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POLITICA

Fermi i controlli su contaminazione acqua, Corona: nuovo esposto in Procura

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“A novembre del 2018 Altrabenevento segnalò la presenza di tetracloroetilene nei pozzi di Pezzapiana utilizzati per fornire acqua ai rioni Ferrovia, Libertà e parte bassa del Centro Storico.

L’Arpac, il Comune di Benevento e la Gesesa – scrive Gabriele Corona di ‘Altra Benevento è possibile’ – sapevano che la concentrazione del pericoloso inquinante aveva più volte superato il limite di contaminazione ma nessun provvedimento era stato adottato.

Dopo la nostra segnalazione il sindaco Mastella ci denunciò per “procurato allarme” ma tutti gli esami condotti successivamente dall’ARPAC confermarono che i pozzi di Pezzapiana e anche quelli di Campo Mazzoni erano contaminati da tetracloroetilene.

L’amministrazione comunale e la Gesesa, dopo aver ripetuto varie volte che l’acqua servita ai cittadini era comunque potabile, sono stati costretti a marzo 2019 ad avviare i controlli previsti dal Decreto Legislativo 152/2006, cosiddetta “caratterizzazione”, attraverso esami sulle acque profonde prelevate anche da pozzi (piezometri) appositamente realizzati da una ditta incaricata. 

A luglio del 2019 – prosegue Corona – il Comune di Benevento a seguito delle analisi effettuate fino alla data del 29 giugno 2019 in varie zone di Pezzapiana e Campo Mazzoni, ha formalmente comunicato alla Regione Campania che “le aree oggetto di indagini risultano contaminate” ed ha chiesto l’autorizzazione regionale per ulteriori esami senza interrompere, però, la fornitura di quell’acqua agli abitanti della parte bassa della città.

La Regione con Decreto n. 66 del 31 luglio 2020 ha autorizzato la seconda fase del Piano di Caratterizzazione, come da proposta del Comune di Benevento di giugno 2020, che prevede ulteriori esami per vari inquinanti su 16 punti di prelievo (i pozzi pubblici di Pezzapiana e Campo Mazzoni, i pozzi privati della zona Ferrovia e anche nuovi piezometri) a varie profondità per comprendere lo stato della contaminazione e le possibili cause.

Ma questo lavoro che si doveva concludere entro sei mesi, cioè entro gennaio 2021 – si legge nella nota – non è mai cominciato nonostante la necessità di interventi urgenti a tutela della salute pubblica previsti dal Decreto Legislativo 152/2006.

Il Comune di Benevento ha perso vari mesi per decidere come fare la gara per l’appalto, poi ha pubblicato l’avviso per la iscrizione delle ditte da invitare, successivamente ha chiesto i preventivi a cinque ditte ed infine, il 20 aprile 2021 ha incaricato la ditta Teknimond di fare gli accertamenti per la spesa di € 126.275 euro in contraddittorio con l’ARPAC.

Alla ditta è stato pagato l’acconto del 30% ma i lavori non sono cominciati perché il Comune di Benevento per diversi mesi non ha voluto riconoscere all’ARPAC il compenso richiesto per gli esami da effettuare.

Il Comune ha addirittura nominato un consulente esterno, pagato 6.000 euro, per aiutare il Responsabile del Procedimento dell’ufficio Ambiente a risolvere il contenzioso con l’Agenzia Regionale di Protezione Ambientale.

Agli inizi di quest’anno – spiega Corona – il Comune e l’ARPAC hanno trovato un accordo ma ancora non è stato assunto l’impegno di spesa di € 75.000 per pagare gli esami che si aggiungono ai 126.000 euro per la ditta che deve effettuare prelievi e i piezometri, più 70.000 euro per ulteriori accertamenti inizialmente non quantificati, più 6.000 euro per il consulente.

Quindi, dopo 36 mesi  (da giugno 2019 ad oggi) non sono stati effettuati dal Comune di Benevento altri controlli per la caratterizzazione, cioè i controlli sulla contaminazione da tetracloroetilene delle acque della falda di Benevento, nonostante gli obblighi imposti dal Decreto Legislativo 152/2006.

Su nostra sollecitazione la Gesesa ha effettuato a marzo del 2021  un controllo sul pozzo di Campo Mazzoni che è stato chiuso per la concentrazione di 47 micro grammi/litro di tetracloroetilene, cioè 42 volte la soglia di contaminazione (1,1 microgrammi/litro) e quasi cinque volte la soglia di potabilità (10 microgrammi/litro).

Invece l’acqua dei pozzi di Pezzapiana, anch’essi contaminati, è ancora servita, miscelata al 30% con acqua del Biferno, alla parte bassa della città  e non sono stati neppure realizzati i filtri a carbone attivi annunciati dalla Gesesa un anno fa.

Abbiamo presentato un formale esposto alla Procura della Repubblica ma segnaliamo questa ennesima, incredibile vicenda anche ai consiglieri comunali di opposizione”, conclude Corona.

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