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Storie beneventane – Dalle cantine ai pub…il primo fu il Pub One!

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Le cantine erano i ritrovi più popolari della città, frequentate quasi esclusivamente da uomini. In teoria vi si doveva vendere solo vino, ma in pratica erano locande dove si poteva bere e anche mangiare. Le pietanze erano molto limitate: soffritto di maiale, qualche volta di agnello, trippa e mugliatelli. Tutto rigorosamente piccante per indurre a bere più vino. Funzionavano soprattutto nelle ore serali e spesso chiudevano a tarda notte. Le origini delle cantine sono incerte, mentre la loro fine è databile agli anni Settanta del Novecento. La cantina di Cacataniello era sicuramente la più famosa e si trovava all’ inizio di viale dei Rettori. Un’altra molto rinomata era quella di Cenza Mucci, in contrada Santa Clementina, che in seguito si trasferì al Rione Libertà.

Le cantine, così come le taverne, possono essere considerate le antenate dei pub, un concetto nuovo che arrivò all’inizio degli Anni Ottanta dal Regno Unito. Il pub era inteso come locale pubblico in cui la gente si ritrovava per bere e che poteva servire alcolici, soprattutto birra. C’è da dire che al Teatro Comunale, con ingresso da piazza Santa Sofia, già a fine Anni Settanta erano stati i fratelli Amabile a sperimentare una nuova idea di ristorazione realizzando panini farciti con carne, parmigiana, frigitelli con pomodoro e tante altre bontà, lavorando in sinergia con i forni cittadini di Caruso e Rosiello, e servendo birra. In estate c’era il piano bar in piazza e il servizio ai tavoli.

Ma se parliamo di vere e proprie Public House, come i riferimenti che provenivano dall’Inghilterra o dagli Stati Uniti, il primo in assoluto è stato il Pub One di via San Pasquale con i titolari Vincenzo Cella ed Enzina De Marco. In tanti lo ricordano come un luogo di aggregazione speciale, inaugurato l’11 luglio 1981: nel menu c’erano anche il gulasch e un tiramisù straordinario che ancora oggi viene ricordato e tramandato oralmente di generazione in generazione. I ragazzi si incontravano per bere, mangiare panini e ascoltare musica.

Il Pub One si trovava in una ex officina che fungeva da deposito di cartelli stradali e non aveva nemmeno il pavimento. In tanti ricordano anche le successive proprietà, come quella – forse la più famosa – di Esterino Servodio.

Da Esterino potevi gustare i panini con i nomi degli attaccanti del Napoli di Maradona, le focacce, i fagioli alla messicana, le penne all’arrabbiata, la focaccia del fornarino, la frusta di pane con würstel e frittata, le birre straniere a litro e l’immancabile tiramisù. Al centro del locale c’era un acquario. Spesso si organizzavano serate musicali, spettacoli teatrali e dibattiti politici. A distanza di pochi mesi dal Pub one aprirono anche altri: il Re Gambrinus e la Stella Artois della famiglia Palmieri, poi il Pub Verde di via Pepicelli con il titolare Antimo Collarile, che qualche anno fa ritornò alla ribalta con il Pub Capatosta al rione Ferrovia nei locali che furono dello storico ristorante Pedicini.

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