Sindacati
Trattenuta del 2,50% ai fini Tfr. Il commento del segretario Uil Bosco

Ascolta la lettura dell'articolo
“Tutto come prima del 2011: i dipendenti pubblici continueranno a subire la trattenuta del 2,5 per cento sull’80 per cento della loro retribuzione, che era stata dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale. Ma lo Stato calcolerà la loro liquidazione con le regole più favorevoli della cosiddetta “buonuscita”, invece che con quelle del Tfr dei lavoratori privati”. A spiegarlo è Fioravante Bosco, segretario generale della Uil Benevento.
“La soluzione scelta dal governo per ovviare al pronunciamento della Consulta – sottolinea Bosco – è una vera e propria marcia indietro. La manovra correttiva, approvata nella primavera del 2010 dal precedente esecutivo (legge 122), conteneva una riforma del meccanismo per la liquidazione dei dipendenti pubblici. Il Trattamento di fine servizio (Tfs), la vecchia buonuscita, veniva sostituito dal Tfr già prerogativa dei dipendenti privati”.
“Sono – aggiunge – due sistemi diversi, che prevedono anche un’alimentazione contributiva diversa: 6,91% dello stipendio, interamente a carico del datore di lavoro, per il Tfr; 9,6% sull’80% della retribuzione per la buonuscita, con un 2,5% (pari al 2% effettivo sul totale) a carico del lavoratore. Il nuovo regime è virtualmente scattato dal 2011, ma da allora anche sulla base di una circolare dell’Inpdap Stato, enti pubblici ed amministrazioni locali hanno continuato ad applicare nella busta paga dei propri dipendenti la trattenuta del 2,5%. Ora, per i circa 2 milioni di dipendenti assunti prima del 2001 (quelli entrati dopo hanno già il Tfr e lo stipendio ridotto) tutto torna come prima e di fatto non cambierà nulla. Addirittura c’è il ricalcolo per coloro che sono andati in pensione dal 2 gennaio 2011 e hanno ottenuto il tfr sulla base della norma cancellata”.
Questo il commento finale di Fioravante Bosco, leader della Uil sannita: “Il decreto legge n. 185 del 29.10.2012 è stato pubblicato sulla gazzetta ufficiale del 30.10.2012 e ora il parlamento ha 60 giorni per convertirlo in legge. Nel merito della questione noi della Uil, prima di tutti, quando nel 2010 il ministro Tremonti fece quest’operazione sbagliata sul trattamento di fine servizio dei dipendenti pubblici, dicemmo che essa era frettolosa, superficiale e di dubbia legittimità. La storia ci ha dato ragione e questa è la cosa più importante”.