ECONOMIA
Decreti Governativi per l’accelerazione dei pagamenti, Rino Di Domenico: ‘Ancora una beffa’

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“I quattro decreti emanati giorni fa dal Governo per ridurre lo stock dei debiti della Pubblica Amministrazione nei confronti delle imprese, escluderebbero dall’azione anche la Campania perché sottoposta ai piani di rientro dai deficit sanitari”, dichiara Carlo Mitra, commissario di Confcooperative Campania.
“I provvedimenti non solo arrecherebbero un grave danno alle aziende locali, ma figurerebbero come beffa agli occhi di chi è già stato penalizzato durante gli ultimi 10 anni” aggiunge Rino Di Domenico, presidente di Confcooperative Benevento.
L’analisi della normativa lascia, infatti, trapelare falle pericolose. I decreti in oggetto, nel prevedere le modalità di certificazione dei crediti non prescritti, certi, liquidi ed esigibili maturati nei confronti di Regioni ed enti locali per somministrazioni, forniture e appalti, nonché le modalità di compensazione degli stessi con i debiti nei confronti del fisco e di enti assistenziali e previdenziali, escludono la possibilità di certificazione e, conseguentemente, il ricorso alla compensazione, nonché alla garanzia del fondo centrale sulle relative operazioni di cessione, per i crediti nei confronti delle Regioni sottoposte ai piani di rientro dai deficit sanitari.
L’applicazione della norma contenuta negli schemi di decreto resi pubblici, appare però irragionevole, nella parte in cui esclude, per le Regioni sottoposte a piano di rientro in materia sanitaria, la possibilità di certificare anche i crediti vantati nei loro confronti per somministrazioni, forniture ed appalti, i cui oneri gravino sul bilancio ordinario (non sanitario) degli enti. Più in generale, anche la norma di legge che esclude la possibilità di certificare i crediti vantati nei confronti delle Regioni sottoposte a piani di rientro appare irragionevole ed incostituzionale. Non si comprende, infatti, per quale motivo la certificazione debba essere esclusa in questo caso visto che riguarda esclusivamente crediti certi, liquidi ed esigibili, e risponde all’esigenza di far fronte celermente ai pagamenti derivanti da obblighi dell’amministrazione, esigenza pienamente compatibile con quella del ripianamento del debito sanitario.
In definitiva, la predetta esclusione, inibisce in modo ingiustificato alle imprese creditrici delle regioni colpite (Campania, Lazio, Sicilia, Calabria, Abruzzo e Molise) di fruire dei benefici previsti dai decreti, impedendo di compensare debiti della stessa natura (tributari, assistenziali e previdenziali), anche se vantati nei confronti dello stesso creditore (es. lo Stato), per il solo fatto che i crediti da opporre in compensazione sono vantati nei confronti di enti soggetti o meno a piano di rientro; creando così una ingiustificata disparità di trattamento che presenta evidenti profili di illegittimità costituzionale.
Ulteriore ingiustificata disparità si verificherebbe per effetto della esclusione della copertura del fondo di garanzia sulle cessioni pro solvendo e pro soluto di crediti verso le Regioni soggette a piani di rientro in materia sanitaria. Per questo la nostra Associazione, unitamente alle altre associazioni imprenditoriali, si sta impegnando in un dialogo Stato-regioni affinché la norma (art. 9, comma 3ter, lettera b, d.l. 185/2008) che prevede l’esclusione venga abrogata.