che anche se avesse vinto il Sì quel cambiamento epocale promesso non ci sarebbe stato.

Va infine – così si conclude la nota e dell’Udc del Sannio – segnalato il dato di Benevento città. Qui per il No c’è stato un vero plebiscito. Un risultato che può essere comunque ascritto alla coalizione che governa la città e che sta portando avanti con sobrietà e determinazione il programma grazie al quale è stata premiata dagli elettori”.

DE LORENZO (PD) – “Domenica 4 dicembre i cittadini, anche qui a Benevento, si sono espressi in maniera chiara contro la proposta di riforma. Il dato provinciale, del resto, è sostanzialmente in linea con quello di tutto il Sud Italia. Di fronte ad un risultato del genere, peraltro nelle previsioni, almeno qui da noi, bisogna ripartire nella consapevolezza che l’ostilità verso il Premier ha preso il sopravvento sul confronto riguardo ai temi del referendum. Abbiamo provato in questi mesi a soffermarci sul merito delle questioni, ma evidentemente non siamo riusciti nel nostro compito di far comprendere la sostanza della riforma”. Lo scrive il coordinatore cittadino Pd, Giovanni De Lorenzo.

“Questo risultato, a Benevento come in tutta Italia, – aggiunge – è il frutto del malcontento generale e dei problemi che ci sono nella vita quotidiana, con i cittadini che troppo spesso percepiscono una notevole distanza rispetto al governante di turno. Ovviamente anche qui c’è chi approfitta di un risultato generale, sostanzialmente conforme ovunque e netto, per attestarsi il merito dell’esito del voto. In pratica, ciò che è accaduto a livello nazionale dai primi minuti dopo le 23 del 4 dicembre, quando i vari componenti del fronte del NO hanno fatto la gara per accaparrarsi i meriti.

Appare francamente improvvido, oltre che risibile, attribuire meriti all’azione promotrice (quale?) dell’ennesimo movimento o partito del Sindaco di Benevento. Mastella, dopo solo sei mesi di amministrazione, è uscito apertamente allo scoperto ed ha finalmente confermato quanto da noi più volte ribadito durante la campagna elettorale delle amministrative: l’esperienza al Comune di Benevento per lui è solo un trampolino di lancio per agguantare un posto nell’agone nazionale. Per sé o per i suoi, in perfetta sintonia con il suo passato. Perchè, invece, non pensa ad affrontare i problemi della città, rispettando il mandato elettorale e le promesse fatte?

Intanto, in attesa dell’esito della Direzione Nazionale PD, – conclude De Lorenzo – ritengo doveroso ringraziare quanti, anche qui a Benevento, si sono battuti in favore del SI e quanti fra i cittadini hanno creduto nel cambiamento e nella speranza di rinnovamento del Paese. L’esperienza, come le sconfitte, serviranno per migliorare le proposte e i comportamenti in futuro. Il più prossimo possibile”.

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