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Comune di Benevento

Dimissioni dal consiglio comunale, De Nigris scrive al presidente Nardone: “Perdiamo forte punto di riferimento”

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Il consigliere comunale di SIL, Luigi De Nigris, ha scritto una lettera aperta all’ex presidente della Provincia di Benevento, Carmine Nardone, in occasione della sua decisione di dimettersi dal consiglio comunale del capoluogo. Questo il testo della missiva.

“Caro Presidente Nardone, nel corso di alcune lunghe chiacchierate, penso di averle sempre manifestato il profondo rispetto che nutro nei confronti delle scelte individuali, sia quando sono di carattere politico, sia quando riguardano aspetti di carattere etico-morale.

Ciò, tuttavia, non significa che sono indifferente alle Sue dimissioni o che le giudichi trascurabili. Tutt’altro! Esse continueranno ad accompagnare con amarezza alcuni ricordi e riflessioni.

Ad esempio la sera in cui, con altri amici – cito su tutti il paterno amico Antonio Feleppa – dopo aver ascoltato con attenzione l’esposizione della sua idea di sviluppo e di governo della città, aderimmo con convinzione al progetto ed al percorso politico che l’avrebbe accompagnata.

Per questa iniziativa coniò i tre sostantivi: Sud Innovazione Legalità che avrebbero guidato e caratterizzato l’impegno politico di un movimento civico che mirava alla discussione, alla progettualità, alla concretizzazione di idee innovative per lo sviluppo territoriale ponendo attenzione alla coesione sociale, alla diffusione della conoscenza, alla qualità ambientale, alla valorizzazione delle eccellenze del territorio.

Un impegno dettato da un indiscutibile senso civico e di appartenenza territoriale, per distinguere, senza alcuna subalternità, le scelte politiche generali dalle esigenze territoriali. Questi obiettivi e l’entusiasmo che li ha accompagnati, sono stati, oggi, azzerati dalle Sue dimissioni dal Consiglio comunale.

E’ indubbio che senza la Sua presenza si perde un forte punto di riferimento; un valido interlocutore che negli anni, proprio all’interno delle istituzioni, ha governato importanti processi territoriali ed ha contribuito ad arricchire il dibattito politico-istituzionale con analisi e scelte, decise e mirate.

Privatamente Le ho già espresso che il suo gesto mi pone in un evidente imbarazzo politico ed istituzionale che mi obbligherà a riflettere ed a scegliere nuove modalità di impegno ed interazione. Ciononostante, Le sono grato.

Nel corso di questi tre anni, infatti, grazie a Lei, ho avuto modo di condividere, anzi, per meglio dire, comprendere, nozioni sullo sviluppo delle città del futuro per me altrimenti impensabili. Alcuni concetti sono ormai stabilmente acquisiti al mio modesto patrimonio di conoscenza.

Penso, ad esempio, alla Città intesa come abile pensatrice (con le sue capacità di generare idee); la Città creatrice (la competenza che integra le idee con l’innovazione) o la Città abile comunicatrice. Oppure al fatto che oggi non ha più senso operare la distinzione tra zone ricche e zone povere ma tra territori intelligenti e quelli che non presentano queste attitudini. Mi sono inoltre avvicinato, conosciuto ed approfondito, le teorie della sociologa ed economista, Saskia Sassen, relative all’analisi e alle risposte ai dualismi aggressivi ed alla globalizzazione e di Rosabeth Moss Kanter, economista della Harvard Business School, una delle più importanti esperte di cultura manageriale a livello globale.

Con la Sua assenza dal Consiglio comunale tutto ciò che avevamo creduto ed immaginato di poter realizzare (quel patto per il territorio che prescindeva dalle singole appartenenze e superava, con atteggiamento costruttivo ed innovatore, le vecchie ingegnerie partitiche e le diverse provenienze ed esperienze; quel contributo di novità da offrire ai cittadini nonostante ci avessero collocato all’opposizione) viene cancellato; forse pesantemente mortificato perché ci si arrende ad una seconda sconfitta deludendo anche chi ci ha sostenuto.

In una passo del Vangelo (5:15-25) Matteo dice che non si accende una lampada per metterla sotto il moggio; anzi la si mette sul candeliere ed ella fa lume a tutti quelli che sono in casa. Un paragone forse troppo irriverente, è vero, ma necessario per ricordare che fin dall’inizio tutti abbiamo pensato che la Casa dove accendere il lume del nostro contributo dovesse essere il Consiglio comunale.

Oggi appare difficile immaginare che ciò che avevamo pensato si possa realizzare senza la fattiva presenza di chi ha ideato, elaborato e proposto alcune soluzioni. A meno che, cessata con le Sue dimissioni una contrapposizione di carattere politico istituzionale al partito che domina ed esercita il potere assoluto – in questo caso aggiungerei anche di veto – queste elaborazioni non diventino improvvisamente oggetto di attenzione e di rivalutazione. In tal caso non potremo far altro che registrare che ciò che conta in politica non sono le idee e le soluzioni ma l’appartenenza; prendere atto, come sosteneva Oriana Fallaci, che il vero potere non ha bisogno di tracotanza, barba lunga, vocione che abbaia. Il vero potere strozza con nastri di seta, garbo, intelligenza.

Solo in questo caso sarei d’accordo con quanto ha scritto nella lettera di dimissioni quando parla della “inutilità delle assemblee elettive” da Lei definite come “luoghi inariditi di contenuti, come ambiti dove non è possibile trasferire il proprio impegno e le proprie idee ed elaborazioni. Con immutata stima e riconoscenza”.

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