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La lotta alla corruzione nei Comuni inizia dai programmi elettorali

E' la tesi del Comitato sannita per la Legalità e la Trasparenza che stamattina ha presentato una lista di regole e suggerimenti per i futuri candidati

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    Un’azione preventiva contro la corruzione negli enti locali: è questo l’obiettivo che il comitato sannita per la Legalità e la Trasparenza, attivo sul territorio già da tre anni e composto da consiglieri comunale e amministratori del territorio, vuole conseguire con la presentazione di una lista di regole da suggerire e far inserire all’interno del programma amministrativo che gli schieramenti politici e i candidati alle prossime elezioni di giugno si accingono a stilare.

    L’iniziativa è stata ufficializzata presso il bar 14B di Benevento dal presidente del comitato Clemente Cecere Palazzo, dalla vicepresidente Marina Simeone e dal portavoce Pietro Di Lorenzo, tutti, alla presenza del candidato sindaco di Benevento Tibaldi, già socio del comitato, e diversi candidati alla lista di Raffaele Del Vecchio.

    “Passiamo da una fase di promozione della cultura della legalità a una fase di proposta attiva – ha spiegato il presidente Cecere Palazzo – perché abbiamo constatato che la semplice attività repressiva non basta.”

    Una denuncia forte che segue quella recente del presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, e che testimonia, secondo il comitato, “quanto in realtà l’obbligo da parte dei comuni di adottare un piano anticorruzione, vigente dal 2012, si è rivelato un mero atto amministrativo da adempiere”.

    Secondo il portavoce Pietro Di Lorenzo, “questa iniziativa diventa fondamentale per tutelare i cittadini che sono le prime vittime della corruzione e per vigliare il rapporto tra i controllori e i controllati.”

    Le regole che secondo il comitato sannita per la Legalità e la Trasparenza devono essere incluse nei programmi amministrativi sono indicati in otto punti che individuano le azioni e gli strumenti per “evitare che l’unica risposta al dilagante malaffare sia l’azione repressiva”.

    Le proposte suggerite riguardano: 1) l’adozione di un codice etico che i Comuni dovranno deliberare, pubblicare e a cui gli amministratori dovranno conformare il proprio comportamento; 2) la vigilanza sul rispetto del codice etico, da rendicontare al consiglio comunale e pubblicare sul sito dell’ente annualmente e da affidare ai capi delle amministrazioni e ai presidenti degli organi consiliari affiancati da una commissione bipartisan eletta nella prima seduta del consiglio comunale e composta anche da un esperto sterno di comprovata integrità scelto dalla minoranza consiliare; 3) l’istituzione da parte dei Comuni di un registro pubblico unico degli interessi dei soggetti titolari dei propri organi politici, accessibile a tutti i cittadino e pubblicato on line; 4) i codici etici dovranno prevedere doveri di astensione, dettati da criteri di prudenza, correttezza e buona immagine relativamente alle situazioni nelle quali, pur in assenza di un interesse diretto o preferenziale, possa ravvisarsi un potenziale conflitto d’interessi; 5) l’estensione anche ai consiglieri comunali e ai componenti della giunta comunale dell’obbligo di prestare un giuramento di fedeltà alla Repubblica, che attualmente riguarda soltanto i consiglieri delle Regioni, i sindaci e i presidenti delle giunte provinciali; 6) l’istituzione di un’apposita delega alla legalità e alla trasparenza con l’obbligo di una relazione annuale sull’attuazione di principi e delle regole di legalità e trasparenza; 7) inserire nei programmi elettorali argomenti ed impegni concreti per combattere la corruzione; 8) favorire la costituzione di commissioni con la partecipazione dei cittadini che verifichino e informino su tematiche afferenti i principi imprescindibili di legalità e trasparenza.

    Le dichiarazioni nel servizio video

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