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AMBIENTE

Mal’aria di città, anche a Benevento resta alta l’attenzione sullo smog

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In Italia l’emergenza smog resta un problema cronico. Il 2021 è stato un anno nero, non solo per via della pandemia ancora in corso, ma anche e soprattutto per la qualità d’aria. Su 102 capoluoghi di provincia analizzati, nessuno è riuscito a rispettare tutti e tre i valori limite suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ossia una media annuale di 15 microgrammi per metro cubo (μg/mc) per il PM10, una media di 5 μg/mc per il PM2.5 e 10 μg/mc per l’N02. Lo afferma  il nuovo report di Legambiente “Mal’aria di città” realizzato nell’ambito della campagna Clean Cities.

Non fa eccezione nemmeno Benevento anche se i risultati del capoluogo sannita sono inferiori rispetto al resto della Campania. La media annuale è stata calcolata come media delle medie annuali delle singole centraline di monitoraggio ufficiale delle Arpa classificate come urbane (fondo o traffico).

PM10 – Il capoluogo sannita fa registrare una media di 25 microgrammi per metro cubo. Superiore alle richieste dell’Oms, ma ben al di sotto dei altri centri della regione che vede Avellino a 30 μg/mc, Caserta e Napoli a 27 μg/mc e Salerno con 26. Benevento, secondo il report, bisognerebbe ridurre del 40% le emissioni.   

PM2.5 – In questo caso, il capoluogo sannita non fa meglio degli altri centri campani. Benevento fa registrare una media di 14 μg/mc: l’Oms pone il paletto a 5 μg/mc. Secondo lo studio bisognerà ridurre del 63% le emissioni per non essere fuori legge. In Campania fanno meglio Caserta e Salerno che si fermano a 12 microgrammi, mentre sono ancora più in alto Napoli ed Avellino con 16.

NO2 – Benevento fa registrare il valore di 17 μg/mc, mentre la media consigliata dall’Oms è di 10 microgrammi. L’obiettivo da raggiungere è ridurre le emissioni del 39%. Le altre realtà campane fanno tutte peggio, mentre solo Avellino ottiene lo stesso risultato del capoluogo.

A livello nazionale ben 17 sono le città con i valori più alti di polveri sottili, ovvero che superano i valori OMS per più del doppio con Alessandria che nel 2021 ha registrato una media annuale di PM10 pari a 33 µg/mc rispetto al limite OMS di 15 µg/mc; seguita da Milano con 32 µg/mc, Brescia, Lodi, Mantova, Modena e Torino con 31 µg/mc. 

Undici quelle più inquinate da PM2.5 che superano di oltre 4 volte i valori OMS con le criticità maggiori registrate a Cremona e Venezia (media annuale 24 µg/mc contro un valore OMS di 5 µg/mc) e ben 13 le città più inquinate da biossido di azoto – NO2 – ovvero che superano il limite per più di tre volte con Milano e Torino in forte sofferenza. Il capoluogo lombardo nel 2021 ha registrato una media annuale di 39 µg/mc contro un valore OMS di 10 µg/mc, mentre la città di Torino (37 µg/ mc).

Di fronte a questo quadro e agli obiettivi di riduzione da raggiunger, l’associazione ambientalista rilancia le sue proposte in ambito urbano. Oltre all’importanza di ridisegnare lo spazio pubblico urbano a misura d’uomo (con quartieri car free, “città dei 15 minuti” in cui tutto ciò che serve sta a pochi minuti a piedi da dove si abita, strade a 30 km all’ora, strade scolastiche, smart city), occorre anche aumentare il trasporto pubblico elettrico con 15.000 nuovi autobus per il TPL (rifinanziando il Piano Nazionale Strategico della Mobilità Sostenibile a favore di soli autobus a zero emissioni); nuove reti tranviarie per 150 km (o filobus rapid transit); cura del ferro (500 nuovi treni e adeguamento della rete regionale con completamento dell’elettrificazione). Incentivare la sharing mobility anche nelle periferie e nei centri minori, realizzare 5.000 km di ciclovie e corsie ciclabili, rendere l’80% delle strade condivise tra cicli e veicoli a motore. Vietare la commercializzazione dei veicoli a combustione interna al 2030 (al 2035 per camion e autobus interurbani prevedendo una strategia per il biometano liquido per l’autotrazione) e prevedere lo stop agli incentivi per la sostituzione dei mezzi più vecchi e inquinanti a favore di mezzi più nuovi ma ugualmente inquinanti. Sul fronte del riscaldamento domestico, serve un piano di riqualificazione energetica dell’edilizia pubblica, con abitazioni ad emissioni zero grazie alla capillare diffusione di misure strutturali come il “Bonus 110%” e che favorisca il progressivo abbandono delle caldaie a gasolio e carbone da subito, e a metano nei prossimi anni verso sistemi più efficienti alimentati da fonti rinnovabili (es. pompe di calore elettriche).

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