POLITICA
Benevento, Catanzaro e la Scuola di Magistratura: politica e piccole ipocrisie
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Per stomaci forti è la lettura delle reazioni del mondo istituzionale di Benevento e del Sannio. Non hanno tardato, né tarderanno ad arrivare. Il cavallo è di quelli vincenti, il panorama della retorica è vasto ed i tecnicismi di un’aula di tribunale non riescono, né riusciranno, a scalfirne il viluppo local-propagandistico che – orgogliosamente – farà capolino, come sommesso ma in realtà esondante, dalle parole vergate al computer, o sussurrate con finta modestia ai microfoni.
Quest’aspetto è comprensibile e fa parte del gioco politico. Ma non per questo va condiviso. Punto.
La sentenza del Consiglio di Stato, invece, va valutata un po’ più in profondità. Giusto un po’. Perché? Perché non più tardi di qualche giorno fa, prendiamola alla larga, analogo comportamento hanno tenuto in tanti nel fare le pulci (doverose, scavando infatti esse nel solco della verità: corrotto senza corruttore?) alla pronuncia del tribunale di Milano sull’affare Mills che chiamava in giudizio l’ex premier di questo Paese. Prescrizione, la pronuncia delle toghe; quindi nessuna valutazione del merito: giustizia a metà, a seconda dei punti di vista.
Il Consiglio di Stato, nella annosa querelle insorta fra Catanzaro e Benevento per l’assegnazione della sede meridionale della Scuola di formazione della Magistratura ha dapprima valutato aspetti, per semplificare, di procedura. Ed a quelli si è fermato, rilevando lacune essenziali per impiantare un giudizio concreto e riformando pertanto la sentenza del Tar del Lazio del 2009 con la quale veniva accolto il ricorso della Provincia di Catanzaro contro la modifica “geografica” dell’assegnazione apportata dal Guardasigilli, pro tempore, Clemente Mastella, di Ceppaloni in provincia di Benevento.
Giustizia a metà, sotto alcuni aspetti, per il parallelismo con quanto sopra: nessuna pronuncia nel merito. C’è un atto originario (decreto del Ministro della Giustizia del 27/4/2006, Guardasigilli Castelli, non proprio calabrese), dove è scritto ‘Catanzaro’, variato da un atto successivo (decreto 26 del 30/11/2006) dove è scritta la parola ‘Benevento’.
Ora che tutto è tornato ad essere tranquillo, in città e nell’intera Provincia, proviamo a fantasticare con semplicità, su due scenari.
Angela Napoli, calabrese, ministro nel 2006, che firma il decreto 26 in favore di Catanzaro dopo la prima assegnazione a Benevento: cosa sarebbe accaduto a Benevento?
Soprattutto, mettiamoci nei panni del segretario del Pd Bersani (sempre fantapolitica, mi raccomando). Ascoltiamo Bersani nel programma di Fazio su Rai Tre: “Perché Cimitile non rinuncia all’inammissibilità ed accetta che il tribunale decida nel merito l’assegnazione della sede della Scuola di formazione della Magistratura?.