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Luciano Di Meo dal “Cantagiro” a produttore “Caso Peruto”

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Il “caso peruto” un formaggio tipico della terra di lavoro, è ormai a concreto e serio rischio di estinzione, visto il continuo spopolamento delle aree rurali e l’abbandono di determinate attività, con l’inesorabile conseguenza di un quasi azzeramento della produzione, ormai soltanto ed esclusivamente a carattere familiare di questo squisito formaggio dal gusto davvero unico.
Tra i luoghi da sempre legati al “caso peruto”, troviamo nella piana del Volturno in provincia di Caserta, poco dopo Caiazzo il piccolo comune di Ruviano ed è proprio presso la “Masseria dei Trianelli”, lunedì scorso, si è parlato di formaggi tipici casertani in via di estinzione e di mela annurca e della sua trasformazione, due prodotti, fiore all’occhiello della Regione Campania.
Luciano Di Meo, titolare dell’azienda, dopo anni passati nel mondo dello spettacolo, è stato per diverse edizioni nello staff del “Festival di Sanremo” e nell’organizzazione del “Cantagiro” il cui “patron” era Ezio Radaelli, un evento estivo molto amato dagli italiani e trasmesso da Rai Uno, si è dedicato alla conduzione di questa sua proprietà trasformandola in un Agriturismo e diventando un cultore, di questa leccornia, molto rara da trovare, dopo la dipartita di tutti e due i genitori, prima il papà e dopo sua madre. E’ stata proprio, quest’ultima a tramandare a Luciano la ricetta originale del “caso peruto”. Nel suo intervento, l’imprenditore, ha illustrato ai presenti, come nasce e quali sono le caratteristiche del “caso peruto”.
Presente anche all’incontro lo chef Carlo Russo di Sant’Agata de’ Goti, conosciuto come “Zì Pauluccio”, il “re” dei derivati della mela annurca. Il maestro nel suo intervento ha detto tra l’altro: ”La mela annurca è come il maiale, non si butta nulla, con la mela bollita si fa l’elisir, con la polpa la mostarda, con la buccia la grappa e con i semi il rosolio”. Tutti prodotti originali, che l’operatore commerciale di Sant’Agata De’ Goti realizza in modo genuino e in eleganti confezioni. Il loro gusto particolare ha affascinato buongustai italiani e di diverse parti del mondo.
Alla fine dell’incontro, per deliziare i palati dei presenti un ricco buffet di salumi, formaggi, friarelli (cime di rapa) e peperoni imbottiti, zuppa di fagioli e ceci con cubetti di pancetta, salsicce piccanti in umido, minestra ammaritata, tagliatelle caserecce e una sfoglia imbottita arrotolata a mo’ di caramelle; pettola e fagioli, salsicce alla brace con patate al forno, tegamini di terracotta con interiora in umido, costolette di maiale alla brace, treccine di mozzarella di vaccina, dolcetti ruvianesi e il vino Pallagrello robusto ma non troppo servito in brocche, ha fatto da cornice all’importante incontro. L’evento è stato coordinato e curato da Antonio Minopoli, presidente dell’Associazione “Sapere i sapori”.