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A Sant’Arcangelo Trimonte rifiuti industriali nella discarica

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Rifiuti industriali sono stati sversati nella discarica di Sant’Arcangelo Trimonte? La prova sembra essere nell’analisi dei piezometri della discarica, che registrano sforamenti di benzene addirittura allarmanti. E non in un solo pozzo spia. E’ quanto emerge dallo studio sullo stato di salute della discarica di Sant’Arcangelo Trimonte, presentato dal chimico Oronzo Barbati Minischetti, in occasione del convegno “Aumento esponenziale dei Tumori nel Sannio …Quali le cause?”, organizzato dal Codisam a Paduli.
 

Analisi – Comparando le analisi di 14 pozzi spia, commissionate in questi anni dalla Daneco, gestore dell’impiato, e poi inviate alle istituzioni ed agli enti preposti al controllo ambientale, si sono registrati sforamenti del benzene, rispetto ai limiti del decreto 152/2006, in particolare nei pozzi a valle della discarica. In alcuni casi, come nel pozzo 5, i dati sono allarmanti: superato di nove volte il limite imposto di legge. Nel Pozzo 8, dal 12 agosto 2011 al novembre dello stesso anno, ancora frequenti presenze di benzene.

“Non sono splafonamenti costanti”, ha sottolineato il chimico Barbati Minischetti, “ma vanno da un minimo a un massimo, come un’altalena. Il benzene prima c’è, poi sparisce, poi ricompare”.
 

Sostanze tossiche – Ma il benzene non è l’unica sostanza “anomala” che ritroviamo nella discarica. Dallo studio delle analisi in alcuni pozzi emergono sforamenti anche di idrocarburi policiclici aromatici. Particolare la situazione del pozzo 3 bis dove si è registrato un unico sforamento solo nel 2009. Registrato inoltre il superamento dei limiti, in un unico caso, di cloroformio; in maniera altalenante, di alluminio; e di cromo, quest’ultimo ritrovato nel pozzo 7 insieme al benzene appena sei mesi fa, il 24 novembre 2011.
 

Il Benzene, impiegato come antidetonante nelle benzine e usato nell’industria della gomma, della plastica, delle vernici e petrolchimica, è uno dei più temibili cancerogeni, in particolare, come ha confermato anche il dott. Franco Parente esperto in malattie della nutrizione presso Nuova clinica S. Rita Benevento, è una delle principali cause dell’insorgenza delle leucemie. Oltre il benzene, tra i principali cancerogeni ci sono le temibili diossine, prodotte dalla combustione dei rifiuti, della plastica e dei pneumatici.
 

Rifiuti e tumori – Durante il convegno si è fatta chiarezza sulla correlazione rifiuti tossici – incremento dei tumori. Per il prof. Giovanni Pietro Ianniello, Direttore reparto oncologia presso Azienda ospedaliera S. Anna e S. Sebastiano Caserta, già responsabile di oncologia anche al Rummo e all’Asl di Benevento, la correlazione è palese. In alcune zone del casertano dove accertato è ormai lo sversamento di rifiuti tossici, le patologie tumorali sono incrementate, soprattutto nei più giovani. Non solo tumori, ma anche malattie come l’autismo, si stanno registrando nelle zone del casertano, in particolare a Casal di Principe
 

Sannio e veleni – Un problema, che sempre di più coinvolge anche il Sannio, non più isola felice, ma “terra di veleni”. Anche le verdi campagne dell’entroterra campano sono state sedi di sversamenti di rifiuti tossici, come accertato anche da numerose inchieste. Billy Nuzzolillo, giornalista di Sanniopress, ha ricordato gli sversamenti di fanghi tossici nelle campagne di Ceppaloni, al centro del processo nato dall’operazione denominata ‘Chernobyl’, e ancora gli sversamenti di rifiuti industriali a Morcone o a Cerreto Sannita, resi noti a seguito delle dichiarazioni dei pentiti della camorra.
 

