POLITICA
Benevento o Catanzaro, la politica o la norma

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L’ultimo battibecco, ma solo in ordine di tempo perché qualcosa di certo ancora verrà, avente ad oggetto la destinazione meridionale (Catanzaro o Benevento?) della Scuola di formazione della Magistratura porta all’attenzione dell’opinione pubblica qualche interessante particolare.
In chiave calabrese, le parole ufficiali di Nitto Palma e quelle del presidente della Provincia ricordano che “la sentenza del Tar è immediatamente esecutiva, specie alla luce del fatto che, da parte di Benevento, nessuna istanza di sospensione è stata avanzata al Consiglio di Stato” (il ministro) e ci si trova dinanzi ad “una sentenza talmente giusta che da Benevento nessuno ne ha chiesto la sospensione” (Wanda Ferro). In chiave sannita c’è chi come Cimitile, facendo riferimento ad accordi, ufficiali, del 2007, invece sostiene che “gli impegni assunti dal Ministero e gli oneri che ne derivano – sentenza o non sentenza – debbono essere onorati”. E che "la sentenza del Tribunale amministrativo laziale lascia il tempo che trova" (i gruppi consiliari Udeur).
Il dilemma di sempre, dunque, con un evidente e paradossale riflesso. Dinanzi alla pronuncia di un tribunale, adito per via di un presunto torto subito (da Catanzaro in favore di Benevento, con la benedizione del Guardasigilli d’epoca: Mastella), si contrappongono le ragioni della politica, intesa come modalità non proprio di mediazione ma di accomodamento: “L’allora ministro Angelino Alfano, nella sua venuta a Benevento, aveva garantito (e mi era sembrata la soluzione più corretta) che si sarebbe trovata una soluzione in grado di soddisfare le esigenze sia di Catanzaro che di Benevento”, ha avuto modo di ribadire un salomonico Mastella.
Cosa chiediamo (e cosa rimproveriamo, da sempre, qui ed adesso ed a tutti i livelli a partire dai più alti), allora, alle istituzioni ed a chi le governa: di rispettare la norma o di trovare soluzioni che plasmino la norma?