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POLITICA

Dalle origini della Regione al futuro del Sannio, Roberto Costanzo: “Incontriamoci per programmare il domani del nostro territorio”

Fu tra i primissimi Consiglieri regionali del Sannio, tra qualche settimana compirà 96 anni ma con estrema competenza e lucidità l’ex eurodeputato lancia il suo appello e le sue proposte programmatiche agli attuali candidati

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Roberto Costanzo è stato tra i primi consiglieri regionali del Sannio nella storica elezione del 1970, la prima della costituenda Regione Campania. Oggi, alla vigilia delle prossime elezioni regionali del 23 e 24 novembre, che inaugureranno la dodicesima legislatura, l’ex assessore regionale all’Agricoltura e alle Foreste e, in seguito, parlamentare europeo, si prepara a festeggiare le sue 96 candeline. Un traguardo importante che non ha tuttavia scalfito la sua lucidità politica, la capacità di analisi e la voglia di proporre idee concrete e realizzabili.

Onorevole, quale potrebbe essere la sua richiesta più immediata a chi oggi si candida a ricoprire quel ruolo che fu suo nel 1970?
“Nei prossimi giorni intendo contattare il Presidente della Provincia, affinché si faccia promotore di un incontro, anche solo per un brindisi augurale, tra tutti i candidati sanniti al Consiglio regionale, indipendentemente dalle appartenenze politiche. Sarebbe utile verificare se, al di là delle divergenze e senza rinnegare le proprie singole posizioni politiche, esistono punti di convergenza sui temi che riguardano il Sannio e i suoi cittadini. Mi piacerebbe che ciascuno potesse esporre la propria visione sulle principali problematiche della provincia di Benevento. Non per scontrarsi, ma per confrontarsi e individuare insieme priorità comuni da portare all’attenzione del Consiglio regionale”.

Quali sono, secondo lei, le questioni più urgenti da affrontare per rilanciare il Sannio?
“A mio avviso, le priorità sono tre: il riequilibrio territoriale, la compensazione per le risorse energetiche naturali e il riordino della rappresentanza in seno al Consiglio regionale”

Andiamo con ordine e partiamo dalla prima, il riequilibrio territorio. Cosa intende?
“La Campania è una regione grande e bellissima, con oltre cinque milioni di abitanti. Tuttavia, l’80% del suo territorio è costituito da aree collinari e montane della dorsale appenninica, mentre meno del 20% si estende lungo la fascia costiera. Il problema è che l’85% della popolazione vive proprio lungo quella fascia costiera, e in particolare il 55% risiede nella sola area metropolitana di Napoli, che rappresenta appena l’8% del territorio regionale. Questo squilibrio crea problemi non solo alle zone interne, ma anche alle aree costiere stesse. Oggi, sebbene non tutti lo credano per molti aspetti nelle aree interne si vive meglio: e non solo perché l’ambiente è più sano ma perché la qualità della vita è più alta. È tempo di riaprire il discorso avviato nel 1970 dal Comitato Regionale di Programmazione Economica, che proponeva una redistribuzione degli insediamenti abitativi e produttivi tra le varie aree della regione, puntando al cosiddetto ribaltamento verso le aree interne. Dopo 55 anni, non serve solo il coraggio ma la convinzione di riprendere quel progetto”.

Passiamo alla seconda proposta programmatica: cosa propone per la compensazione per le risorse energetiche naturali?
“Le maggiori risorse naturali della Campania non si trovano sulla costa, ma lungo l’Appennino. L’acqua che disseta milioni di abitanti proviene dalle nostre montagne e colline. La provincia di Benevento ospita il più grande invaso artificiale non soltanto della regione ma dell’Italia meridionale, e produce anche una quota significativa di energia elettrica da fonti rinnovabili: siamo la prima provincia d’Italia per produzione di energia eolica. Tuttavia, solo il 10% di questa energia resta e viene utilizzata dal territorio allo stesso costo pagato altrove. È un paradosso: l’acqua e l’energia arrivano dalle zone interne, ma le tariffe sono le stesse per tutti.La Regione deve affrontare con decisione questo tema, riconoscendo un diritto e una adeguata compensazione che si deve tradurre in vantaggio concreto per i territori produttori. Più che le cosiddette ‘comunità energetiche’ attualmente previste, bisognerebbe promuovere veri e propri “comuni energetici”, dotati di impianti di accumulo e distribuzione locale, per sostenere famiglie e imprese e favorire lo sviluppo economico. Anche perché si se osserva un parco eolico sui nostri monti si può osservare come alcune pale siano ferme poiché non sempre la rete di distribuzione può recepire l’energia che si produrrebbe. Ecco, per quei frangenti, serve creare degli accumulatori che ridistribuiscono al territorio l’energia producibile”.

Chiudiamo con la sua terza proposta: Una diversa rappresentazione della popolazione in Consiglio regionale, come?
“Oggi il Consiglio regionale assegna i seggi in base alla popolazione: 27 a Napoli, 9 a Salerno, 8 a Caserta, 4 ad Avellino e solo 2 a Benevento. Ma la Regione non rappresenta soltanto i cittadini: rappresenta anche il territorio. Come ha ricordato Papa Francesco, ‘anche il territorio è un essere vivente, perché produce’. Il territorio è un soggetto che ospita, produce e protegge. Occorre dunque modificare la legge elettorale, prevedendo che il 50% dei seggi sia assegnato in base alla popolazione e il restante 50% in rapporto alla superficie territoriale. È una battaglia difficile, ma necessaria per restituire voce e peso politico a ogni provincia e per fare della Campania non soltanto una regione grande e bella ma anche equamente governata”.

 

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