Rifiuti industriali senza discariche – Oltre ale inchieste della magistratura, la questione della gestione dei rifiuti industriali e della loro possibile presenza nelle discariche, che dovrebbero ospitare solo rifiuti urbani, è stata spiegata bene dal prof. Antonio Marfella, tossicologo-oncologo all’Istituto Tumori Pascale di Napoli e membro del direttivo ISDE Napoli, attraverso una semplice considerazione: “la Regione Campania smaltisce 4milioni di rifiuti industriali senza avere discariche per rifiuti speciali. Il Veneto ha 68 discariche per rifiuti industriali, la Lombardia 43, la Campania zero. Inoltre la Campania importa il 60% dei pneumatici italiani, che vengono bruciati. Così può succedere che a Sant’Arcangelo mi ritrovo gli idrocarburi delle ceneri dei pmneumatici bruciati.” Proprio questa necessità di smaltimento dei rifiuti industriali, è per Marfella, uno dei motivi per cui in Campania le discariche sono sovradimensionate. In Lombardia uno sversatoio è in media capiente per 330mila tonnellate di rifiuti. Sant’Arcangelo Trimonte invece è stato progettato per accoglierne 900mila.
 

Rifiuti ed evasione – Ma lo smaltimento illegale dei rifiuti industriali è soprattutto una questione di business. “Se il rifiuto tossico lo smaltisco nelle discariche di rifiuti urbani – continua Marfella – non pago io azienda, ma pagano tutti i cittadini con la Tarsu.” Un discorso che si lega anche all’evasione e al lavoro nero: “Se produco, esempio, scarpe utilizzando il lavoro nero, non posso smaltire le vernici in modo legale, perchè si scoprirebbe l’evasione, attraverso la comparazione tra scarpe realizzate e rifiuti prodotti.”
 

SISTRI- Dai rapporti sulle ecomafie emerge che si perdono le tracce di 30 milioni l’anno di rifiuti tossici, una cifra pari a circa l’intera produzione di rifiuti urbani. Ci sarebbe un modo per evitare tutto questo sommerso di rifiuti pericolosi: si chiama SISTRI ed è costato ai cittadini italiani 150 milioni di euro. Al momento è fermo, bloccato dalla Finanziaria di agosto. Così non esiste nessun controllo sullo smaltimento dei rifiuti industriali, che comunque in qualche parte dovranno finire. Non solo nelle discariche, ma anche negli inceneritori, o meglio nell’inceneritore di Acerra, dove vengono, per il medico del Pascale, smaltiti i rifiuti industriali. “Il Nord non vuole smaltire la nostra monnezza negli inceneritori perchè si rompono”, spiega Marfella, “Acerra si blocca per le schifezze che ci sono nel materiale bruciato. Se nel forno metto un acido, si buca. Ecco perchè ad Acerra hanno costruito il forno in una lega di titanio fortissima, per bruciare tutto.”
 

Asl attacca l’Arpac –“Non ci preoccupano le discariche normali, ma quella di Sant’Arcangelo non lo è”, ha dichiarato Dott. Tommaso Zerella, Direttore Dipartimento Igiene e Profilassi ASL BN 1, certamente non confortato dallo stato di salute della discarica delineato dalla comparazione delle analisi. “Alla Asl è stato tolto tutto, ci hanno relegato al compito di sorveglianza, ma il nostro compito deve essere la prevenzione. Mentre il carrozzone politico dell’Arpac si riempiva di dipendenti, noi non potevamo assumere.”
 

Contro la passività dell’Arpac, si è schierato anche il Sindaco di Fragneto Monforte. “Vogliamo sapere cosa c’è sotto il sito di stoccaggio di ecoballe di Casalduni”, ha tuonato il dott. Caputo, “qui ci si ammala di leucemia e carcinomi all’esofago, ma mai l’Arpac ha fatto prelievi per monitorare la situazione”.
 

Proposte – Dal convegno sono emerse anche proposte fattive. Nascerà su iniziativa del dott. Ianniello anche a Benevento una sezione dell’ISDE, l’associazione medici per l’ambiente, aperta alla partecipazione di tutti, non solo di esperti nel campo medico.

Da Ottobre poi, finalmente dovrebbe partire nel Sannio un registro tumori dell’Asl.

Intanto la questione dello smaltimento dei rifiuti industriali non si ferma alle aziende o alle fabbriche. Ma c’è un rifiuto, sulle cui modalità di smaltimento, sono implicati poteri forti: quello delle scorie radioattive. Qualcuno, intanto, ipotizza che gli scavi petroliferi, buche profonde nel ventre della terra, potrebbero trasfrormarsi in dimora di rifiuti dell’energia nucleare.
 

Erika Farese

 

 

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