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POLITICA

Riordino province, l’economista Ruscello cita Brecht: “Ci sarà pure un giudice a Berlino”

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Riceviamo e pubblichiamo l’intervento dell’economista sannita Luigi Ruscello in merito al riordino delle province, deciso dal decreto legge n.95 del 2012.

“Ci sarà pure un giudice a Berlino” è una abusata citazione brechtiana che tuttavia ben si adatta al cosiddetto “riordino” delle Province. Due sono le norme che avrebbero dovuto essere alla base del decreto 95/2012:
– ‘art. 133, comma 1, della Costituzione prevede che ‟il mutamento delle circoscrizioni provinciali e la istituzione di nuove Provincie nell’ambito d’una Regione sono stabiliti con leggi della Repubblica, su iniziativa dei Comuni, sentita la stessa Regione”.
– ‘art. 21, comma 3, lettera d) del TUEL contiene norme sulla revisione delle circoscrizioni provinciali: l’iniziativa dei comuni, di cui all’articolo 133 della Costituzione, deve conseguire l’adesione della maggioranza dei comuni dell’area interessata, che rappresentino, comunque, la maggioranza della popolazione complessiva dell’area stessa, con delibera assunta a maggioranza assoluta dei consiglieri assegnati.

Tuttavia, al di là del mancato rispetto delle citate norme, che anche gli ignoranti di diritto possono rilevare, si pongono questioni temporali molto significative. Già la delibera del Consiglio dei Ministri, adottata il 20 e pubblicata il 24 luglio, è risultata in ritardo rispetto ai termini previsti e ciò pone sicuramente una questione di ordine giuridico sulla sua validità. Ma ancor più grave è il fatto che il termine dell’ultima fase, adozione del provvedimento di riordino mediante un atto legislativo di iniziativa governativa, è parametrata sulla data di entrata in vigore della legge di conversione: entro 60 giorni da tale data dovrà essere emanato il provvedimento in questione.

Ora, il Governo, non ha avuto nemmeno l’accortezza di procrastinare la pubblicazione della legge di conversione. Cosicchè, essendo essa avvenuta il 14 agosto, il termine per l’adozione dell’atto del Governo verrà a scadere prima di quello relativo alla presentazione dei piani di riordino, previsto per il 25 ottobre. Come si procederà se le Regioni invieranno i piani dopo lo spirare dei 60 giorni?

Si attenderà l’arrivo dei piani, ancorché successivo, riproponendo così la medesima questione giuridica sul ritardo nell’adozione della delibera sui criteri, oppure si adotterà quanto previsto dal secondo periodo del comma 4? In quest’ultimo caso il provvedimento legislativo sarà assunto previo parere della Conferenza unificata (sede congiunta della Conferenza Stato-Regioni e della Conferenza Stato-Città ed autonomie locali), che si esprime entro dieci giorni esclusivamente in relazione al riordino province ubicate nei territori delle regioni che non hanno inviato il piano.

Ma questi benedetti piani come dovranno essere redatti? Saranno piani di vero riordino o di mero accorpamento? Potranno aggregarsi spezzoni di Province contigue (singoli Comuni o gruppi) in modo da far rientrare una o più Province nei criteri del 20 luglio o le Province non rientranti in detti criteri dovranno accorparsi per intero tra loro, come ad esempio in Toscana, o con altre che invece sopravvivono, sempre nella loro intierezza, come Benevento con Avellino o Caserta (l’accorpamento con Napoli, pur confinandoci, non è possibile per esplicito divieto di accorpare Province a quelle destinate a divenire Città metropolitane)?

La modifica del primo comma dell’articolo 17 nella nuova espressione: “tutte le province delle regioni a statuto ordinario esistenti alla data di entrata in vigore del presente decreto sono oggetto di riordino”, e la sostituzione delle espressioni soppressione, accorpamento e riduzione, ovunque ricorrenti nel medesimo articolo 17, con riordino, hanno un senso solo se è valida l’interpretazione che possono aggregarsi anche spezzoni di Province.

Tuttavia, in una nota del Dipartimento delle Riforme Istituzionali, si legge che, con riferimento alle Province che non possiedono i requisiti minimi, i CAL e le Regioni possono senz’altro dare seguito ad eventuali iniziative comunali già formalizzate alla data del 24 luglio 2012 volte a modificare le circoscrizioni provinciali, restando fermo che tali iniziative non hanno l’effetto di far ottenere ne perdere alle suddette province i requisiti minimi di dimensione territoriale e demografica prescritti. Mi chiedo e chiedo: quale valore giuridico ha una nota di un dipartimento ministeriale?

Rebus sic stantibus, ancorché immodestamente, mi sento di suggerire ai componenti del secondo tavolo interistituzionale, che si terrà il 3 settembre, di seguire l’unica strada percorribile, ossia quella della ricerca di un giudice che ponga fine allo scempio del diritto che si sta perpetrando in Italia ad opera di un Governo che tutto è fuorché tecnico”.

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