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CULTURA

CIVES: per Carlo Borgomeo nel Sud bisogna riscoprire lo sviluppo autopropulsivo

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Si è svolto ieri 22 Novembre il secondo appuntamento della VII edizione di “CIVES – Laboratorio di Formazione al Bene Comune”: un incontro importante, con la partecipazione di Giuseppe De Lucia (Presidente diocesano dell’Azione Cattolica di Benevento) e del dott. Carlo Borgomeo (Presidente della Fondazione con il Sud).

”Il tema Dentro la marginalità del territorio Mezzogiorno – ha affermato Ettore Rossi, direttore dell’Ufficio per i Problemi Sociali e il Lavoro della Diocesi di Benevento, nell’introdurre l’incontro – ci sta molto a cuore poiché investe direttamente i luoghi che abitiamo. Ai problemi che evidentemente hanno i nostri territori proviamo ad affiancare, insieme ai nostri ospiti, un altro punto di partenza: la coesione sociale e la qualità delle relazioni, come premesse allo sviluppo.”

“La nostra associazione – ha esordito De Lucia – si propone di vivere in pieno i nostri territori poiché ha come obiettivo quello di una formazione che parta dal quotidiano, dalla vita concreta delle persone. Attualmente riscontriamo una frammentazione riguardo l’aspetto educativo, dovuta soprattutto ad un relativismo, che investe anche gli stili di vita, accompagnato da uno spaventoso crollo di ogni certezza. Di fronte a questo non è semplice tentare una proposta che sia organica, ma che certamente non può essere univoca.”

De Lucia si è poi soffermato su alcune iniziative e l’impegno, proposto dall’Azione Cattolica, per un’attenzione maggiore rivolta al Bene Comune e alle sinergie con altri soggetti territoriali: “Ad esempio, con il concorso rivolto ai ragazzi Voglio Bene al mio comune abbiamo posto l’attenzione verso un Bene Comune che non sia solo teorico, ma allo stesso tempo accompagnato da strategie che concorrano alla sua concretizzazione. Qualche risposta, seppur piccola, è stata data, come la riqualifica di alcune aree verdi adibite precedentemente a discarica. Il nostro impegno è dunque quello di testimoniare il Vangelo avendo particolare cura delle relazioni, il che è fondamentale per veicolare una condivisione che renda più incisiva ogni proposta”.

Successivamente è seguita la lucidissima e appassionata analisi del dott. Borgomeo, personalità da sempre impegnata in modo concreto sulle tematiche del nostro Mezzogiorno: ”Oggi ogni opinione sul Sud sembra ormai logora. La domanda è come sia possibile che dopo più di sessant’anni l’operazione di riequilibrio nazionale non abbia funzionato. Secondo alcuni la colpa è da imputare ad una classe dirigente incapace. Secondo altri è stato progettato una sorta di disegno nazionale per il quale il Nord del Paese avrebbe dovuto correre e il suo Sud no. Secondo altri ancora il tutto è frutto della nostra mentalità meridionale. Io sostengo, invece, che quel tentativo di riequilibrio è fallito poiché è venuta meno una strategia politica degna di questo nome: per il Sud non c’è stata una scelta politica forte, un obiettivo trainante”.

Attraverso un rapido excursus sulle scelte politiche del nostro dopoguerra, Borgomeo ha individuato nel tentativo di un’industrializzazione violenta, a prescindere dai contesti territoriali, la causa principale del nostro mancato sviluppo:” Questo ha generato una serie di contraddizioni che purtroppo paghiamo ancora oggi: le fabbriche capital intensive, il mancato sviluppo di una cultura imprenditoriale, la mancanza di proposte alternative, una cultura del divario, in virtù della quale il parametro di misura è fondato sul pareggiamento dei conti con il Nord italiano, e la convinzione che il sostegno economico conduce automaticamente allo sviluppo.”

Come sostiene anche nel suo ultimo libro “L’equivoco del Sud”, Borgomeo focalizza nella valorizzazione del capitale sociale (e non solo) un punto dal quale ripartire e mettere in moto il processo dello sviluppo: “Noi siamo tutti convinti che lo sforzo di fare comunità, le relazioni sociali positive, siano cose importanti ma possibili solo quando siamo ricchi. Io dico il contrario. Se prendiamo la valorizzazione del capitale sociale e umano come parametro penso che, ad esempio, il vostro territorio di Benevento offrirà maggiori e più consistenti opportunità rispetto alla mia Napoli.

Anche in virtù di questo ragionamento, dobbiamo avere uno scatto culturale per il quale gli ultimi non li dobbiamo consolare in attesa di tempi migliori: lo sviluppo passa soprattutto per loro. Se, insieme a tutto questo, aumentassimo il nostro livello di responsabilità, riusciremmo infine molto meglio a richiamare quella degli altri.”

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