Scuola
Benevento, il 17 novembre corteo studentesco contro la Buona Scuola

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Innanzitutto, come per ogni manifestazione che lo richiede, il Collettivo Autonomo Studentesco ha provveduto ad autorizzare alle autorità competenti il percorso del corteo, dunque prima di dire il falso, le scuole in questione dovrebbero informarsi poiché è una vera e propria calugna nei confronti di un’organizzazione che ha sempre pensato a tutelare gli studenti che manifestano, alla dirigente sarebbe bastata una chiamata in questura prima di dire baggianate. Inoltre tale scuola non è nuova a questo genere di diffamazioni pertanto prenderemo provvedimenti.
Seconda cosa gravissima sta nel fatto che, sempre secondo la dirigenza, a manifestare non sarebbero gli studenti, allora chiediamo alla stessa chi c’era in piazza il 13 ottobre? Il collettivo autonomo studentesco è un’organizzazione che coinvolge gli studenti e le studentesse di tutte le scuole, invece di sostenere illazioni si presentasse in piazza, a noi parlano i fatti e la miriade di manifestazioni fatte dentro e fuori le scuole che caratterizzano la nostra storia.
Terza cosa, e a nostro parere anche la più grave tra tutte, è la minaccia nei confronti di chi vuole manifestare per un proprio diritto, in questo paese esiste il diritto a manifestare, scioperare e soprattutto a poterlo fare liberamente, queste minacce sono l’ennesima dimostrazione che mai come oggi è fondamentale difendere i diritti di chi subisce la prepotenza e l’arroganza di chi occupa i piani alti del mondo della scuola. È una vergogna oltre che un immenso sopruso e abuso, abuso che rimanda al motivo per il quale venerdì 17 scenderemo in piazza.
Il 17 Novembre, infatti, – aggiunge il CAS – ricorre la giornata internazionale dello studente per ricordare i 9 studenti uccisi a Praga dalle forze dell’ordine, gli oltre 1200 studenti deportati e la chiusura di tutte le università dell’allora Cecoslovacchia. La Generazione Ribelle ha scelto questa giornata come seconda data di mobilitazione nazionale proprio per evidenziare il paradosso venutosi a creare oggigiorno. Se da un lato la data del 17 novembre ci ricorda che il diritto allo studio è stato il risultato di dure lotte portate avanti dai giovani in tutto il mondo e pagate a caro prezzo, dall’altro oggi assistiamo al completo smantellamento dell’istruzione pubblica. La Legge 107, che rappresenta l’acme e il nodo pregnante di quanto detto sopra, ha decretato la trasformazione di migliaia di studenti in mano d’opera a costo zero, in lavoratori sfruttati e privi di diritti in nome dell’istruzione. La deleteria sostituzione delle scuole in aziende è ormai un dato di fatto: i Dirigenti sono chiamati ad amministrare gli istituti per renderli appetibili ai privati e competitivi per il mercato del lavoro, dirigenti che sono quindi incentivati a sperimentare e mettere in pratica strumenti sempre più repressivi e punitivi atti ad arginare la decisionalità degli studenti.
Il sapere critico ed eclettico è stato sostituito da una miriade di nozioni (inutili) che non devono aiutare ad affrontare il mondo con consapevolezza, ma devono essere funzionali ad una squallida valutazione in stile INVALSI, come se una persona, una soggettività, possa essere ridotta ad un numero.
I docenti de-professionalizzati e dequalificati, ridotti ad esecutori e “guardiani”, sono costretti a svolgere mansioni in antitesi al ruolo di educatore che sono chiamati a svolgere: essi dovrebbero aiutare a sviluppare la coscienza critica degli studenti e non aiutare lo smistamento di questi ultimi nei luoghi di lavoro. Purtroppo sappiamo bene che docenti e studenti non rappresentano una priorità, non sono riconosciuti come interlocutori degni di essere ascoltati, basti pensare allo sciopero dei docenti di pochi giorni fa conclusosi con una raffica di cariche e manganellate.
Il “confronto” tenutosi poche settimane fa, proprio a Benevento, tra gli studenti e il ministro Fedeli ha provato la sordità delle istituzioni che si sono mostrate sia fiere della pubblica (D)istruzione da loro messa in atto sia millantatrici rispetto ai soprusi che gli studenti subiscono nei luoghi dell’alternanza.
Non possiamo più tollerare la precarietà, l’abitudine allo sfruttamento che vogliono inculcarci, noi siamo i cittadini del domani, – conclude il Collettivo – noi siamo la generazione che pretende rispetto e dignità, che vuole essere protagonista della propria vita e del proprio tempo”.