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Provincia di Benevento

Al Museo Arcos di Benevento la mostra “Ombre” del pittore Armando De Stefano

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Le sale del Museo ARCOS di Benevento nei Sotterranei di via Borgia – angolo Corso Garibaldi si apprestano ad ospitare la mostra “Ombre” del pittore Armando De Stefano.

Promossa dalla Provincia di Benevento, cui appartiene l’Istituto culturale, la mostra realizzata in cooperazione con la locale Camera di Commercio, è curata da Mario Franco, Ferdinando Creta con Giancristiano Desiderio.

“Ombre” si inaugura giovedì 12 giugno, alle ore 17.30, alla presenza del commissario straordinario della Provincia, prof. Aniello Cimitile.

L’esposizione è un omaggio ad un’opera dello scrittore sudamericano Jorge Luis Borges che il maestro De Stefano, uno dei più celebrati artisti italiani, ha incontrato nella sua poesia.

De Stefano è legato alla sua Napoli e alla sua storia come Borges è legato a Buenos Aires. Entrambi partono da questi legami per superare ogni contingenza geografica e vivere la poesia e la pittura come una dimensione spirituale, un momento originario, lo spazio in cui esplorare forme e processi di luoghi mitici, la dimensione a cui attingere per dare forma ad un immaginario fantastico.

Così l’incontro diviene una Milonga (che in spagnolo significa “festa”), ricca di colori e di forme, di ispirazione e realizzazione. De Stefano non si accontenta di rileggere Borges o di illustrarne i versi. Ne vive intensamente le atmosfere poetiche e le traduce nel suo inconfondibile stile pittorico. Il risultato è una serie di quadri di grande ed energica vitalità, di profonda umanità e poesia.

Armando De Stefano, nato a Napoli nel 1926, studia al Liceo Artistico e alla Facoltà di Architettura, che abbandona per frequentare l’Accademia di Belle Arti. Nel 1947 con sei pittori napoletani organizza il “Gruppo Sud”. Dal 1950 al 1992 insegna all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Partecipa alla Biennale di Venezia dal 1950 al 1956 e nel 1961 è presente nel Padiglione italiano della Biennale di Venezia e alla rassegna internazionale di Madrid. E’ presente alla Quadriennale d’arte di Roma nel 1951, nel 1955, 1960 e nel 1986.

Espone inoltre in numerose rassegne nazionali ed internazionali. A partire dalla metà degli anni Cinquanta appare, accanto all’antico interesse per un contenuto storico-civile, una figurazione più esplicita che lo porta a rileggere l’arte del Seicento napoletano. Un linguaggio che emerge nella lunga serie dei “cicli” dedicati a Marat (1967-1968), Masaniello (1970- 1975), Odette e il jolly (1973-1977), il ciclo presentato con un saggio di Giovanni Testori, pubblicato nel 1977 in occasione della personale alla Galleria Jolas di Madrid e “32” di Milano, dove aveva esposto nel 1974 e dove tornerà a esporre nel 1981, 1983, 1985. Degli anni Ottanta è il ciclo del Mercato dei miti.

Affiora un nuovo modo, più diretto, di porsi di fronte al quotidiano che si fa ancora più scoperto nel successivo delle Maschere. Nel 1984 l’Accademia Pontano di Napoli organizza una personale con il patrocinio del Ministero dei Beni Culturali, in collaborazione con l’Assessorato alla Pubblica Istruzione della Regione Campania e della Galleria “32” di Milano, che lo inviterà l’anno seguente ad Arco “85” a Madrid. Nel 1989 presenta la Rivoluzione Napoletana del 1799 al Palazzo Serra di Cassano e a Palazzo Reale di Napoli, dove nel 1977 presenterà il ciclo l’Eden degli esclusi, che condensa il significato di tutta la sua opera: nani, barboni, zingari, vecchi, omosessuali, emarginati a cui è negata ogni possibilità di comunicazione sociale.

Non diversamente dagli antieroi dei cicli precedenti, gli “esclusi” rappresentano le vittime del potere. Nel 2002 presenta al Palazzo Reale di Napoli l’ultimo ciclo, Dafne, che in realtà è una denuncia del trasformismo politico attuale. Nello stesso anno è presente nella Rassegna Mediterranea, oggi esposizione permanente nella splendida cornice di Palazzo d’Avalos a Vasto, in Abruzzo.

Nel 2009 presenta una antologica al PAN (Na), nel 2011 al museo del MADRE (Na) una raccolta di opere dal titolo L’urlo del Sud, riproposta nel 2012 nella chiesa di San Francesco in Autoritratto, 1956 Sant’Agata dei Goti.

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