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Sospensione servizio mensa, la Quadrelle 2001: “L’ordinanza deve essere revocata”

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Il responsabile della cooperativa Quadrelle 2001, Salvatore Balestrieri, interviene in merito alla Comunicazione dell’ordinanza sindacale che ordina la sospensione dell’attività del servizio mensa del Comune di Benevento.
La ditta ha inviato una nota al prefetto del capoluogo, al sindaco Mastella, all’assessore al ramo Ingaldi e al dirigente di riferimento Castracane per specificare alcuni punti della questione.
“In data odierna – scrive la cooperativa -, da notizia appresa direttamente da quotidiani il sindaco di Benevento, Clemente Mastella, ha emesso un’ordinanza di sospensione dell’attività sulla scorta di comunicazione Asl inerente lo sversamento di rifiuti urbani, all’interno della struttura aziendale, che, come indicato nell’ordinanza sindacale sotto la voce “Considerato”, “… può costituire motivo di contaminazione cibi e pericolo per l’igiene e la salute pubblica, segnatamente sotto il profilo della sicurezza alimentare, atteso che la Quadrelle 2001 è appaltatrice del servizio di ristorazione scolastica per conto di questo comune.

Lo scorso 2 marzo – prosegue Balestrieri -, presso lo stabilimento produttivo si sono recati, per una visita ispettiva, sia la locale e competente Asl (si, quella a cui si riferisce il primo cittadino), e sia una pattuglia di Carabinieri del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità di Salerno. Dal verbale rilasciato dai NAS si evince (punti salienti) quanto segue: “Le condizioni igieniche – strutturali sono da considerarsi in linea con la normativa vigente in relazione all’attività svolta, salvo per gli inconvenienti [attenzione: inconvenienti] in appresso indicate:

Assenza di alcuni pannelli della controsoffittatura e presenza di alcuni deteriorati a causa di umidità proveniente dal sottotetto; Presenza di ruggine attecchita alla parte inferiore di una porta in ferro presente nell’area di confezionamento pasti; Utilizzo di un servizio igienico ubicato nell’area di confezionamento pasti non idoneo in quanto mancante della necessaria areazione; Presenza di trappole per roditori posizionate all’interno dell’intero laboratorio di produzione pasti e non corretta indicazione delle stesse, con necessità di revisione della specifica attività in autocontrollo.

Che, in parte di detto viene riportato quanto segue: “corretta attuazione dell’autocontrollo aziendale / tracciabilità / rintracciabilità dei prodotti alimentari detenuti /preparati; Che, in alcuna parte è dato riscontrare una criticità che possa “costituire motivo di contaminazione cibi e pericolo per l’igiene e la salute pubblica”.

Dal verbale redatto dall’Asl – spiega la nota – si evince (punti salienti) quanto segue: Presenza pannelli controsoffittatura con infiltrazione area preparazione pasti speciali e area lavorazione macchiati;  Porta uscita pasti confezionati: una delle ante presenta nella parte inferiore sezione con ruggine e non aderenza al pavimento; Servizio igienico adiacente all’area confezionamento pasti: carente aereazione, con presenza di pannelli della controsoffittatura con macchie di umidità, con presenza di armadietti; tenuto conto di quanto rilevato se ne diffida l’utilizzo fino a ripristino di condizioni igienico – sanitarie; Area esterna: pur se si è rilevata la pulizia dell’area antistante in relazione alle erbacce, si rileva nell’area retrostante rifiuti di cartone e plastica messi
alla rinfusa e nell’area antistante si rileva la presenza di cassonetti in disuso da eliminare ad horas; Si rileva presenze di trappole in sala preparazione e non corrette indicazione del cartello apposto in corrispondenza della stessa con necessità di revisione della specifica procedura in autocontrollo.
Le non conformità 1 e 2 potrebbero comportare una non idonea pulizia e sanificazione; le n. 2 e 4 potrebbero comportare l’intrusione di insetti striscianti.”.
Per la risoluzione di dette non conformità – sottolinea la cooperativa – l’Asl ha disposto: “la quarta non conformità venga risolta ad horas e di tanto se ne darà finale comunicazione al sindaco; per le prime due non conformità la risoluzione entro 20 giorni”. La verifica ispettiva da parte dei due organi di controllo – Asl e Nas – oltre ad evidenziare una corretta attuazione del piano di autocontrollo, ha rilevato solo delle normali non conformità. La competente Azienda sanitaria ha rinvenuto rifiuti solidi urbani corrispondenti a “cartoni e plastica”, ed ha rilevato la presenza di cassonetti “in disuso”, e non “utilizzati”, e che da nessuna parte si evincono rifiuti come quelli indicati dell’ordinanza sindacale.
Per inciso – scrive Balestrieri – in data 23 novembre 2016, a mezzo PEC, registrata con numero di protocollo n. 103097, del 24 novembre, è stata protocollata una richiesta da parte della scrivente di inserire il nominativo dell’Azienda, fornendo tutti gli elementi necessari, nel novero delle aziende utilizzatrici del servizio di prelievo rifiuti solidi urbani e che, a quella richiesta, non è stato dato alcun seguito. Per la risoluzione del problema, la scrivente si serve di idonee aziende di prelievo di rifiuti, non potendo (per quale motivo?) utilizzare il servizio pubblico.

