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Comunità Montana del Taburno, Marciano attacca Buonanno

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“All’indomani del risultato e dello scempio politico che si è consumato ieri presso la Comunità montana del Taburno, degno epilogo della bagarre e telenovela in atto da mesi, non posso tacere. Premesso che rivolgo un affettuoso ringraziamento all’amico Montella per l’egregio lavoro svolto in un periodo di vacche magrissime, in quella Comunità a cui, purtroppo, noi di Durazzano da pochi anni non apparteniamo più, credo che ciò a cui abbiamo assistito ieri e nei giorni, nonché mesi, precedenti, non possa essere definito estremamente edificante”.

A scriverlo in una nota è Francesco Marciano, consigliere comunale di Durazzano, che commenta così l’elezione di Giacomo Buonanno alla guida della Comunità Montana del Taburno.

“E non faccio riferimento – aggiunge – ai rappresentanti dei partiti di centrosinistra che, malgrado tutto ed in ottemperanza alle discutibili leggi dell’opportunismo politico, hanno semplicemente colto la palla al balzo per segnare un gol rappresentato dalla “conquista del potere”. Faccio, invece, esplicito riferimento a quei consiglieri, tra cui, in base alle notizie in mio possesso, rientri anche il neopresidente che, pur rifacendosi ai principi ed ai valori di centrodestra, per alcuni addirittura di Forza Italia, hanno operato per scalzare un presidente di Forza Italia ed una giunta di centrodestra, pur di accaparrarsi una poltrona!

Se questo è il modo di concepire la politica – continua Marciano – allora non bisogna sbalordirsi se partiti come il M5S stravincono ad ogni elezione, non bisogna sorprendersi se i giovani come me si sentono lontani dalla politica e non rappresentati da essa, non bisogna impressionarsi per i magri risultati che consegue il proprio partito.

Sono cosciente – conclude nella nota – che la coerenza non è una virtù di tutti e che a volte i numeri devono far inghiottire qualche boccone amaro, ma credo, e con forza lo chiederò al nostro Coordinatore provinciale, che è arrivato il momento di cambiare rotta, di iniziare a serrare le righe del partito, di avere il coraggio anche di qualche espulsione, partendo, ad esempio, proprio da coloro i quali hanno determinato la caduta di Montella e che con il loro agire non hanno fatto altro che recare danno ad un’intera classe dirigente che, tra mille difficoltà, sta cercando di ricostruire un partito dilaniato”.

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