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POLITICA

Bye, bye Provincia di Benevento

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Dopo sette ore di riunione, intorno all’una di notte, il Consiglio dei ministri approva la “seconda rata”, come la definisce il premier Mario Monti in conferenza stampa, dell’operazione di revisione della spesa pubblicata, la cosiddetta «spending review».

Si tratta, dice, di una “missione collettiva” pensata “per i cittadini” e che per i prossimi sei mesi del 2012 comporterà tagli per 4,5 miliardi, che l’anno successivo salgono a 10,5 e a 11 nel 2014. E nonostante numerosi stop and go, alla fine arriva anche il dimezzamento delle province, che entro l’anno dovranno scendere a quota 50.

Il decreto prevede la riduzione e l’accorpamento delle province, con l’obiettivo di dimezzare il numero attuale. La riduzione avverrà sulla base di due criteri: il primo è la dimensione territoriale, il secondo è la popolazione. La definizione esatta dei parametri per la dimensione territoriale e la popolazione sarà completata entro 10 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto, con apposito provvedimento del Consiglio dei Ministri.

Il piano di Patroni Griffi prevedeva una popolazione oltre 350mila abitanti e una superficie di non meno di 3mila chilometri quadrati. C’era anche un terzo criterio, l’unico dove Benevento era forte, in numero dei comuni del territorio, che per il piano del Ministro della Funzione Pubblica dovevano essere almeno 50. Sul numero di comuni la provincia di Benevento con il suoi 78 sindaci c’è. Peccato che questo ultimo punto non sia rientrato nel decreto Monti.

Mancano così a Benevento per sopravvivere, sempre se i parametri di Patroni Griffi saranno approvati dal Consiglio dei Ministri, il numero di abitanti, nel Sannio non arrivano a 300mila e la superficie, di circa 2mila chilometri quadrati.

All’accorpamento e riduzione si giunge attraverso una procedura che vede il ruolo attivo degli Enti territoriali. Il Governo trasmette al Consiglio delle autonomie locali, istituito in ogni regione, la propria deliberazione con i criteri. Successivamente, ogni Consiglio approva il piano di riduzione entro 40 giorni. Entro la fine dell’anno sarà completato il piano di accorpamenti.

I Comuni capoluogo di Regione sono esclusi dagli interventi di accorpamento e riduzione. Le province che “restano in vita” avranno le seguenti competenze: ambiente (soprattutto per il settore discariche); trasporti e viabilità (anche per quanto attiene la costruzione, la classificazione e la gestione delle strade). In attuazione del decreto “Salva Italia”, vengono devolute ai Comuni tutte le altre competenze che finora lo Stato aveva attribuito alle province.

In base ai criteri di popolazione ed estensione (prov.con meno di 350mila abitanti e meno di 3mila km quadrati) è possibile stilare una prima lista delle Province che potrebbero essere oggetto di taglio, in tutto 38: Vercelli, Asti, Biella, Verbano-Cusio-Ossola, Lecco, Lodi, Rovigo, Gorizia, Pordenone, Imperia, Savona, La Spezia, Piacenza, Rimini, Massa Carrara, Pistoia, Livorno, Prato, Terni, Macerata, Ascoli Piceno, Fermo, Rieti, Teramo, Pescara, Isernia, Benevento, Matera, Crotone, Vibo Valentia, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Oristano, Olbia Tempio, Ogliastra, Medio Campidano, Carbonia Iglesias.

Le province che “restano in vita” avranno solo le seguenti competenze: ambiente (soprattutto per il settore discariche); trasporti e viabilità (anche per quanto attiene la costruzione, la classificazione e la gestione delle strade). In attuazione del decreto “Salva Italia”, vengono devolute ai Comuni tutte le altre competenze che finora lo Stato aveva attribuito alle province.

Entro il 1° gennaio 2014 vengono istituite le Città metropolitane, dieci in tutto: Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria. Contestualmente, verranno soppresse le relative province.

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