Per quanto sopra premesso – prosegue la nota -. L’Ordinanza sindacale non ha motivo alcuno di esistere. Si parta da un elementare presupposto. In caso di (reale) pericolo di contaminazione di alimenti e consequenziale pericolo per la salute pubblica, le Istituzioni ispettive del giorno 2 marzo – ricordiamolo: era giovedì – avrebbero potuto [Rectius: Dovuto] procedere alla chiusura immediata dello stabilimento con la prescrizione di rimozione immediata per la riapertura. Cosa che in alcuna parte dei già menzionati verbali è dato di evincere. Interpretazione, questa, assolutamente soggettiva, personale e non accettabile sotto qualsivoglia profilo la si intenda osservare, con evidente eccesso di potere. Tant’è vero che il venerdì 3 marzo – il giorno seguente – la produzione dei pasti è regolarmente avvenuta senza alcun impedimento da parte delle Istituzioni competenti, Asl o Nas, che dir si voglia.
Da alcuna parte si evince la presenza di rifiuti pericolosi – attacca la Quadrelle – ovvero potenzialmente nocivi alla salute pubblica in quanto “contaminanti” (si ricorda: cartoni e plastica!!!). Ma, intanto, il sindaco, temendo chissà cosa, ha immaginato la presenza di scorie radioattive, elementi chimici, o forse (alzi la mano chi lo ricorda!) la presenza di amianto. Intanto, però, attorno a questo laboratorio, neanche si trovasse a Seveso o a Chernobyl, si continuano a vedere contaminazioni, agguati alla salute pubblica, ed ogni altro tipo di pericoli che però sfuggono alle istituzioni di controllo che si sono avvicendati negli ultimi mesi, passando per la “solita” Asl, Nas, Arpac, Forestale (ebbene si, anche questo glorioso e spesso ingiustamente dimenticato corpo), Ufficio Tecnico, Vigili, Servizio Veterinario, Dirigenze, Assessori, Comitati Mensa, e quant’altro (ho dimenticato qualcuno? Chiedo scusa! Eravate in troppi). No, i Boy Scout non sono venuti, quali volontari, per controllare. Non ancora almeno! Li aspettiamo…
L’ordinanza – si legge nella missiva – prevede la rimozione dei “pericolosi rifiuti” (mi domando: stiamo parlando di scarti alimentari o di scorie di uranio arricchito?), ed ordina la sospensione delle attività produttive fino al completamento di detta rimozione. Orbene, al di la dell’interpretazione del tutto personale, irragionevole e sproporzionata, oltre che illegittima, si pone un quesito basilare. La nostra azienda effettua(va) il servizio di mensa scolastica per le utenze scolastiche di codesto Ente senza ricevere alcuna contestazione per la bontà del lavoro svolto. È un’azienda presente sul comprensorio comunale di Benevento (credo!) e come tale dovrebbe essere fruitore di diritti al pari di altre aziende allocate sul territorio comunale. Del resto le pari opportunità, ossia la parità di trattamento, è un diritto sancito dalla nostra Costituzione, all’art. 97. Bene. Come accennato precedentemente nelle “premesse”, in data 23 novembre 2016 ha chiesto al Comune di Benevento di provvedere alla rimozione dei rifiuti solidi urbani che venivano prodotti nello stabilimento. Tale richiesta è stata inviata alla PEC del Comune che, il successivo giorno, ha inoltrato, sempre a mezzo PEC, la ricevuta di protocollo.
Da quella data – spiega la ditta – la scrivente non ha ricevuto nessuna risposta, contatto, approvazione, diniego, o altro che testimoni un minimo interessamento da parte di un Ente che, al contrario, dovrebbe essere partecipe delle attività produttive locali, e non ricordarsene solo quando le deve sospendere! Ma… la vogliamo dire la realtà? Mi sembra giusto che, alfine, si conoscano le vere ragioni per cui il sindaco sia giunto a tale conclusione. Il 16 febbraio scorso è giunta una richiesta di disponibilità ad accettare una proroga contrattuale per portare il servizio fino al 31 maggio prossimo. Ad oggi non abbiamo ancora dato una risposta, dovendo risolvere delle problematiche organizzative con i sindacati e le maestranze. Il primo cittadino, evidentemente, ha ritenuto il nostro silenzio come un diniego alla disponibilità di prosecuzione del servizio. Un caso del genere non avrebbe sicuramente fatto fare una bella figura alla sua amministrazione. Ed allora? Troviamo una scusa e sospendiamo la mensa prima del giorno 7 marzo.

In tal modo – conclude Balestrieri – si mettono a posto più punti: L’Amministrazione non perde la faccia (deve ancora perderla???) con la cittadinanza; Anzi… ci fa una bella figura passando come “Salvatore della Patria” come difensore della salute pubblica. No On.le sindaco,, mi creda, non è così che si agisce. L’Ordinanza è nulla. Di diritto e di fatto. Illegittima nel merito e nelle motivazioni. Di detta ordinanza si invita e contestualmente si diffida ad emettere una immediata revoca dell’Atto sospensivo, comunicando, a qualunque mezzo, la normale attività del servizio mensa per la giornata di lunedì e seguenti. Lei ed i Suoi collaboratori non vi siete posti il minimo problema di comunicare a mezzo PEC ad un’Azienda, alle 19:07, un’Ordinanza di sospensione attività, a nulla importando che a quell’ora gli uffici fossero chiusi e che tale atto, se non fosse stato riportato come notizia dagli organi di stampa, la scrivente l’avrebbe conosciuta solo lunedì, quando cioè operai e dirigenti si sarebbero recati nello stabilimento per attendere dati che nessuno avrebbe mai comunicato. Nulla ricevendo entro le prossime ore la scrivente provvederà ad agire quale parte civile anche contro la Sua Ordinanza, come già fatto per la precedente revoca dall’ex Dirigente Angelo Mancini. In momenti storici così difficili l’unica risposta che lei sa dare è maltrattare le poche attività produttive ancora in circolazione? Prosit, On.le Sindaco. Prosit”.

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