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ECONOMIA

Caldo e siccità. In Campania a rischio la produzione di castagne

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A rischio la produzione di castagne in Campania a causa del caldo e della siccità.

A lanciare l’allarme l’Associazione Castanicoltori campani che, con una lettera indirizzata al Ministro delle Politiche agricole, al presidente della Regione Campania e agli assessorati competenti della Regione e delle Province in cui si pratica la coltivazione del castagno, ha chiesto la dichiarazione dello stato di calamità naturale “per consentire – spiegano – l’attuazione di norme per sostenere gli operatori del settore attraverso adeguate forme di sostegno economico”.

“Il caldo e la siccità – rende noto l’Associazione – stanno provocando danni incalcolabili in molte filiere agricole e, in particolare, la produzione castanicola sta subendo danni enormi che si vanno ad aggiungere a quelli già causati dall’emergenza fitosanitaria provocata dalla diffusione del Cinipide galligeno del castagno”. Secondo i castanicoltori campani, la nuova ondata di caldo e la conseguente assenza di piogge potrebbero dare “il colpo di grazia” all’annata agraria in corso.

Secondo i dati forniti, i danni alla filiera ammontano all’80 per cento della raccolta e le aree maggiormente colpite sono i comuni castanicoli della provincia di Caserta, Avellino, Benevento e Salerno.

“Gli effetti del calo produttivo – denuncia l’Associazione presieduta da Davide Della Porta – stanno mettendo in ginocchio l’intera filiera che riveste un’importanza economica, sociale, ambientale e idrogeologica in vaste aree delle zone interne dell’Appennino centro meridionale che – dicono – rischia di innescare un pericolosissimo processo di abbandono di vaste aree pedemontane con conseguenze gravissime”.

Dai dati Fao del 2005, emerge che l’Italia è tra i maggiori produttori di castagne con una produzione annua di circa 80mila tonnellate, riuscendo a coprire più del 15 per cento della produzione mondiale.

In questa fotografia, la Campania produce il 55 per cento delle castagne italiane con circa 300mila quintali l’anno, seguita da Calabria (12 per cento), Lazio (11 per cento), Piemonte (9 per cento) e Toscana (7 per cento).
Dai dati dell’Associazione, inoltre, emerge che sul territorio regionale operano oltre 13mila aziende castanicole.

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