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AMBIENTE

Progetto regionale di risanamento dei fiumi, le preoccupazioni del Comitato di Tutela del fiume Calore

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Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa del Comitato Tutela Fiume Calore. “Con il sequestro di sedici impianti di depurazione in altrettanti Comuni della Provincia di Avellino e 29 indagati tra sindaci, gestori e vertici dell’Alto Calore la Procura di Avellino ha concluso l’inchiesta sull’inquinamento dei fiumi Sabato e Calore denominata “Onda Nera”; questo risultato forse poteva essere evitato se i sindaci avessero avuto maggiore sensibilità e attenzione anche verso le iniziative che questo Comitato ha posto in essere con la sua battaglia a difesa e tutela del fiume.

Questa situazione ormai fa parte del passato! Vediamo se almeno per il futuro questo comitato riuscirà a sensibilizzare i sindaci, le imprese, i sindacati e tutte le altre associazioni che si battono per la tutela dell’ambiente e, soprattutto, per una efficace e totale depurazione delle acque reflue.

Ebbene la nostra attenzione in questi giorni è focalizzata sulla Regione Campania e sull’ARCADIS (Agenzia Regionale Campana per la Difesa del Suolo) relativamente al Grande Progetto “Risanamento ambientale dei corpi idrici superficiali delle aree interne” finanziato con i fondi POR FESR 2007/2013 – ASSE I – OB.OP.1.4 – per un importo di 100 milioni di Euro.

In sintesi che cosa è successo. La Regione Campania con la Delibera della G.R 338 del 10/07/2012 ha approvato un Protocollo di Intesa mediante il quale ha affidato all’ARCADIS l’attuazione del predetto Grande Progetto in tutte le sue fasi (Progettazione, espropri, gara d’appalto, esecuzione e direzione dei lavori). Successivamente con Decreto Dirigenziale N.17 del 21/02/2013 il Grande Progetto è stato ammesso a finanziamento secondo il quadro economico ivi contenuto.

L’ARCADIS in definitiva, essendo l’unica beneficiaria per l’attuazione del progetto, dopo la fase progettuale e gli espropri, procederà all’affidamento dei lavori con appalto unico di 75 milioni di euro (l’aggiudicataria sarà sicuramente una grande Impresa) e, se non ci saranno i soliti intoppi, consegnerà le opere ultimate.
Sorvolando sul fatto che la Regione Campania può intervenire su un territorio comunale solo su autorizzazione del comune stesso, le domande che noi ci poniamo esclusivamente per la funzionalità e l’efficacia degli impianti di depurazione sono le seguenti:

1. perchè la Regione Campania non si è posto il problema della gestione degli impianti, di chi l’assumerà e dei relativi costi?
2. perchè non sono stati già impegnati i costi di gestione?
3. l’impresa appaltatrice, non avendo nessun vincolo sulla gestione degli impianti, eseguirà le opere in maniera tale da abbattere i costi di gestione a vantaggio di un completo ciclo di depurazione?
4. perché la Regione Campania non ha preventivamente effettuato una indagine conoscitiva presso i comuni per accertare se essi avevano già progetti esecutivi cantierabili che potevano attuare autonomamente?
5. come mai la Regione Campania non ha preferito come soggetti attuatori i singoli comuni e/o i bacini comprensoriali i quali avrebbero sicuramente affidato alle imprese locali sia l’esecuzione che la gestione degli impianti? In tal modo la Regione Campania avrebbe rispettato anche l’art. 13 della legge 180/2011 (Legge Monti) il quale prescrive il coinvolgimento nella realizzazione di grandi infrastrutture delle imprese residenti nei territori in cui sono localizzati gli investimenti con particolare attenzione alle micro, piccole e medie imprese.

Per avere tutte le risposte alle nostre domande e, soprattutto, per evitare che, una volta realizzate opere così importanti per il risanamento di corpi idrici in agonia, le stesse rimangono inutilizzate con l’unico vero risultato del solito spreco di enormi quantità di denaro pubblico.”

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