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Asia, protesta degli ex “Russo” a Palazzo Mosti: a breve vertice in Regione
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L’Asia è una partecipata pubblica o privata? E’ questo il nodo che bisognerà sciogliere per dare risposte ai lavoratori Asu ex “Russo” che sono fermi dallo scorso luglio e che questa mattina hanno protestato, insieme alla Cgil, di fronte all’ingresso di Palazzo Mosti.
La domanda, appare banale, ma contiene in sé la possibilità o meno di aderire ai progetti regionali “Ricollocami” e “Garanzia Over”. Secondo una comunicazione ufficiale di Palazzo Santa Lucia, infatti, l’azienda in house del Comune di Benevento non può aderire ai bandi perché una società pubblica e non privata e quindi esclusa dalla graduatoria. Tradotto in termini pratici, le 54 unità ex “Russo” non potranno più rientrare al lavoro utilizzando i fondi.
“Alla vicenda – ha spiegato l’assessore alle Finanza, Maria Carmela Serluca – si aggiunge anche la questione della Legge Madia che vieta alle partecipate di assumere dipendenti fino al giugno 2018”.
Una situazione di impasse che al momento sembra poter essere risolta solo attraverso l’utilizzo dei voucher lavoro. Lo strumento potrà essere impiegato dal prossimo mese di gennaio, ma chiaramente non offre le garanzie ai lavoratori che, comunque, lavorano nell’Asia da più di 5 anni. Non sembra attuabile, secondo Palazzo Mosti, nemmeno la proposta del segretario della Cgil, Rosita Galdiero, che suggeriva un’assunzione a tempo determinato fino al 2018 per superare la questione Madia.
Nel tentativo di risolvere la vertenza, nelle prossime settimane, ci sarà un incontro in Regione per provare chiarire la questione dello status dell’azienda del capoluogo. Una volontà condivisa da tutte le parti: tenendo presente la necessità di personale dell’Asia, i 54 lavoratori rappresentano manodopera già formata e che nei bilanci pesa sicuramente meno rispetto all’utilizzo del lavoro somministrato. Il cammino, però, appare assai complesso e dall’esito tutt’altro che scontato.
Terlizzi Anna Maria
27 Ott, 2016 a 18:22
Dietro ad ogni lavoratore c’è una famiglia in condizioni precarie… Si nascondono come al solito dietro leggi e paraculate… per nascondere che la verità è che questo lavoratori vengono sfruttati da cinque anni e attendono al mattatoio la prossima macellazione con l’omertà assoluta delle istituzioni… l’Italia è una vergogna… questi padri di famiglia sono l’esempio di gravi ingiustizie e mi chiedo come faranno a spiegare ai loro figli lo schifo che ogni giorno per anni è stato perpetuato da chi non ha alcun interesse di mettere le cose apposto… Coscienze istituzionali dormienti e complici di sfruttamento e riduzione a schiavitù di lavoratori onesti… Vergogna.