Regione Campania
Il piano regionale dei rifiuti negli dettagli

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Trentasei mesi per uscire dalla crisi. Riduzione dei quantitativi prodotti, differenziata al 50 per cento in tutti i Comuni della Campania, eventuale nomina dei commissari ad acta nei circa 200 centri che sono ancora al di sotto della soglia del 35%, e impiantistica diversificata: è questa la "ricetta" della giunta Caldoro per riportare la Campania alla normalità nella gestione del ciclo dei rifiuti. Oggi, nella sala giunta della Regione, è stato presentato il piano mentre a Napoli restano milleseicento tonnellate. Le immagini dei sacchetti accumulati lungo le strade della città vengono rilanciate dalle televisioni, con il caldo che minaccia di peggiorare la situazione.
All’assessore all’Igiene Urbana, Paolo Giacomelli, che con i giornalisti si è detto preoccupato della situazione, ha risposto Caldoro dicendo che è opportuno parlare ai tavoli istituzionali. Una crisi, ha spiegato sempre il presidente della Giunta regionale della Campania, causata dal fatto che due discariche su quattro – Chiaiano e Sant’Arcangelo – o sono chiuse o accolgono solo pochissimi rifiuti. La Campania, è stato detto oggi nella presentazione del piano redatto dagli esperti guidati dal professore Arena della Secondo Università di Napoli, non dovrà più dipendere dal fragile sistema delle discariche scegliendo invece la strada moderna dello smaltimento che, attraverso la lavorazione negli impianti, produce reddito. Bisogna scongiurare crisi che, ha detto Caldoro, la criminalità organizzato vuole per poter lucrare. Per il futuro si punterà, dunque, su altri tre termovalorizzatori oltre a quello di Acerra, che è già in esercizio e che non bruciare la frazione secca delle cinque province. I termovalorizzatori saranno realizzati, così come previsto, a Napoli-Est e a Salerno. Un altro impianto verrà realizzato nel Giuglianese per bruciare le ecoballe che sono state stoccate nel corso degli anni a Taverna del Re: sarà in esercizio dai 15 ai 20 anni. Poi è prevista la realizzazione di un gassificatore capace di trattare 80mila tonnellate di spazzatura ma si punterà molto anche sulla conversione degli Stir che potranno produrre un particolare di compost che sarà utilizzato, come ha spiegato l’assessore all’Ambiente, Giovanni Romano, per il risanamento delle oltre mille cave dismesse e che sono state censite nella intera regione. Intanto, la crisi di Napoli suscita polemiche.
Le altre province della Campania (che hanno raggiunto un equilibrio anche trasferendo ad Acerra per la combustione la frazione secca; operazione che serve a svuotare i depositi) non vogliono sentire affatto parlare di "sprovincializzazione", ovvero di individuare nelle altre province discariche a servizio di Napoli.Gli industriali chiedono interventi tempestivi e risolutivi denunciando che "la situazione di costante emergenza rifiuti che caratterizza l’area napoletana rischia di provocare ulteriori danni all’immagine della città e in particolare alle attività turistiche, con esiti devastanti per un’economia locale già in affanno".