Salute
La Rete Sociale: “In corso provvedimenti ad horas per la mensa a malati psichici e anziani”

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“Avevo già richiesto a tutti i responsabili, relazioni dettagliate sull’accaduto: perciò, quanto riportato in questi due ultimi giorni dalla stampa, ha solo accelerato un processo di verifica già in corso, il cui obiettivo è quello di adottare provvedimenti immediati che tengano conto delle denunce delle associazioni e dei documenti che le sostengono”.
Questa la dichiarazione del Commissario della Asl, Gelsomino Ventucci all’associazione “Rete Sociale”, dopo una serie di riunioni fiume – ancora in corso – con i vertici del Dipartimento della Salute Mentale, del settore Amministrativo, Economico-Finanziario e Prevenzione della Asl, sulla “vicenda Ristorò”.
Cioè, – scrive il presidente Serena Romano – sullo scandalo dei pasti forniti alla mensa scolastica e alle strutture sanitarie per anziani e pazienti della Salute Mentale, scoppiato dopo le denunce della nostra associazione e di Altrabenevento: soprattutto il video-inchiesta di quest’ultima dà ragione a chi definiva “immangiabile” un cibo somministrato dopo un viaggio di troppe ore e troppi chilometri per essere ancora gustoso.
Mentre alla Asl, dunque, si stanno valutando le iniziative da prendere – anche in via cautelativa dopo la sospensione del servizio già effettuata dal Comune – aumenta l’attenzione e le reazioni dell’opinione pubblica. Solo sul sito di Altrabenevento, fino a ieri sera le persone raggiunte dal post sui pasti ai malati psichici risultavano 9.488 delle quali 3.571 avevano visto il video. Quanto alla nostra associazione, è arrivata non solo la solidarietà di diverse associazioni – fra le quali la Sezione di Benevento dell’AMMI (Associazione Mogli Medici Italiani) – ma ulteriori e inquietanti denunce.
L’aspetto più inquietante che sta venendo fuori da questa vicenda, infatti, – aggiunge la Romano – è che lo stesso personale sanitario e parasanitario della Salute Mentale da anni “rimediava” al cibo della Ristorò, quando poteva, con altre pietanze frutto di iniziative solidali, dopo avere sollevato critiche e proteste anche al proprio diretto superiore – cioè, al Direttore del DSM – senza risultato.
Ultima in ordine di tempo, la lettera del 14 aprile scorso inviata al direttore del Dsm, al Commissario Asl e alla responsabile del Provveditorato, dai primari della Salute Mentale di Morcone e Puglianello che sottolineavano: “come già osservato in numerose circostanze… è importante per il benessere e la salute mentale degli assistiti un’alimentazione quotidiana di tipo casalingo, appagante dal punto di vista gustativo ed emotivo, preparata ‘in loco’, incompatibile con una modalità ‘fredda’ e disumanizzante quale è il vitto trasportato da un centro di cottura lontano, per persone che, a norma di legge, hanno necessità e diritto ad essere assistite in una dimensione familiare e umanizzata.”
Perché, allora, queste “norme di legge” sono state disattese? Perché per anni non si è tenuto conto delle lamentele degli “utenti-pazienti” e dello stesso personale? Ma soprattutto perché, come sta venendo fuori, tanti sapevano che, quando possibile, quel cibo veniva respinto e sostituito con pasti più gratificanti, ma nessuno ha avviato controlli adeguati per evitare anche questo spreco di denaro pubblico? Sono questi – conclude la Romano – gli interrogativi più inquietanti ai quali speriamo che il Commissario della Asl riesca a dare una risposta”.