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CULTURA

Le tradizioni che muoiono

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Secoli e secoli di arcane costumanze, che hanno caratterizzato l’essenza della vita degli uomini e che hanno costruito giorno dopo giorno la storia viva e vera dei piccoli paesi, oggi, purtroppo, sono state sospinte dalla dilagante ignoranza, lungo la strada che conduce al triste declino. L’attuale periodo storico ci ha imposto di vivere in una società che insegue valori sempre più effimeri. Una società abbagliata dalla materialità dilagante. Una società dove la coesione è una chimera. Una società in cui predominano la solitudine e l’individualismo. Una società dove la cultura è stata definitivamente sommersa nel baratro dell’oblio.

“L’ calènd’, l’ mait’nat’, la maschera di Marzo, la pignata, la vècchija, la pèrt’ca, r fócu r sant’Andón’”, sono solo alcune delle tradizioni popolari che hanno scandito il lento incedere del tempo degli antichi abitanti di Pontelandolfo che già da qualche anno sono state collocate ai margini della quotidiana esistenza.

La tradizione più importante, che caratterizza le manifestazioni carnasciali di Pontelandolfo, è il lancio della Ruzzola del Formaggio. Uno sport particolare, singolare, per certi versi affascinante. Un gioco-competizione di dimostrazione di forza e di abilità, che trae la sua origine popolare nel lontano 1300, praticato dai pontelandolfesi nel corso dei secoli con profonde motivazioni. Negli ultimi anni, però, il gioco, che il 17 di gennaio di ogni anno segna l’inizio del Carnevale di Pontelandolfo, ha cominciato a dare preoccupanti segnali di flessione. C’è una partecipazione meno significativa rispetto al passato, soprattutto da parte dei giovani.
Abbiamo il timore che si stia innescando quel trend irreversibile, così come è già accaduto per altre costumanze, che tra qualche anno cancellerà per sempre dalla memoria dei posteri il popolare sport.

E’ di fondamentale importanza, a tutela della tradizione pontelandolfese, unica nel suo genere nella regione Campania, studiare ed analizzare con attenzione l’odierna sofferenza, per stabilirne le cause ed attivare tutte quelle iniziative consequenziali capaci di guarire il malessere e garantire eterna vita alla Ruzzola del Formaggio e a tutte quelle tradizioni che si configurano come risorse vitali per animare la futura esistenza della comunità sannita.

Sul piatto dell’offerta turistico-ricettiva vanno servite tutte le peculiari risorse del territorio. Dalla bontà delle produzioni eno-gastronomiche alle molteplici manifestazioni folcloriche. Dalle straordinarie bellezze ambientali e paesaggistiche a quelle monumentali, architettoniche ed artistiche, all’immenso patrimonio storico-culturale, alle danze e ai canti popolari, al variopinto e ricco costume delle pacchiane.

Oggi non si può prescindere da una offerta concreta e positiva, che va determinata dalla pianificazione di un programma serio e preciso, mirato ad azioni proiettate verso un unico e condiviso obiettivo. Obiettivo che a Pontelandolfo è rappresentato sicuramente dal recupero delle produttività artigianali, in particolare quella rinomata del settore tessile, e da una promozione allargata dei prodotti agroalimentari tipici, come l’impareggiabile olio extravergine di oliva ortice riconosciuto prestigioso dal Prodal – Centro Regionale di Competenza Produzioni Agroalimentari dell’Università di Salerno sede di Fisciano, il formaggio pecorino ramoso in gastronomia per il suo gusto appetitoso, e non dimentichiamo gli agnelli, che si nutrono delle molteplici varietà di erbe officinali presenti in abbondanza sulle alture pontelandofesi e che danno agli ovini quel sapore e quella succulenza che li rendono unici nel Sannio. E tutto questo per un nuovo slancio, più forte e più convinto, nel piano di ripresa economica-occupazionale di Pontelandolfo e di auspicato ripopolamento di un territorio, fortemente depauperato dall’emigrazione di intelligenze e di braccia lavorative, per dare nuova vita ad un paese dal passato fulgido, che tanto ha dato alla storia d’Italia e tanto dovrà ancora dare.

 

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