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POLITICA

Regionali, Erminia Mazzoni: “Nessuna mia candidatura, ma pieno sostegno ai valori storici DC e a proposta di Cirielli”

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Una vita spesa in politica, iniziata con l’elezione a consigliere regionale nel 1995, proseguita con due mandati alla Camera dei Deputati e un mandato da europarlamentare ed ora le ultime notizie di stampa darebbero l’avvocato beneventano Erminia Mazzoni in avvicinamento alla Democrazia Cristiana di Gianfranco Rotondi, come possibile referente politico per il Sannio.

Può confermare o eventualmente precisare questa indiscrezione? E, nel caso, tale scenario potrebbe prevedere anche un suo ritorno nell’agone elettorale in vista delle prossime regionali?

“Nessun avvicinamento. Perché non mi sono mai allontanata dall’antico amore: la Democrazia Cristiana, evocativa di valori, storia, impegno e successi, esercita da sempre un gran fascino su di me. La DC, grande partito plurale e trasversale, popolare e inclusivo, democratico e meritocratico ha creato l’ossatura del paese negli anni del dopoguerra e fino agli anni ‘90. Ed è un fatto storico. In realtà ho costituito di recente il Partito Scelta Cristiano Popolare, approdo dell’impegno associativo di questi ultimi anni, e tanto basta. L’iniziativa è sempre animata dall’idea di creare un soggetto politico che non si nasconda dietro “nomi, fiori, piante e cose”, ma che sia espressione di una identità culturale che le conferisca il dono della visione. Un luogo di confronto e di democrazia dove coltivare idee e talenti. Nel frattempo, non disperdo l’occasione del voto e sostengo la causa più prossima alla mia. Ma nessuna candidatura in vista”.

Quanto è cambiata la politica oggi? E se il suo recente allontanamento dalla res publica è in qualche modo legato a questo cambiamento?

“Ho vissuto per circa 20 anni una bellissima esperienza all’interno delle assemblee rappresentative e di questo sono grata ai cittadini che mi hanno dato fiducia e al partito, CCD/UDC, che mi ha espressa. Un cammino che ho fatto in un paese in trasformazione, alla ricerca di una identità nuova. Il sistema dei partiti vilipeso e la rappresentanza politica demonizzata hanno creato, in quegli anni, una classe dirigente timorosa di esprimersi e soprattutto di esercitare con autorevolezza il mandato elettorale. Questo clima ha determinato un processo di destrutturazione democratica. È iniziata l’era dei leader, dei partiti nominalistici, delle leggi elettorali “anticostituzionali”. Non esistono più i parlamentari “senza vincolo di mandato”, cioè liberi da condizionamenti di partito. Il principio costituzionale, sancito all’articolo 67, statuisce che l’eletto deve con responsabilità politica esercitare liberamente la propria funzione. Oggi, invece, ci sono i nominati che ottengono il posto solo se giurano fedeltà al partito e al vertice. La colpa di questo sfacelo è di tutti quelli, me compresa, che non sono stati capaci di navigare in quelle acque agitate per traghettare l’Italia verso la modernità, determinando così un depauperamento delle istituzioni. E, quindi, si. Sono andata via perché la mia idea di politica fatta di personalità autorevoli, competenti, riconosciute e riconoscibili, capaci di assumersi la responsabilità politica della rappresentanza del popolo e di agire per il bene comune non era e non è più attuale. Ma visto che la politica per me è, soprattutto, carità e amore, continuo a sentire il bisogno di vivere guardando alla comunità nella quale vivo e a partecipare con passione alle vicende del quotidiano”.

C’è ancora uno spazio politico per evitare che scompaia la grande tradizione del cattolicesimo democratico o comunque di quell’area, qualunque nome le si voglia attribuire?

“Assolutamente sì. E lo spazio si fa sempre più grande man mano che la proposta politica si svuota di contenuti ideali e sopravanza il populismo. Nel manifesto di Scelta Cristiano Popolare al primo punto c’è l’obiettivo della costruzione di “Una nuova casa” del cattolicesimo popolare e sociale, governata dalle regole della convivenza democratica, dall’iniziativa partecipata e da una rinnovata progettualità coerente con i valori e con i principi di questa storica tradizione ideale. Una cultura, una tradizione e un pensiero che nell’attuale contesto politico italiano non trovano una adeguata rappresentanza se non attraverso la radicale subalternità rispetto ad altre culture politiche o, peggio ancora, relegati in una sorta di permanente gregariato. Un luogo umano e fisico attraverso il quale dare risposta alla forte esigenza di pacificazione sociale e politica, praticando la moderazione, il superamento del personalismo, la promozione di una gestione collegiale e democratica e rispettosa delle maggioranze e delle minoranze interne. Non credo, però, nostalgicamente al ritorno della Democrazia Cristiana, ma sono convinta della utilità generale di mettere insieme le tante piccole esperienze come la nostra, autenticamente impegnate a sedimentare nuovamente nella nostra società i valori del cattolicesimo democratico, popolare e sociale e i principi di uguaglianza, libertà e giustizia sociale. L’astensionismo non può essere più trattato come una delle tante variabili del voto. E’ una emergenza da prendere in carico. Il cattolicesimo popolare e democratico porta con sé anche l’esperienza di democrazia diretta e dal basso, funzionale ad avvicinare i cittadini alla politica e alle istituzioni, in quanto favorisce un vero rapporto fiduciario e diretto tra l’elettore e l’eletto”.

Quali sono le sostanziali differenze storiche o attuali tra il centrodestra e il centrosinistra che oggi si ripropongono ai campani?

“La Campania ha bisogno di un cambiamento di rotta che solo un governo democratico e popolare è in grado di realizzare. In tal senso, non ho dubbi sulla mia adesione alla proposta di Edmondo Cirielli. La coalizione di centro destra è tale per ragioni politiche e lo è da oltre 30 anni. L’orizzonte del centro destra italiano è il popolarismo europeo, che opera per rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano, di fatto, la libertà dei cittadini ed impediscono il pieno sviluppo della persona umana, nella consapevolezza che, come amava dire Luigi Einaudi: “La libertà economica è la condizione necessaria della libertà politica”. Il cosiddetto ‘campo largo’, invece, è una somma di numeri opposti il cui totale è sempre pari a zero. A oggi, l’integralismo ambientalista e il fondamentalismo assistenzialistico lasciano solo intravedere una traiettoria declinante, che spero possa essere invertita, per il bene della democrazia. È, infatti, questo vuoto di prospettiva a corroborare la politica dello scontro e del conflitto che ammala istituzioni e territori. La cifra del patto a sostegno di Fico è il populismo non il progressismo. A questo va aggiunto il tratto conservativo non conservatore impresso da De Luca e il risultato è un sistema bloccato e inefficiente. La ricetta del governo nazionale fatta di meno spese, meno tasse, più competitività e più investimenti sta dando frutti al Sud. Immagino che la riproduzione sul livello regionale di un uguale schema sia auspicabile. È senza dubbio preferibile questo tipo di continuità a quella gestionale proposta dalla sinistra populista e pauperista”.

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