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Cittadini

Degrado a Benevento, la lettera di un cittadino: “Chi deturpa il passato non ha futuro”

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Tutela del patrimonio artistico-culturale, valorizzazione del centro storico e una riflessione sul vandalismo. Il cittadino Carlo Cavallo ha inviato una lettera alla nostra redazione in merito alla promozione culturale a Benevento.

“Quando i longobardi decisero di stabilire proprio a Benevento il loro ducato meridionale, in città si respirava ancora la grandezza di Roma, nonostante il consesso cittadino fosse costituito da Sanniti originari, Romani delle varie colonie, aggregazioni di Goti, Bizantini di diversa estrazione, in un tessuto urbanistico lacerato da decenni di eventi bellici.

Fu Zottone, primo duca di Benevento, con la conquista nel 571, a dare l’avvio ad una rinascita della città. Nel periodo longobardo, infatti, Benevento è sede di una delle zecche più importanti d’Europa, è la città di una scrittura e canto propria, è la città del Sacrum Palatium, la sontuosa reggia longobarda che dovrebbe trovarsi sotto Piazza Piano di Corte e che ospita Paolo Diacono, uno dei massimi storici medievali…

Non sono titolato ad essere uno “storico” della città di Benevento, ma è la mia città, abito questa città, e parlare di abitare vuol dire evidentemente far riferimento ad un fenomeno sociale ed umano totale. Dopo gli articoli sulla movida Beneventana tra piazzetta Vari e piazza Piano di Corte (con tutto quello che viene lasciato a terra e sui muri e/o portoni di casa), dopo il deprecabile atto di vandalismo dell’abbattimento delle colonnine dell’Arco di Traiano e delle panchine in marmo della ”Spina Verde”, di rione Libertà, le campane per il vetro vuote ma circondate a terra da buste piene di bottiglie, il degrado cittadino dell’immediata periferia, ma che danno il “benvenuto” in città ( mi riferisco a Via Avellino, Via Luigi Intorcia, rione Stazione Centrale, zona santa Clementina e tanto altro), spero che questa città ritorni ad essere civile come un tempo, invitando i cittadini di dare una mano a se stessi, perché una città pulita e ordinata deve essere innanzitutto l’espressione dell’amore dei cittadini che la abitano.

E questo, non possiamo non chiedercelo, quando si passeggia per le vie del centro imbrattate di scritte, disegni di dubbio gusto e schizzi poetici che con la poesia non hanno nulla a che fare! E non lo possiamo evitare nemmeno quando ci si trova a camminare tra le aree verdi interne alla città, dove troviamo di tutto: bottiglie vuote, sacchetti della spazzatura aperti, erba incolta e laghetti in cui, in acqua putrida, galleggiano carta, plastica e vetri rotti, cicche di sigarette, medaglie di chewingum e deiezioni canine; Via Vari, una delle più caratteristiche vie della città, è lasciata in completo degrado e così vale per le vie adiacenti piazza Duomo. Il problema delle scritte è solo la punta di un iceberg, ma la vera questione è la mancanza di senso civico ed educazione dei cittadini, che dovrebbero manifestarsi nel rispetto del bene comune e nella tutela dei patrimoni artistici, orgoglio di tutti i Beneventani. Il Comune ha chiuso il centro storico alle auto ma manca un controllo da parte delle forze dell’ordine (Piazzetta F.Torre e per la sera: piazzetta Vari, piazza Piano di Corte, via Verdi, Piazza Guerrazzi, Arco di Traiano, piazza Roma) che dovrebbero far rispettare divieti e regole, ma molto spesso sembra che chiudano un occhio sorvolando sui problemi.

L’assenza di senso civico e lo stato di abbandono in cui versano alcune delle più antiche zone del centro cittadino sono tra le criticità più lampanti che emergono “oggi”, se vogliamo far decollare la città.

Il patrimonio artistico-culturale di ogni città, di ogni nazione, rappresenta l’identità di un determinato luogo e, di conseguenza, l’identità di ognuno di noi. Al di là del danno erariale, ogni atto vandalico è una ferita che potrà forse rimarginarsi, ma che lascerà una cicatrice indelebile proprio come in un corpo umano. Ma un popolo che dimentica, distruggendolo, il proprio passato, su quali basi può pensare di costruire il proprio futuro?

Se all’improvviso non esistessero più le chiese, le piazze, le strade, i monumenti della nostra città, se non potessimo vedere mai più quel paesaggio consueto che è impresso nel nostro dna, ci sentiremmo persi anche noi, disorientati, sradicati. Avremmo perso i nostri punti di riferimento, avremmo perso la nostra stessa identità di cittadini. L’abitare è dell’uomo. L’abitare è una modalità con cui si edifica la società, è il modo con cui l’uomo è sulla terra; abitare la città significa appartenerle; c’è un vecchio proverbio arabo che dice “spazza davanti al tuo uscio e tutta la città sarà pulita”. Insomma, dobbiamo essere noi stessi, anche tramite associazioni di volontariato o comitati regolarmente costituiti, a gestire e salvaguardare il bene comune”.

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1 Commento

1 Commento

  1. Marco

    18 Lug, 2017 a 12:41

    Mi dispiace, tanto, vedere che i giovani di oggi non salvaguardano il loro territorio, anzi, lo imbruttiscono, lo seviziano e lo lacerano. Forse perché non vi è un forte senso di appartenenza, forse perché non vi è un senso civico e morale adeguato, forse perché l’educazione non è stata sufficiente ad inculcare in loro il rispetto in generale. Già perché è di questo che si tratta. Imbrattare un muro, un monumento, buttare una carta o una bottiglia a terra, è dichiarare implicitamente che te ne freghi degli altri, poiché quello spazio, quel territorio, non ti appartiene, o meglio, non appartiene solo a te. Purtroppo i giovani (ma anche i meno giovani) non vedono più al futuro ed il rispetto per loro stessi è come una carta da buttare.

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