POLITICA
Provincia di Benevento, un concetto che muore a Capodimonte…

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Manovra anticrisi di Tremonti, salta la provincia di Benevento, ma saltano anche, in Molise, Isernia e Campobasso.
Proposte per arginare l’infausto destino, decretato in un caldo giorno di metà agosto: i dibattiti del mondo politico e culturale ritornano ad ispirarsi all’idea del Molisannio, una nuova regione, figlia amministrativa dell’unione di Benevento e del Molise.
Ma se questa nuova realtà territoriale al momento è solo un’ipotesi per qualcuno, un sogno per altri, quello che ad oggi di sicuro lega i due territori è il Turbogas.
Qualche giorno fa il via libera dal Ministero dell’Ambiente alla realizzazione a Ponte Valentino, alle porte della città di Benevento, di un centrale termoelettrica, che sarà realizzata dalla società Luminosa. Contro gli effetti nocivi sull’ambiente, da ormai quasi due anni associazioni ambientaliste, Comune e Provincia si sono attivati con ricorsi e manifestazioni di protesta, che però non sempre hanno riscosso grande partecipazione popolare.
Lasciamo le colline dei gladiatori sanniti e approdiamo sulle spiagge di Termoli, meta turistica, in provincia di Campobasso, affollata in questi giorni anche da molti beneventani. Qui, agli inizi del 2000, fu realizzata una centrale a turbogas. Un futuro deficit energetico del Molise, era stata la motivazione – lo si apprende dalle cronache del periodo – per convincere la popolazione ad accettare l’insediamento della centrale.
Un “cruccio comune”, che, ancora prima di Tremonti, accomuna nella lotta contro un “invasore” il Molise e il Sannio. Ma anche l’ennesima dimostrazione della debolezza del controllo del territorio di due zone poste ai margini dei centri di potere decisionali.
“Io vorrei rilasciare la mia testimonianza riguardo la turbogas. Un tempo il mare di Termoli nel Molise era uno dei più bei mari d’Italia, cui ogni anno veniva assegnata la bandiera blu tanto era pulito e trasparente. Da quando, qualche anno fa, è arrivata la turbogas, il mare ha perso tutto il suo splendore. Ora la sua meravigliosa limpidità è solo un ricordo lontano….Lottate, lottate, lottate per il vostro territorio!!!!!!!!!!”, è il commento di Mary Rose Candela, postato sulla bacheca di un neonato gruppo facebook “Comitato territoriale No soppressione provincia di Benevento, No turbogas”, nato su iniziativa di Daniela Basile.
A dare supporto ai beneventani, futuri fratelli di nanoparticelle, interviene anche Dino De Chiara, ex operaio della Turbogas di Termoli. “Non so se in quegli anni (ti parlo del 2003-2004) ci fosse la possibilita’ di facile percorrenza su energie pulite e alternative…mi accorsi gia’ da allora che fu sbagliatissimo mettere la centrale termoelettrica alla zona industriale, troppo vicina al centro. Secondo me, ecologia a parte, c’e’ stato qualche interesse di troppo tralasciando completamente cose scontatissime e basilari come la salute dell’uomo. x intuito,e conoscendo i politici che bazzicano in italia,dico ai beneventani di ribellarsi anche aggressivamente.”
“E’ facile costruire questa centrale soprattutto per chi prende i soldi e poi scappa via. Il problema rimane a noi.” mette in guardia, sulla bacheca, Michele Caporaso, che invoca una protesta importante, seppur nella massima civiltà.
Sulla centrale a turbogas di Termoli, costruita dalla Sorgenia, società del gruppo De Benedetti, è stata aperta un’inchiesta a causa di alcune anomalie nella fase di realizzazione. L’otto febbraio 2012 si saprà la sentenza definitiva.
Anche per Termoli il Ministero per l’Ambiente aveva espresso il parere favorevole.
Sui rischi per l’ambiente della centrale era intervenuto l’allora presidente della provincia di Campobasso, Nicola D’Ascanio, che all’Ansa aveva dichiarato: ”La centrale termoelettrica rilascia nella rete fognante consortile reflui contenenti quantità significative di cloruri e solfati che, se non opportunamente trattati dall’impianto di depurazione consortile e, quindi, ricondotti ai limiti previsti per lo scarico dei reflui in acque superficiali, non garantiscono appieno la salvaguardia e la tutela del corpo idrico recettore e delle specie ittiche e faunistiche viventi nello stesso e sulle sue sponde”.
Un danno ambientale, che, avvertono le associazioni ambientaliste, potrebbe toccare in dote anche al Sannio. Proprio negli stessi giorni in cui si cercano soluzioni per salvare dalla scomparsa la provincia di Benevento, arriva da Roma un altro colpo. Un’altra prova della scarsa considerazione e peso politico del Sannio. Ci si aspetterebbe una reazione alla notizia del via libera alla turbogas, e invece gli occhi sono tutti puntati sulla Rocca dei Rettori.
E qui un interrogativo si pone. Perchè per salvare l’ente provincia ora ci si appella all’antico coraggio dei gladiatori, ci si attiva per preparare mobilitazioni, i giornali sono pieni di dichiarazioni contro il decreto del Governo, e per Ponte Valentino si mettono in azione solo asini, clown e ambientalisti?
Perchè a Sant’Arcangelo Trimonte non si sentiva echeggiare nell’aria, insieme la puzza, anche l’accento beneventano? O su facebook gruppi “contro”?
Forse il concetto di “Provincia da salvare” finisce a Capodimonte?
Se l’uomo non cura l’ambiente in cui vive, non assicura la sana sopravvivenza alla sua stirpe, che senso ha fare le vestali e mantenere acceso il fuoco della Rocca?
Erika Farese