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“FREEZE”
Sulla soglia del movimento. Sulla soglia del silenzio. Sulla soglia del respiro di ogni nostra quotidianità, di parole cadute nel vuoto. Superare la livida soglia di un neon sfarfallante, fischiettando un motivetto insulso e orecchiabile. Suicidio delle idee prima che della carne: un condominio della carne litigioso e sgangherato.Ascolta la lettura dell'articolo
Sulla soglia del movimento. Sulla soglia del silenzio. Sulla soglia del respiro di ogni nostra quotidianità, di parole cadute nel vuoto. Superare la livida soglia di un neon sfarfallante, fischiettando un motivetto insulso e orecchiabile. Suicidio delle idee prima che della carne: un condominio della carne litigioso e sgangherato.
L’inquietudine attraversa in un respiro tutta l’azione e impone nel pieno del movimento il suo arresto immediato: FREEZE.
Ultimo lavoro della regista e performer Cinzia Pietribiasi dove prosa, installazione visiva, danza e corpo sonoro s’incontrano e si scontrano, senza prevaricare, senza porsi l’esigenza di nette separazioni codificate tra i generi.
Sottile interpretazione di alcune opere di Ronald D. Laing, maestro riconosciuto dell’antipsichiatria, FREEZE colpisce per nitidezza di linguaggio e dissezione psicologica.
Una porta nera retro illuminata, installazione artistica vera e propria, si staglia tra i performer. Protagonista muta e conturbante della scena, frantuma e ricompone il tempo della narrazione.
I tre performer lavorano con sottile, macabra, ineludibile ironia. Genuflessioni, incerti inginocchiatoi, sorsi di spumanti scadenti: tutto diventa rito, ma lezioso, artificioso, falso. Un brindisi impasticcato, sottoproletario più che pop.
Lui, Lei e L’altro: nessun compromesso. Lottare, affogare piuttosto, sbattere a terra e distruggere, frantumare tutto piuttosto. Minimo comune denominatore sotterraneo e vitale: non credere a quelli che dicono che stanno cercando di aiutarci. E allora, cosa resta? Una menzogna della storia, un balbettio dei sogni e delle ideologie, un frullato di luoghi comuni buono per ogni occasione. Peccato per la lotta di classe, e così sia!
E allora cosa fare, si sarebbe detto? Nulla, oppure tutto e in un fiato, una capriola e un tuffo nello stesso istante, nella stessa goccia d’oceano. Trovare il nostro gioco nudi sfiorando la luce di un atlante.