POLITICA
Chiude la campagna elettorale, non senza l’invocata inchiesta

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La storia ‘elettorale’ in senso stretto puzza da sempre e le battaglie per la legalità – nel caso in specie (Montesarchio) quella cinghia di trasmissione costituita dal voto di scambio – sono patrimonio delle diffuse coscienze progressiste presenti non solo nella società ma nella politica stessa. La nota di Corona ed Altrabenevento – la pubblichiamo col dovuto risalto – riecheggia il capo d’accusa per la vicenda di ieri in Valle Caudina, che è un testo a suo modo ‘universale’, perché presuppone (e spetterà poi dimostrarlo nella specifica circostanza con concretezza sino all’ultimo grado di giudizio) un mercantilismo sul bene comune adattabile ad ogni periodo storico. Difficile, perciò, non concordare con l’assunto di Cafiero de Raho, avulso dal contesto in cui è applicato per ovvi motivi di garantismo.
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Poi lo sguardo si restringe e si lambisce la città capoluogo. Oggetto di una campagna elettorale i cui attori, tutti, si sono scambiati costantemente colpi proibiti fra un approccio programmatico e l’altro: offese personali, querele e minacce di querela, retroscena più o meno torbidi, interrogazioni parlamentari, visite improvvide, rivelazioni, manifesti, vignette… tutto, e qualcosa di più, nella classica casistica delle campagne elettorali del mondo, dove l’urlo attira più del ragionamento (così credono, evidentemente, i tanti spin-doctor, peraltro confortati dai risultati di un ventennio…).
Ci mancava l’inchiesta. Eccola. Oddio, a Montesarchio il (paziente) lavoro istruttorio ha richiesto otto anni, qui in verità si dovrebbe accelerare perché il voto è prossimo. Ed il macigno gettato nello stagno nell’ultimo giorno di campagna elettorale da Corona è grosso, riflesso consapevole, evidentemente, di dati di fatto che Corona, e tutti noi con lui, ha già portato all’attenzione delle autorità competenti, che supponiamo siano in maniera alacre all’opera.
Oppure questo macigno è frutto di quella diffusa coscienza progressista di cui si diceva, e che non può non albergare nelle migliori anime della democrazia. Ma che come corollario d’opinione ad un fatto di cronaca fa solo quadrare il cerchio di attriti, ‘filo nero’ della campagna elettorale in corso.