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CRONACA

Sparato col fucile e bruciato in auto sul Monte Taburno: due arresti per l’omicidio Improta

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Sono accusati di omicidio premeditato e soppressione e distruzione di cadavere. Per questa ragione il 50enne Paolo Spitaletta e il 31enne Pierluigi Rotondi, entrambi di Tocco Caudio, sono stati arrestati questa mattina dai carabinieri della Compagnia di Montesarchio e del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Benevento, al termine di una indagine coordinata dalla Procura della Repubblica.

L’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Benevento, si riferisce all’omicidio di Valentino Improta, 26enne di Montesarchio: il suo corpo carbonizzato fu trovato il 4 maggio 2018 all’interno di una Fiat Grande Punto completamente incendiata in località Cepino di Tocco Caudio, un luogo isolato sul Monte Taburno. Non solo: la giovane vittima era stata colpita anche con due colpi di arma da fuoco, calibro 12, all’altezza della nuca e a distanza ravvicinata.

LA RICOSTRUZIONE – Le attività investigative, condotte dai militari del Nucleo Operativo Radiomobile della Compagnia di Montesarchio, collaborati del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Benevento, hanno consentito di delineare il movente dell’omicidio, ossia il timore che Improta potesse rivelare i complici della rapina pluriaggravata commessa il 10 aprile del 2018 che portò alla morte dell’83enne Giovannandrea Parente e all’arresto del 50enne, nonché altri furti e rapine commesse insieme agli arrestati.

Le indagini hanno consentito di documentare che il 26enne, agitato per essere l’unico destinatario dell’informazione di garanzia per i fatti delittuosi, aveva minacciato il complice Spitaletta di fare il suo nome alle forze dell’ordine se, nel caso in cui fosse stato arrestato, non avesse ricevuto assistenza economica per sé e la sua famiglia, anche per sostenere le spese legali per la propria difesa.

Spaventati dal fatto che il ragazzo potesse collaborare con la giustizia per alleggerire la sua posizione processuale in ordine all’omicidio di Parente, il 50enne, in concorso con l’altro indagato 31enne, avrebbero premeditato e ucciso Improta, simulando l’organizzazione di un furto di rame sul Taburno. La vittima, allettata dalla proposta, era così caduta nella trappola ordita dai due indagati.

IL FINTO FURTO DI RAME E L’OMICIDIO – Con l’ausilio di localizzazioni satellitari dei veicoli, delle attività tecniche di intercettazioni telefoniche e ambientali, corroborate dagli accertamenti tecnici eseguiti dal RIS di Roma nonché dall’analisi dell’autovettura incendiata e dalla consulenza medico–legale, è stata ricostruita l’azione omicida.

La sera del 2 maggio 2018 la vittima, a bordo del veicolo di proprietà della madre, alle ore 22 circa ha raggiunto i due arrestati, che erano a bordo di un’altra vettura, nei pressi del ristorante il Querceto di Tocco Caudio, dove si erano dati appuntamento per rubare il rame.

I tre, dopo aver raggiunto la località Le Martine di Tocco Caudio, si sono però divisi: mentre il 31enne Rotondi è rimasto a bordo del veicolo in sosta in Contrada Le Martine, in attesa che venisse consumato l’omicidio, il 50enne è salito a bordo della Punto condotta da Improta e, dopo averlo condotto in un luogo isolato della località Cepino del Monte Taburno, parcheggiata la vettura in una piazzola di sosta, all’interno della stessa gli ha sparato con un fucile a canne mozze.

Dopodiché ha distrutto il cadavere, appiccando il fuoco all’autovettura, in modo da assicurarne la definitiva sottrazione alle ricerche altrui e per distruggere le tracce del reato.

Infine, immettendosi sul sentiero posto sul lato opposto dell’area di sosta e percorrendolo a piedi per circa 30 minuti, ha raggiunto l’area agreste dove l’attendeva il suo complice Rotondi, per poi darsi alla fuga.

Le indagini hanno inoltre evidenziato come Spitaletta già in passato avesse utilizzato la stessa località montuosa-boschiva per commettere altri cruenti delitti, con la medesima arma utilizzata per l’omicidio.

Ai due soggetti sono stati notificati i provvedimenti restrittivi rispettivamente presso il centro penitenziario di Napoli Secondigliano, dove è detenuto il 50enne per la rapina pluriaggravata e l’omicidio preterintenzionale di Giovannandrea Parente, e la Casa Circondariale di Benevento, dove è invece il 31enne Rotondi per una rapina consumata nel 2017.

Nell’ambito dell’indagini, inoltre, altri due soggetti – un 48enne e un 36enne della Valle Caudina – sono stati raggiunti rispettivamente da misura cautelare dell’obbligo di dimora nel Comune di Bonea e obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria poiché ritenuti responsabili di favoreggiamento personale nei confronti dei due arrestati.

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