ECONOMIA
Focus Confindustria sul Mezzogiorno: Benevento al 100° posto per indice di sviluppo
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Benevento agli ultimi posti della graduatoria nazionale per indice di sviluppo. Peggio del capoluogo sannita soltanto le città di Foggia, Caltanissetta, Agrigento, Caserta, Crotone, Vibo Valentia ed Enna.
Lo afferma il focus realizzato da Check up Mezzogiorno, semestrale curato dall’area Mezzogiorno di Confindustria e Srm (Studi e ricerche per il Mezzogiorno), centro di ricerca collegato al gruppo Intesa Sanpaolo. Benevento si piazza al 100° posto, penultima tra le province campane, preceduta in classifica da Napoli (92esima), Avellino (91esima) e Salerno (87esima).
Maglia nera regionale a Caserta, quart’ultima a livello nazionale. L’indice sintetico di sviluppo calcolato dall’Area Mezzogiorno di Confindustria fa riferimento ai dati del 2009 e sintetizza il livello di crescita di un territorio sulla base di un set di indicatori economici e sociali. Un dato realmente allarmante per la nostra provincia e per l’intera Italia Meridionale, se si pensa che le prime posizioni della graduatoria sono coperte tutte da città settentrionali.
Per trovare la prima provincia del Mezzogiorno bisogna spingersi al 51° posto occupato da Cagliari con un indice pari a 100,09 (di poco superiore alla media nazionale italiana che si attesta sui 100 punti). Il Sannio totalizza un magro 66,15, oltre 33 punti sotto la media nazionale e lontano ben 79 punti dalla prima classificata Milano. Tuttavia, dallo studio promosso da Confindustria emerge un quadro davvero critico per l’intera regione Campania che conquista l’ennesimo primato negativo in termini occupazionali con 5.000 posti di lavoro perduti in 5 anni. Un dato preoccupante, infatti, se considerato all’interno del quadro complessivo del Mezzogiorno: su 300 mila posti cancellati dalla crisi, la metà sono campani.
Questi, però, sono solo alcuni dei risultati del focus. L’indagine analizza i dati relativi a imprese, occupazione, investimenti, infrastrutture, spese in ricerca e sviluppo, nei 5 anni più difficili: dal 2007 al 2011. Dallo studio emerge un ritratto in chiaroscuro di una regione che fatica a risalire la china. Mentre cerca soluzioni per una possibile ripresa, continua a perdere lavoro; crolla il Pil interno, si allontana dai target europei per tasso di occupazione e numero di laureati tra i 30 e i 34 anni ma esprime la quota più alta per imprese nate sul territorio. Negli ultimi 5 anni, infatti, sono state costituite 12.000 nuove aziende (da 460mila del 2007 si è giunti a 472mila del 2011, con una variazione positiva rispetto al 2007 del 2,7 per cento). Buono l’andamento sulle energie rinnovabili (solare +7%, eolico +14%, biomasse più un terzo dei valori di tutto il Sud).
Infine, notizie negative giungono anche dal settore delle infrastrutture. Per realizzare grandi opere (con importo pari a 100 milioni di euro), in Campania impieghiamo 9 anni e 8 mesi. Nel resto dell’Italia servono invece 7 anni e 4 mesi.