POLITICA
Dopo le regionali nulla sarà come prima: ora Meloni può perdere
Se nell’ambito del centrodestra tutto si gioca sui rapporti di forza tra le tre componenti principali, sulla base di uno schema di coalizione cristallizzato, il centrosinistra è in una fase espansiva. Superando l’equivoco identitario il Pd di Schlein ha determinato le condizioni per un allargamento a destra della coalizione. La quarta gamba centrista non è più un’ipotesi ma una reale prospettiva
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Queste elezioni regionali hanno già segnato un cambio di fase potenzialmente decisivo per il futuro del Paese. Perché se nell’ambito del centrodestra tutto si gioca sui rapporti di forza tra le tre componenti principali, sulla base di uno schema di coalizione cristallizzato, il centrosinistra è in una fase espansiva. Il grande merito di Elly Schlein è stato quello di aver liberato il Pd dall’equivoco identitario, ricercando l’intesa organica con il Movimento Cinque Stelle e quindi con AVS, nella consapevolezza che questa torsione avrebbe inevitabilmente alimentato la prospettiva di un nuovo centro, organico al campo progressista, di ispirazione popolare e riformista. Il centro senza il quale il centrosinistra non ha mai vinto. Un centro in via di costituzione, che trova il suo nucleo fondativo in Casa Riformista, che in Toscana ha superato il nove per cento e che, con ogni probabilità, otterrà risultati del tutto simili anche in Campania e Puglia.
Un nuovo centro in via di costruzione, che trova ulteriore spinta propulsiva nella rete civica che vede sindaci, movimenti ed esperienze territoriali convergere, attorno ad una leadership collettiva che trova in Silvia Salis, Gaetano Manfredi e Alessandro Onorato le sue punte di diamante. Un nuovo centro che sul piano nazionale potrebbe persino puntare alla doppia cifra, la quarta gamba necessaria al campo progressista per puntare ragionevolmente a vincere le prossime elezioni politiche.
E se è vero che le ottime perfomance di Casa Riformista sui territori si spiegano con un voto di apparato e non certo di opinione, è altrettanto evidente che questi risultati alimentano e rafforzano la prospettiva di un nuovo centro ancorato al campo progressista, danno forza ad una necessità, pongono i presupposti, che vanno sempre ricercati sui territori, per un allargamento organico della coalizione. Quella che sino a qualche mese fa era solo una ipotesi oggi è una prospettiva reale, percorribile. Prospettiva che nemmeno il Movimento Cinque Stelle potrà mettere più in discussione, persino a prescindere dalla probabile vittoria di Roberto Fico in Campania.
L’alternativa sarebbe quella di tornare su di una posizione di sterile isolamento e se è vero che sui territori il Movimento continua a pagare lo scotto della propria debolezza in termini di radicamento e gestione, i sondaggi, tutti i sondaggi, ci dicono che sul piano nazionale è stabile attorno al 15 per cento. Ecco spiegata l’ostinazione con la quale nella Campania di De Luca il Pd ha insistito per imporre la candidatura di Roberto Fico, a dispetto dei rapporti di forza sui territori, ecco perché Conte ha portato il Movimento nel campo progressista, benedicendo il medesimo schema di coalizione in ogni regione, pur nella consapevolezza che sui territori avrebbe pagato dazio. Le alleanze si fanno tra diversi e, per dirla con Aldo Moro, meglio avere torto insieme che avere ragione da soli. Il Paese sta tornando contendibile.




