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ECONOMIA

Latte italiano e agricoltura distintiva, gli allevatori campani in piazza contro l’omologazione

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Una vera e propria ambientazione di uno spazio rurale con tanto di stalla con bovini e bufale per una mungitura, una dimostrazione di trasformazione di latte in formaggio, distribuzione di latte e mozzarella realizzata in piazza Dante a Napoli su iniziativa di Coldiretti per vivere, come in altre piazze d’Italia un “giorno da allevatore” con la partecipazione, oltreche di una folta rappresentanza di allevatori campani, fra gli altri, del Vice Ministro delle Politiche agricole Andrea Olivero, dei deputati Paolo Russo e Giovanna Palma, dell’Assessore Regionale all’Agricoltura, Daniela Nugnes, degli attori Francesco Paolantoni e Lino D’Angio’.

Un segno concreto di solidarietà, vicinanza e sostegno al lavoro che tutti i giorni svolgono gli allevatori italiani, per garantire latte fresco e grandi formaggi Made in Italy fra i quali figurano la Mozzarella di bufala Campana Dop, il Caciocavallo Silano Dop, il Provolone del Monaco Dop, il Fiordilatte dell’appennino meridionale Dop, la ricotta di Bufala Campana Dop, il Caciocavallo di Castelfranco e quello del Sannio, ma anche la biodiversità e il presidio del territorio anche nelle aree più difficili. Una realtà insidiata da dinamiche speculative che minano la certezza per le imprese agricole di poter continuare a produrre ricchezza, occupazione e salvaguardia ambientale e per i consumatori di continuare a consumare prodotti genuini.

Il comparto zootecnico è interessato da un crollo dei prezzi alla stalla che comporta il rischio l’estinzione del latte italiano che fa posto, come vogliono le industrie, a quello importato dall’estero.

Nel quadro di una importazione crescente in Italia di latte equivalente (latte trattato a lunga conservazione, prodotti semi-lavorati: cagliate, polvere di latte, caseine e caseinati) giunto a 86.581.000 quintali all’anno, in Campania ne arrivano 6.000.000 di quintali a fronte di una produzione regionale di 2.100.000 quintali. Un valore sottratto annualmente al sistema zootecnico ed economico campano quantificabile in circa 300 milioni di euro e in una mancata occupazione di 8000 occupati.

Particolarmente significativo è il dato relativo alla cagliata, che è un risultato intermedio della lavorazione del latte per fare il formaggio ed è ottenuta aggiungendo il caglio al latte riscaldato. In Campania ne giungono circa 300.000 quintali per 3.000.000 di quintali di latte equivalente, pari a un terzo dell’intero milione di quintali importati a livello nazionale.

A rischio ci sono migliaia di imprese, tutta la filiera, la genuinità e la sicurezza del prodotto dei nostri allevamenti e la salvaguardia ambientale e noi scendiamo in campo per combattere la mancanza di trasparenza nella vendita e sostenere il reddito degli allevatori insieme ad acquisti di latte e formaggi di qualità per i consumatori – spiega, il vice presidente nazionale e presidente regionale di Coldiretti, Gennarino Masiello. Intendiamo fare chiarezza e creare le condizioni di riconoscibilità della produzione delle nostre aziende che hanno scelto la strada della responsabilità e della qualità e di quella importata e italianizzata – afferma Masiello.

Il prezzo del latte vaccino alla stalla è diminuito nell’ultimo semestre del 19% passando da 44 centesimi per litro a 36 e i prezzi del latte bufalino sono volatili per mancanza di garanzie contrattualistiche, mentre il prezzo del latte fresco e dei formaggi al consumo è rimasto sostanzialmente stabile con addirittura un leggero aumento in una situazione di consumi, pur in calo congiunturale, comunque buoni. Per ogni litro di latte solo il 17% va all’allevatore.

Una situazione insostenibile che dal 2007 ad oggi ha visto passare il numero delle stalle italiane da 45.277 a 36. 307 e quelle campane da 4.490 a 2.989. Le stalle campane che hanno chiuso i battenti sono state 1.501 con la più alta percentuale di decremento (-33%) nazionale.

Mentre l’industria e la Grande Distribuzione Organizzata continuano a veicolare messaggi che fanno intendere che il latte e i prodotti caseari sono del territorio, usando immagini o e nomi che richiamano l’italianità i nostri allevamenti, i nostri lavoratori e il vero made in italy sono seriamente insidiati con il conseguente degrado alimentare e territoriale – specifica Coldiretti.

Per questo Coldiretti chiede l’obbligo dell’origine nelle etichette del latte (anche a lunga conservazione), dei formaggi e di tutti i prodotti derivati, la indicazione della parola “formaggio” solo per ciò che nasce direttamente dal latte, rendere pubblici i dati relativi all’import di latte e derivati, semplificare le procedure burocratiche e un intervento dell’Autorità Garante della concorrenza e del Mercato contro le forme di concorrenza sleale e gli abusi di posizione dominante nel mercato del latte.

A livello regionale Coldiretti Campania ha chiesto al presidente della Giunta Regionale Stefano Caldoro e al presidente del Consiglio Regionale Pietro Foglia l’inserimento nell’ordine del giorno di un punto relativo alla discussione e alla condivisione dell’azione avviata per la valorizzazione del latte italiano, a tutela del Made in Italy agroalimentare, della trasparenza dell’etichettatura e della equità della filiera.

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