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‘Nessuno avrebbe dovuto sottrargli la penna in quel modo’

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Riceviamo e pubblichiamo la nota del giornalista Luigi Grimaldi sulla vicenda de "Il Quaderno".
"Siamo in tanti a dovere tantissimo al direttore Carlo Panella. Non soltanto noi che siamo passati per la straordinaria ed irripetibile esperienza umana e professionale del Quaderno, ma anche noi beneventani che, oltre vent’anni fa, vedemmo irrompere nel panorama dell’informazione sannita il giornale fondato da Carlo con passione e altissimo senso civico. Oggi in città ci sono tante testate, alcune storiche, e altre nuove nate soprattutto con l’avvento dell’on line.
Ciascuna dà diligentemente il proprio contributo al pluralismo e alla democrazia, con l’impegno di tanti giornalisti che fanno questo lavoro prima di tutto per passione e impegno civile. C’è chi addirittura è sotto minacce costanti e che continua coraggiosamente ad andare avanti, chi le ha ricevute in passato, ma nessuno smette o ha smesso di informare.
Sono persone caparbie che comprendono fino in fondo il valore di un articolo da pubblicare in nome di sani principi democratici.
Rappresentano un argine a qualunque tentativo di deriva autoritaria. E non esistono giornalisti buoni o cattivi, come certa classe dirigente politica ormai al declino continua a sostenere, esistono soltanto i giornalisti, come continuiamo a ripetere noi che da anni siamo impegnati anche sul versante sindacale con la Federazione nazionale
della Stampa.
Carlo Panella è un giornalista e, pertanto, nessuno avrebbe dovuto sottrargli la penna in quel modo, senza una spiegazione, senza dargli la possibilità di scrivere sulle colonne che ha diretto un saluto e un bilancio di ventuno anni alla guida di un giornale ormai radicato nei cuori dei suoi lettori. Ho letto i primi messaggi di solidarietà giunti
al direttore Carlo da colleghi giovani e meno giovani di altre testate beneventane.
Sono contento che lo abbiano fatto, è un atteggiamento di grande civiltà. Io, a titolo personale e nel rispetto di chi mi sta leggendo, scrivo queste righe nella consapevolezza che l’amicizia umana e professionale che mi lega a Carlo mi porta a essere fortemente di parte e, come dicono alcuni politici, fazioso.
Ebbene, nella convinzione che schierarmi dalla parte tua, caro direttore, sia per me giusto e doveroso, ti dico pubblicamente di non sentirti solo.
Può essersi conclusa un’era, magari anche gloriosa, ma la città farebbe bene a interrogarsi su cosa è avvenuto, su quanta pericolosità nasconda il silenzio che circonda questo episodio.
Ai colleghi del Quaderno vanno i miei migliori auguri, nella speranza di poter proseguire nel loro lavoro.
A te, Carlo, rinnovo i ringraziamenti per avermi fatto incontrare al Quaderno tante belle persone che altrimenti mai avrei conosciuto e per avermi seguito nella delicata prima fase della professione. E ti invito a fare una sola cosa: non smettere di scrivere e di informare".