POLITICA
Debiti di Palazzo Mosti nei confronti degli avvocati. I grillini: “Il Comune può diventare casa di vetro?”

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“Tre milioni e duecento sedici euro. A tanto ammonta il debito che Palazzo Mosti ha maturato nei confronti di 115 avvocati del Foro di Benevento. La cifra a sei zeri. così come alcuni dei nomi inseriti nella lista dei creditori, ha avuto ampia risonanza, non solo mediatica. Le parcelle, che dovranno essere saldate legittimamente ai professionisti che hanno svolto il loro lavoro, costituiscono un’ulteriore voce iscritta tra le passività di bilancio del Comune di Benevento.
La vicenda, però, consente di fare alcune considerazioni. Sarebbe un bel gesto se al-cuni tra gli avvocati creditori, noti rappresentanti locali della politica nazionale, rinunciassero alla loro pretesa creditoria nei confronti del Comune. Potrebbero fare in modo che gli importi venissero destinati a scopi alti e socialmente irrinunciabili. Giusto a titolo di esempio: sostenere le attività produttive o realizzare piccoli interventi strutturali nelle zone colpite dalla recente alluvione.
Il funzionamento dell’Ufficio le-gale di Palazzo Mosti andrebbe ripensato in maniera radicale: l’affidamento a legali esterni dovrebbe essere la soluzione estrema e non la regola, il personale interno andrebbe motivato e formato in modo da prediligere la risoluzione delle controversie in via stragiudiziale. Gli incarichi, al di là della short-list, stando agli elenchi pubblicati, lasciano immaginare che vengano affidati discrezionalmente e, per lo più, ai “soliti noti”. Sarebbe corretto e auspicabile un meccanismo di rotazione e di estrazione a sorte dei professionisti. In assoluta trasparenza.
E, proprio la perfetta trasparenza nei confronti dei cittadini, che renda la macchina comunale una casa di vetro, è uno dei capisaldi della “rivoluzione gentile” già iniziata in questa città. Ne è consapevole la grande coalizione di forze politiche che si sta muovendo per mettere al sicuro gli interessi consolidati.
Il MoVimento 5 Stelle continuerà a reclamare le ragioni che siano a tute-la dei “molti” e non a vantaggio dei “pochi”, spesso accomodati in salotti buoni, trasversali alle ideologie e alle appartenenze politiche in nome di interessi affaristici”.