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CULTURA

La “Rapsodia degli amori perduti” di Gabriella Di Luzio

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Prendo il telefono, compongo il numero e penso che sarà un’intervista difficile. Spesso le attrici non sai mai come gestirle, un po’ egocentriche, un pò lunatiche, se sono anche scrittrici e giornaliste, poi, il tutto si complica. Squilla. “Halò”, risponde una voce frizzante e allegra che annulla in un secondo tutti i miei preconcetti e forse anche un pò di soggezione nel trovarmi ad interloquire con “l’ultima sciantosa”, attrice napoletana di nascita, ma romana di adozione che ha lavorato con registi del calibro di Fellini, Tornatore, Giannini e il da poco scomparso Gianni Musy. Inizia così la mia chiacchierata telefonica con Gabriella Di Luzio, dove momenti “istituzionali”dell’intervista si alternano a riflessioni e confidenza sull’esistenza, l’amore, gli uomini. Momenti di vita insomma, che Gabriella ha voluto rendere immortali, racchiudendo le sue sensazioni nelle pagine del suo libro “Rapsodia degli amori perduti”.
 

“Non sono io l’eroina del romanzo”, ci tiene subito a precisare Gabriella, “é un libro biografico, ma non autobiografico. Ho rubato dei momenti di vita vissuta. Ci sono storie estreme realmente accadute. Come le confidenze di un attore amico, mancato da poco. Storie estreme.”
 

“Rapsodia degli amori perduti” si svolge in un arco temporale che va dall’estate 2010 all’estate 2011. In quest’anno si ricompone il mosaico della vita di una donna dai suoi 22 ai 52 anni, tra memorie, ricordi, ma anche fantasmi del passato. Ci sono poi i suoi tre amori: quello della giovinezza con un imprenditore, quello della maturità con un famoso giornalista finanziario e il terzo, quello della maturità con un ragazzo molto più giovane. Dopo la tragica morte di lui, sembra non esserci più spazio per nulla. Ma la vita si sa, è imprevedibile.
 

L’amore nella sua evoluzione temporale segna il ritmo del suo libro. “Non credo che cambi molto nel modo di amare di una donna di 30 o 50 anni. Se si è di indole passionale, si rimane se stessi. Cambiano forse i modi. Ma come si dice da noi.. “chi nasce tunno, non po’ morì quadrato”.
 

In questa frase, che chissà quante volte abbiamo pronunciato anche con un sospiro di rammarico, esplode tutta l’anima partenopea di Gabriella Di Luzio, quel sentimento di positività che ti dona la forza per affrontare gli ostacoli della vita. La voce si fa più seria e continua: “La passione resta sempre. Anche se hai avuto esperienze dure, che ti segnano e non aspetti più l’amore, lui arriva all’improvviso. E tutto può cambiare. Come è capitato alla protagonista del libro.”
 

La passione è il fil rouge che unisce i tasselli che compongono il mosaico della vita della protagonista, attrice e giornalista proprio come l’autrice.“Nel libro non c’è solo l’amore, – precisa Gabriella, – ma emerge anche il lato femminile di una donna in carriera.”
 

Nel romanzo troviamo anche i luoghi cari alla protagonista, come Napoli, Milano, città dove abita e Parigi. Città che fanno da sfondo alle esperienze di vita della protagonista. “A Napoli – spiega Gabriella – custodisce un segreto, a Parigi si ricongiunge con il suo passato. Troviamo poi la Milano degli anni ’80, la Milano da bere, la cocaina, le feste. Poi c’è Positano, Capri, molta Parigi. Tutti possono riconoscersi in uno scorcio, in un’esperienza avuta, in un sentimento.”
 

Scrivere di passione è affascinate, raccontare storie vere, esaltante, Ma quando sono personaggi noti ad aprire il cuore, la critiche, figlie dei pregiudizi, sono sempre in agguato.
“Ci ho pensato dopo averlo scritto. Ma l’editore (Edizioni Galassia Arte) voleva il mio libro. Alla presentazione di “Rapsodia degli amori perduti” a Napoli, per una attimo ho pensato a quello che avrebbero scritto i giornalisti, ma poi mi sono detta: “Non sono io. Non è la mia storia personale, Io non avrei mai fatto, tutte le cose, anche non piacevoli, che ha fatto la protagonista.”
 

Ma scrivere, anche se non della propria vita, è sempre un viaggio nelle emozioni, in ricerca di sentimenti e sensazioni. “La mia scrittura è passionale – ci confida – scrivo di getto, poi ho vari livelli nei quali faccio una scelta di tipo lessicale. Ma la prima scrittura è tutta di impeto. E quando hai finito ti senti orfano della scrittura. Anche se sai che deve partire la promozione del libro, ho bisogno di proiettarmi su quello che devo ancora scrivere.”
 

Nei progetti di Gabriella Di Luzio infatti c’è già un altro libro. “Sto pensando ad un libro che racchiuda storie vere, estreme, di donne importanti e famose. Ad esempio Sandra Milo si è riconosciuta molto in alcune storie”. Siamo certi che l’ultima delle sciantose presto saprà rapire ancora i nostri sentimenti.

Erika Farese

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