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Comune di Benevento

Mancata approvazione del piano di riequilibrio al Comune, De Nigris: “Il documento della Corte dei Conti conferma superficialità dell’amministrazione”

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“E’ avvilente ciò che emerge dalla lettura delle 139 pagine con le quali la Corte dei conti regionale ha motivato la bocciatura del piano pluriennale di riequilibrio presentato dal Comune di Benevento. Il documento conferma la superficialità di amministratori, dirigenti e funzionari (di prima, seconda e terza scelta) che pur di compiacersi tra loro hanno evitato precipue responsabilità politiche ed istituzionali ed hanno presentato un documento definito dai giudici: incompleto, inattendibile e non veritiero”.

Lo denuncia in una nota il consigliere comunale di minoranza a Palazzo Mosti, Luigi De Nigris.

“Insomma, più che un giudizio, – aggiunge – una vera e propria sentenza. L’adesione alla procedura rappresentava un utile rimedio per le note difficoltà dell’ente a condizione, però, che “l’indagine sulla presenza dì oneri latenti” fosse “rigorosamente attuata e sottoposta a scrupolosi controlli sulla regolarità della gestione e sul puntuale procedere del percorso dì risanamento”.

Ciò non è avvenuto nonostante le molteplici osservazioni ed i continui suggerimenti che abbiamo fornito sull’argomento, sia con le pregiudiziali presentate in occasione delle discussioni consiliari, sia con specifiche interpellanze che spiegavano, nel dettaglio, perché il piano, così come predisposto, non poteva essere approvato. Oggi, queste ragioni, forse ritenute non meritevoli di attenzione perché provenienti da un avversario politico, si ritrovano tutte nell’odierno documento della Corte dei conti.

La cattiva gestione dei residui attivi e passivi e l’esistenza di passività non individuate ed inserite nel piano; l’irrisoria percentuale di riscossione delle risorse da recupero evasione e il continuo ricorso all’anticipazione di cassa; il disallineamento contabile debiti/crediti in relazione alle società partecipate, il mancato riconoscimento dei debiti fuori bilancio, sono tra le principali cause della bocciatura.

Un discorso a parte – continua l’esponente di SIL – merita il mancato riconoscimento dei debiti fuori bilancio. Si tratta, infatti, di una responsabilità imputabile direttamente ai vertici politici dell’Ente e di tanto ne dovranno rispondere personalmente. Questi, infatti, con supponenza, o forse per evitare il voto in aula, hanno deciso di rimandare il riconoscimento dei debiti all’esito positivo del Ministero e della Corte dei Conti.

Nulla di più sbagliato se non per suicidarsi politicamente e amministrativamente. Per i giudici la carenza di “un’attenta indagine sulla presenza dì oneri latenti non adeguatamente considerati dall’Ente, in modo da poterne stimare le ricadute negli anni di svolgimento della procedura di risanamento, è stata infatti considerata uno dei motivi ostativi all’approvazione del piano.

Nelle motivazioni – prosegue – emergono però altre sconcertanti responsabilità sulle quali riflettere. Infatti, più che il piano di riequilibrio, ad essere bocciata è stata la classe politica, tecnica ed amministrativa che governa la città per le seguenti osservazioni dei giudici contabili: “dagli atti è desumibile che l’ente abbia risposto solo parzialmente; l’ente ha fornito solo parte delle informazioni richieste nello schema istruttorio; l’ente non ha predisposto il piano secondo il prospetto delineato dalle linee guida indicate dalla sezione delle autonomie né a seguito di esplicita richiesta da parte della commissione ha dato riscontro in tali termini; si ribadisce che il comune si è limitato ad inviare per il tramite della nota 94101 del 2 dicembre 2013 (prot. cdc 4161 del 3 dicembre 2013) le singole note redatte dai diversi settori del comune; il modus operandi risulta elusivo del termine perentorio previsto dall’art. 243 bis, comma 5, del tuel, oltre il quale l’ente perde la disponibilità del piano; l’ente non dettaglia riscossioni ed accertamenti delle proprie entrate tributarie ed extratributarie, né fornisce informazioni sulla copertura negli esercizi pregressi dei servizi a domanda individuale, del servizio acquedotto e del servizio r.s. u.; si evidenzia la non esaustività delle indicazioni fornite in sede di istruttoria svolta dalla commissione, non avendo l’ente fornito un elenco dettagliato, analitico ed esaustivo; la sezione non può svolgere un esame relativo a misure non inizialmente contemplate dovendo valutare la congruenza ai fini del riequilibrio ex art. 243 quater, comma 3, tuel”.

I giudici hanno anche ribadito “che la commissione non è stata posta nelle condizioni di valutare le misure programmate dall’ente ai fini del riequilibrio; la mancata resa di dette indicazioni alla commissione, ha precluso, sul nascere, l’acquisizione di elementi utili ad orientare dette valutazioni, che si fondano anche sull’analisi del trend dei dati gestionali; consentire una simile operazione e valutarla in termini di legittimità consentirebbe un accesso al piano di riequilibrio in assenza di una rappresentazione veritiera delle passività e di un insieme di misure strutturali serie e sostenibili, con la conseguenza di fornire un facile escamotage agli enti locali, impedendo e/o dilazionando la formalizzazione del necessario dissesto”.

Il prossimo 22 luglio – conclude De Nigris – il Consiglio comunale dovrà approvare il Rendiconto d’esercizio 2013. Nel documento, come dimostreremo nei prossimi giorni, anche con la presentazione di alcune pregiudiziali alla delibera, saranno riportate le informazioni “contabili” già severamente censurate dalla Corte dei Conti regionale.

Chi garantirà al Consiglio comunale che le valutazioni espresse dai giudici contabili sono errate? Chi sarà così folle da credergli? Chi si renderà responsabile dell’approvazione di un ulteriore documento: incompleto, inattendibile e non veritiero? Non resta che aspettare il pomeriggio del 22 luglio. Forse!”

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