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CRONACA

Calabria, frode e riciclaggio: 32 arresti. Coinvolti anche 3 sanniti

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I finanzieri del Gruppo Tutela Economia del Nucleo PT di Reggio Calabria congiuntamente agli uomini del Compartimento della Polizia Postale e delle Comunicazioni per la Calabria, al termine di una complessa attività di indagine, coordinata dal Procuratore di Palmi, Giuseppe Creazzo e dal Sostituto Procuratore Giulia Masci, hanno scoperto un sofisticatissimo e imponente “sistema di riciclaggio” che si dipanava dalla Piana di Gioia Tauro alla Svizzera, passando per Roma, Milano, Benevento, l’Estonia, l’Olanda e Vanuatu, piccolo atollo del Pacifico nonché impenetrabile paradiso fiscale.

Alle prime luci dell’alba è stata data esecuzione all’ordinanza di Custodia cautelare emessa dal GIP presso il Tribunale Fulvio Accurso il quale, in totale accoglimento dell’istanza avanzata dalla Procura della Repubblica di Palmi, ha disposto la misura cautelare personale nei confronti di 32 persone, nonché il sequestro di 12 società per un valore complessivo di circa 31 milioni di Euro. I reati contestati a vario titolo sono associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio ed alla frode fiscale realizzata mediante l’emissione di false fatture.

Coinvoltii anche tre sanniti: il 43enne Giovanni Falco di Airola; la 41enne beneventana Rosaria De Nitto e il 53enne Cosimo Pastore.

L’OPERAZIONE – L’indagine, avviata parecchi mesi fa dalla Polizia Postale, ha richiesto, da subito, il necessario coinvolgimento della Guardia di Finanza. L’attività investigativa ha evidenziato come gli associati – attraverso numerose società “cartiera” appositamente costituite, ovvero acquisite ed intestate a prestanome ed aventi sede legale in Estonia, Svizzera, Roma, Reggio Calabria e Milano, mediante un consolidato sistema di false fatturazioni – hanno consentito ad imprese ubicate in parecchie altre province italiane di evadere le imposte sui redditi ed imposta sul valore aggiunto per oltre 53 milioni di euro.

Il denaro, frutto prevalentemente di evasione fiscale, veniva quindi trasferito su conti correnti esteri nella disponibilità degli imprenditori e dei professionisti coinvolti oppure, secondo le necessità, riportato in Italia in contanti.

Formidabile riscontro alle indagini è venuto dal sequestro di contante pari a 101mila euro in banconote da 50 eseguito, presso la stazione di Termini, nei confronti della segretaria di un imprenditore campano attivo nel commercio all’ingrosso di pneumatici.

Il denaro, frutto della vendita in nero delle gomme era diretto, già distinto in singole buste, ai professionisti romani. Da qui, sarebbe stato ulteriormente distribuito dai promotori dell’associazione ad ulteriori imprenditori disposti a ricorrere, per evadere, all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti emesse (per false sponsorizzazioni) da società romane attive nell’organizzazione di eventi motoristici. Il contante fornito dall’imprenditore campano serviva dunque per “restituire” il denaro bonificato alle società romane a fronte dell’emissione delle false fatturazioni.

A loro volta le società, a fronte di altre fatture false emesse da società estoni, risultate nella piena disponibilità di un avvocato italiano residente in Svizzera, trasferivano somme di denaro su conti correnti accesi nella Repubblica Baltica. Da qui, il denaro veniva trasferito in Olanda quale pagamento di forniture di pneumatici rivolte all’imprenditore campano il quale, quindi, poteva disporre di ingentissime quantità di pneumatici da rivendere sull’intero territorio nazionale in totale evasione d’imposta.

In altre occasioni, il denaro veniva trasferito, sempre a fronte di false fatturazioni, su conti correnti accesi presso istituti di credito elvetici da quali poi veniva prelevato in contanti e ritrasferito fisicamente in Italia mediante la tradizionale tecnica degli “spalloni”.

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