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POLITICA

Mortaruolo e le strade ‘spurie’ di Nardone

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Erasmo Mortaruolo se solo potessi togliersi la cravatta, c’è da giurarci che non se lo farebbe ripetere due volte. Gli dà fastidio. Non è abituato a portarla per così tanto tempo, e da quando è stato eletto alla guida del PD provinciale, si sono moltiplicati gli impegni istituzionali, ed è divenuto quasi obbligatorio metterla. Ora poi è cominciata anche la campagna elettorale per le prossime comunali. E il fastidio della cravatta, a confronto, è poca cosa.

Erasmo Mortaruolo. Si presenti.

“Ho 32 anni, avvocato e consigliere nel mio Comune”.

Segretario provinciale del PD. Non è un po’ troppo giovane per fare il segretario di un partito così importante e soprattutto con equilibri così difficili al suo interno?

“Non mi sembra che ci sia un’età minima per ricoprire la carica di segretario provinciale del Partito Democratico. Inoltre, mi sembra che in tutta Italia i quadri dirigenti del Partito siano in stragrande maggioranza della mia generazione. Per quanto riguarda gli equilibri interni, un grande Partito democratico ha ovviamente al suo interno una dialettica, propedeutica sempre ad una sintesi”

Qual è il percorso che l’ha portato a raggiungere questa prestigiosa nomina?

“Dall’età di 14 anni ho sempre militato nei Partiti che hanno dato vita al PD. Sono stato segretario provinciale dei Giovani Popolari, successivamente dei Giovani Margherita e sempre eletto negli organi esecutivi e dirigenziali di questi. Come le ho detto, inoltre, sono consigliere comunale a Torrecuso con il miglior risultato, il primo eletto tra 51 candidati alla carica di consigliere”.

In molti non ci credono…

“A cosa?”

Non credono al fatto che sia lei il vero segretario. Insomma credono che la sua nomina sia solo un’operazione di facciata. E che alla fine a tirare le fila ed i fili siano i soli due o tre nomi.

“Le solite chiacchiere da bar non mi interessano! Tuttavia considero il confronto l’arma più utile, costruttiva e proficua. Inoltre, ritengo sia una fortuna avere tra le fila dei Democratici del Sannio dirigenti con provata esperienza, una rappresentanza parlamentare forte ed autorevole, un rappresentante nel Consiglio Regionale che lavora incessantemente per il Sannio, il presidente e tutta l’amministrazione provinciale, sindaci che ogni giorno con coraggio ed in una situazione di difficoltà amministrano con abnegazione le loro comunità, coordinatori di circolo che tutti i giorni sul territorio mantengono alta e radicata la bandiera del Partito Democratico”.

Diciamoci la verità, il PD ha combinato un gran bel pasticcio per scegliere il candidato sindaco.

“Non credo si possa parlare di pasticcio”.

Ha prima spaccato il partito annunciando le primarie e poi ha lasciato che restassero aperte le ferite non organizzandole.

“Immagino che lei non sia informato bene. Le assicuro che il Partito Democratico si presenterà a ranghi completi nella prossima competizione elettorale”.

Perché non le avete più fatte?

“Abbiamo sempre ribadito che bisognava partire dalla coalizione comprendente tutti i Partiti del centrosinistra. Abbiamo tenuto conto anche della rapida evoluzione a cui stava andando incontro il quadro politico nazionale con probabili ricadute sui territori e quindi con l’apertura di un dialogo e di un confronto con forze politiche nuove, con le quali eventualmente ritrovarsi su un programma. Ma visto che la coalizione è rimasta quella classica di centrosinistra era naturale che il candidato sindaco fosse individuato nell’amico Fausto Pepe che, insieme a tutta l’amministrazione, ha realizzato cose importanti per questa città”.

Non crede che le primarie avrebbero permesso di pacificare gli animi nel partito e di legittimare il candidato?

“Le assicuro che il forte senso di responsabilità e di attaccamento al Partito da parte di tutti i dirigenti e gli amministratori cittadini non mi hanno mai – e dico mai – fatto immaginare di essere alla guida di un Partito non pacificato. A tal riguardo voglio ringraziare l’amico Pietro Iadanza che ha mostrato in questa occasione grande dignità e signorilità, mantenendo i toni sempre nella dialettica politica. E’ un esempio di amore e abnegazione per il Partito che deve essere di insegnamento per tutti i militanti”.

Per assurdo, non sarebbe stato meglio che lo scontro Nardone/Pepe avvenisse alle primarie e non alle elezioni?

“Non mi risulta che l’on. Nardone abbia mai manifestato tale volontà di partecipare alle primarie. Ragionare per assurdo non porta da nessuna parte”.

Carmine Nardone non è una occasione regalata al centro destra, che altrimenti avrebbe avuto non poche difficoltà a reperire un candidato di grande seguito?

“In merito più volte ho espresso apprezzamento ed interesse per l’operato del presidente Nardone chiedendogli, da uomo del centrosinistra quale è, di aprire un confronto di programmi e di idee. Se ha deciso di intraprendere strade diverse e spurie è solo e soltanto per una sua determinazione”.

Lei si sente responsabile di questa strategia?

“Assolutamente no!”

Se Nardone dovesse vincere non sarebbe giusto rinnovare i vertici del partito dopo una “preparazione alla gara” così confusa?

“La carica che mi onoro di ricoprire non è né frutto di un concorso pubblico né tantomeno un bene in mia disponibilità. Pertanto qualora non dovessi più avere la fiducia dei Democratici del Sannio e non dovesse più esserci attorno a questa segreteria la solidarietà dei dirigenti, sarò io per primo a prenderne atto”.

Ho dimenticato di chiederle qualcosa?

“Il mio colore preferito!”

Fonte | http://www.bmagazine.info | Emilio Fabozzi

 

 

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