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Valle Caudina

Luzzano di Moiano: al via la IV edizione del Memorial “Nicola Amoriello”

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Si è tenuta l’apertura della manifestazione sportiva della IV° edizione del Memorial “Nicola Amoriello” per ricordare il compianto amico luzzanese. Dopo un breve messaggio di apertura, che successivamente verrà riportato integralmente, sono intervenuti alla cerimonia il Parroco Don Michele Oropallo, la Sig.ra Guja Conti, consigliere AIRC Campania, il calciatore della Ternana Calcio S.p.A. Biagio Meccariello, la Famiglia e gli Amici di Nicola.

L’emozione è stata tanta, immutata come le scorse edizioni, ed è sembrato che il tempo si fosse fermato alla prima edizione. Hanno dato inizio alla competizione sportiva le squadre dei Giovanissimi, Azzurri contro Blu, il risultato finale ha visto trionfare gli azzurri con il risultato di 10-0. A seguire l’incontro della categoria Over, Vecchi Senza Gloria-All Boys, partita equilibrata fino a 3/4 di gara, poi i VSG hanno avuto la meglio ed hanno chiuso la contesa con il risultato di 11-6, mattatore del match Giorgio Maione di Airola con ben 8 segnature.

Risultato sorprendente nell’incontro di apertura del Torneo Femminile: la squadra I Cavalli ha battuto con un netto 2-0 le quotate Free Lovers.

Questo il messaggio degli Amici di Nicola, organizzatori dell’evento:

“Quest’anno l’organizzazione del torneo è stata più difficile degli altri anni, poiché tutti sappiamo il periodo che stiamo attraversando non è dei migliori sotto diversi aspetti, ma comunque siamo ancora una volta riusciti a dar vita a questa manifestazione di amicizia e di sport.

Il tempo in cui viviamo ci offre poche soluzioni e complicate alternative, ma una cosa è certa l’organizzazione di questo torneo rende più agevole e libero lo spirito di noi giovani (e non solo), che si aprono alla speranza di un futuro migliore anche per coloro che non hanno le nostre stesse possibilità e facoltà. Anche quest’anno diamo l’occasione a tutti di vivere delle ore diverse, di divertimento e dello stare insieme, cercando attraverso il gioco del calcio di esprimere le nostre più sincere emozioni.

Sì è vero, giochiamo per divertirci, ma soprattutto per insegnare ai più piccoli che si affacciano a nuove esperienza di vita, nuovi valori quali la dignità, il rispetto, l’amicizia e soprattutto la solidarietà. Dovrà essere l’impegno di noi più grandi, atleti e non, nel corso della manifestazione di insegnare questi valori in modo che i più giovani possono crescere e costruire un ambiente sano di vita e di vere relazioni, in altri termini questo torneo deve trasmettere ai giovani diversi aspetti del vivere comune considerando le varie situazioni e vicende della vita.

Non è la vittoria a rendere nobili voi atleti perché la stessa non è altro che un aspetto del gioco così come la sconfitta, non è importante essere primi, secondi o ultimi, l’importante ed essere parte di questo contesto sportivo nel quale bisogna apportare qualsivoglia condotta positiva in modo da creare nuovi rapporti di amicizia con persone nuove che si incontrano sul rettangolo di gioco.

Ognuno di noi fa parte di questo contesto ed è tenuto a fare diverse esperienze di vita, vita nel corso della quale non incontriamo soltanto gioia e divertimento ma dobbiamo fare i conti con diverse forme di fragilità come: il disagio, la debolezza, la paura, il malessere, la vulnerabilità, l’incapacità, la povertà, l’estraneità e molte altre ancora.

Ma a pensarci bene ogni forma di fragilità ha il suo riflesso ed è simbolo di tante altre, quali l’egoismo, l’invidia, la gelosia, la provocazione a riflettere, a coinvolgerci, ad uscire dalle nostre illusioni, a testimoniare, a guardare in faccia esperienze che vorremmo lontano da noi, altre dalle nostre, che ameremmo non incontrare e non vedere, ma che spesso sono dentro alla nostra psiche, sulla stessa strada, nella casa in cui viviamo o abitano dietro la porta accanto.

Ci sentiamo particolarmente fragili e incapaci di reagire e di agire quanto qualcuno di noi “l’amico della porta accanto” è toccato dalla malattia, dal dolore, dalla sofferenza e soprattutto dalla solitudine o meglio dire dalla indifferenza. E’ proprio nei momenti di particolare fragilità “diretta” e “non riflessa” che le persone in difficoltà avrebbero bisogno di un “rete” di protezione e di solidarietà che non sempre può risolvere il proprio dolore e il proprio disagio provocato dalla malattia, ma può renderla almeno più umana e sopportabile, attraverso l’aiuto concreto di compagni di “viaggio” che accettano di fare insieme un pezzo di strada insieme.

Solo facendo queste esperienze riusciamo a far cadere le nostre illusioni, le nostre finzioni, le nostre maschere di odio e di egoismo, le nostre difese, in modo che siamo chiamati a guardare in faccia al limite che è proprio della nostra umana identità. La fragilità del malato, dell’indigente, del disabile è il limite della nostra grandezza, del nostro egoismo, delle nostre illusioni del vivere sempre nel modo più agevole e comodo possibile.

Oggi facciamo l’invito ai giovani a tutte le persone presenti ad interrogarsi sul significato della fragilità umana, specialmente quando è la loro stessa fragilità che si fonda sul senso dell’esistenza umana, è a riscoprire un nuovo senso dell’essenza della vita che non è solo fragilità “diretta” o “riflessa” ma è aiuto, comprensione, condivisione, amicizia, amore e sopratutto solidarietà.

Questa è la finalità primaria dell’organizzazione di questo torneo e cioè la solidarietà, intesa come una “valigia” preparata da più persone per affrontare un unico viaggio prenotato da una sola persona e fare in modo che non senta più il “peso” della sua valigia”.

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