Provincia di Benevento
Guardia di Finanza, quando la caserma diventa un museo
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Dal 29 giugno e per tre settimane, dalle ore 9 alle 17, chiunque potrà liberamente visitare presso la caserma della Guardia di Finanza di Benevento in via S. Bologna una mostra di reperti archeologici recuperati di recente dalle Fiamme Gialle. Lo ha annunciato stamani il comandante la Guardia di Finanza di Benevento colonnello Cesare Maragoni. La Caserma apre dunque le sue porte ai cittadini e diventa una sorta di piccolo Museo: questo l’intendimento del col. Maragoni che ha realizzato l’iniziativa con la collaborazione del presidente della Provincia, Aniello Cimitile, e del Settore Relazioni istituzionali dell’ente, retto dalla dirigente Irma Di Donato.
Nel corso di una Conferenza Stampa, appositamente convocata alla vigilia della Festa del Corpo, è stato spiegato che l’intendimento della Guardia di Finanza e quello dello stesso ente locale territoriale è quello di consentire a tutti i cittadini di riappropriarsi di un patrimonio culturale, sottratto dai malviventi, e cioè un copioso nucleo di vase di fattura ellenistica, reperti perlopiù provenienti da contesti sepolcrali gentilizi, ritrovati, a seguito di indagini e di operazione di “intelligence” dal Gruppo Tutela Patrimonio Artistico del Nucleo di polizia tributaria di Roma.
Cimitile, nell’elogiare la lotta al “furto della memoria” condotta dalla Finanza e da altre forze di Polizia, ha spiegato che Benevento e il Sannio hanno pagato negli anni prezzi altissimi all’abilità dei “tombaroli” e che è giusto che le Istituzioni locali cooperino affinché cresca la consapevolezza collettiva sui nostri tesori d’arte. “Benevento e il Sannio, peraltro, non vivono solo di passato, ma costruiscono il futuro sulla cultura. Siamo convinti che il prestigioso riconoscimento del 25 giugno u.s. dell’Unesco per la Chiesa longobarda di S. Sofia, nel contesto del sito seriale “Italia Langobardorum”, contribuirà potentemente all’attuazione di questa opzione”.
Il comandante della Guardia di Finanza, dal canto suo, ha detto: “Intendiamo far conoscere a tutti i cittadini le nostre attività d’istituto. Di solito, la Finanza evoca solo la lotta all’evasione fiscale, ma noi lavoriamo anche in altri campi e intendiamo far conoscere le nostre peculiarità operative. Per questo intendiamo aprire le porte della nostra Caserma a chiunque voglia visitare questa mostra, senza alcun vincolo se non quello dell’orario. L’attacco al nostro patrimonio archeologico è un attacco a tutti noi cittadini: è giusto dunque che si sappia quali tesori siano stati recuperati”.
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ANTEFATTO
Nel corso dell’anno 2005, il Gruppo Tutela Patrimonio Archeologico della Guardia di Finanza, da tempo sulle tracce di un’organizzazione dedita alla profanazione di antiche sepolture magno-greche ed etrusche, addiviene al recupero di un copioso nucleo di reperti, perlopiù provenienti da contesti sepolcrali gentilizi.
Si tratta di prodotti vascolari e di oggetti di culto di diversa produzione utilizzati, secondo la consuetudo delle primitive popolazioni italiche, quale corredo nel rito della deposizione dei corpi nei sepolcri ipogei.
Si propone, in rassegna, una selezione del materiale rinvenuto nel corso dell’operazione, dal cui studio si evincono chiare realtà culturali composite, seppur tutte strettamente correlate alle colonie del bacino mediterraneo, attraverso i cui empori venivano veicolati, verso occidente, le abitudini ed i costumi medio-orientali, specie nell’uso della perpetuazione della vita terrena post mortem.
Molte delle ceramiche pertinenti il corpus recuperato, dopo aver assolto per una vita gli ordinari usi domestici, erano state utilizzate nella fossa sepolcrale per accogliere le ceneri del defunto-proprietario, insieme ad altri oggetti di ornamento ed utensili che ne identificavano la casta, la provenienza ed il sesso: fuseruole, pesi da telaio, vaghi di collana in pasta vitrea ed ambra (talvolta preziosi monili in oro per le classi più abbienti), per le donne; rasoi da barba, puntali di lancia, episodicamente un elmo o uno strigile, per gli uomini.
L’intera operazione ha consentito alle il recupero complessivo di oltre 1000 manufatti del Passato, molti dei quali di pregevolissima fattura e la restituzione alla fruizione museale di uno straordinario corredo funerario decontestualizzato da un sito principesco del Sannio.
COMPITI D’ISTITUTO
La Guardia di Finanza è tradizionalmente in prima linea nella lotta al traffico di opere d’arte. II particolare interesse operativo che il Corpo profonde verso lo specifico comparto scaturisce non soltanto dall’esigenza di salvaguardare un’inestimabile risorsa del Paese, ma anche dal fatto che i fenomeni illegali a danno del patrimonio artistico si traducono molto spesso nella sottrazione di reddito all’imposizione fiscale e, frequentemente, sono finalizzati al riciclaggio di proventi illeciti.
Tali implicazioni, che attengono direttamente ai primari compiti istituzionali affidati alla Guardia di Finanza, impongono di mantenere elevato l’impegno a contrasto delle molteplici forme di illiceità presenti nel settore.
L’azione ispettiva posta in essere dal Corpo si sostanzia nell’attività di vigilanza a terra ed in mare, nei controlli di natura doganale ed in quelli di polizia tributaria nei confronti degli operatori del settore, nonché nelle indagini di polizia giudiziaria a contrasto dei traffici illeciti posti in essere dalla grande criminalità.
L’attività svolta dalla Guardia di Finanza a difesa dell’Arte viene coordinata e monitorata a livello centralizzato dal Gruppo Tutela Patrimonio Archeologico del Nucleo Polizia Tributaria di Roma.
Nel corso del solo biennio 2009-2010, il diuturno impegno profuso nel comparto operativo ha consentito il recupero e la restituzione alla fruizione pubblica di 81.463 reperti di interesse archeologico e di 362 opere pittoriche; il sequestro di 51.322 opere contraffatte e la denuncia di 716 responsabili per violazioni di natura penale correlate allo specifico compendio, che rappresentano – in termini percentuali – un incremento di circa il 50% rispetto al biennio precedente.