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Esondazione fiume, Altrabenevento: “Ci sono specifiche responsabilità tecnico-amministrative”

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“Per una intera settimana ci siamo astenuti dal fare commenti sulla recente alluvione, ma adesso è tempo di fare qualche precisazione, anche in risposta a chi ha voluto attribuire il disastro agli ambientalisti i quali, secondo una ridicola accusa, non consentono da anni di liberare i fiumi da alberi e detriti. In realtà abbiamo solo preteso che la manutenzione degli alvei fluviali fosse fatta secondo legge e cioè rimuovendo alberi vecchi, troppo fitti o a rischio di sradicamento, ma lasciando quelli sani lungo le sponde anche per ridurre la velocità delle acque del fiume in piena”. Lo scrive in una nota il presidente di Altrabenevento, Gabriele Corona, che aggiunge: “Gli enti competenti, la Provincia per prima, preferiscono invece lasciare che la vegetazione cresca disordinatamente per poi appaltare la distruzione di tutte le specie arboree con le ruspe. In qualche caso, come abbiamo denunciato anni fa, i tronchi venivano interrati nell’alveo del fiume insieme a rifiuti vari dalla stessa ditta incaricata dalla Provincia di “liberare i fiumi”.

In realtà – continua – gli ambientalisti si battono da anni per evitare “disastri ambientali”, anche quando, in piena solitudine, contrastano i piani urbanistici che consentono la costruzione nelle aree dove prima o poi i fiumi esondano.

Se non ci fosse stata la nostra azione di contrasto alle speculazioni o alla ottusità di tecnici ed amministratori vari, oggi i danni sarebbero molto più gravi.

Si pensi al mega depuratore che abbiamo osteggiato perché previsto a Sant’Angelo a Piesco, dove la forza delle acque lo avrebbe oggi spazzato via con le conseguenti devastazioni nei Comuni a valle di Benevento. Abbiamo anche ostacolato la costruzione di 425 alloggi, il cosiddetto hausing sociale, in Contrada Santa Clementina, un’altra delle zone alluvionate.

Le logiche speculative che poi producono i disastri, – prosegue nella nota – sono state da noi più volte denunciate, ad esempio nel caso dell’inondazione del parco di Cellarulo, di alcuni anni fa, causata dallo sversamento nel fiume di centinaia di migliaia di metri cubi di terreno da parte delle ditte che realizzavano i lavori del parco e dalla mancata realizzazione degli argini del fiume.

Anche la costruzione dell’Ipermercato I Sanniti, interessato da questa alluvione, è un esempio di quella attività tecnica, politica ed amministrativa che tenta di minimizzare i pericoli, addirittura modificando le planimetrie e le carte geologiche pur di costruire laddove non è possibile. E poi bisogna ricordare che se gli ambientalisti, Altrabenevento per prima, non si fossero opposti alla costruzione della mega centrale a turbogas Luminosa alla confluenza dei fiumi Calore e Tammaro, oggi saremmo a piangere ben altri danni e vittime.

La recente alluvione ha interessato proprio l’aria di Ponte Valentino, gestita dal consorzio ASI, che dopo aver cambiato addirittura il corso dei fiumi, continua ad assegnare lotti di terreno in piena zona alluvionale per la realizzazione di industrie, com’è accaduto per uno stabilimento, adesso completamente distrutto. Quell’area è da tempo classificata come “alluvionale”, come dimostrano i documenti dell’Autorità di Bacino che abbiamo pubblicato già 3 anni orsono. Solo grazie alla nostra insistenza non è stato autorizzato l’ampliamento di quello stabilimento della famiglia Varricchio.

Anche con il titolare del pastificio Rummo abbiamo avuto modo di polemizzare nel 2012, quando gli ricordammo che, secondo il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, avrebbe dovuto delocalizzare la sua attività perché ricade in pieno corridoio ecologico. Rummo, invece, ha recentemente presentato al Comune una richiesta di ampliamento su quel sito anch’esso interessato dall’alluvione.

Esprimiamo solidarietà al noto pastificio e soprattutto ai suoi operai, – conclude Corona – ma ci auguriamo che il titolare della ditta voglia ragionevolmente rendersi conto che sfidare le leggi della natura non produce mai risultati positivi. Ci auguriamo che anche la società che recentemente ha presentato una richiesta di autorizzazione alla Regione Campania per costruire una centrale idroelettrica, proprio alla confluenza del fiume Calore e del fiume Tammaro, voglia rinunciare a questa ennesima assurdità.

Il nostro sostegno incondizionato va ai cittadini che hanno subito danni e ai volontari che si stanno prodigando per portare assistenza. La città dimostra di avere capacità di reagire, ma i responsabili di questo disastro devono lasciare subito gli incarichi immeritatamente ricoperti. Nei prossimi giorni motiveremo la richiesta specifiche delle dimissioni di tecnici ed amministratori pubblici e intanto promuoviamo la nascita di un osservatorio sulla gestione degli aiuti del post alluvione che rischiano di diventare oggetto di altri loschi affari ed ennesime clientele elettorali”.

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