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POLITICA

Asl, quelle riunioni a casa De Girolamo: “Intercettata mentre allattavo mia figlia”. E su quei ‘vaffa’: “Come parlano gli italiani davanti un caffè?”

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“E’ un’inchiesta alla quale sono estranea e nella quale uno dei protagonisti di questa vicenda, raggiunto da una misura cautelare da parte della magistratura, ha pensato di tirarmi in ballo registrando abusivamente alcune conversazioni private in un’abitazione privata. Ogni italiano per un momento provi a pensare che cos’accadrebbe se ci fosse qualcuno che in casa sua azionasse un registratore e registrasse conversazioni in libertà”. Spiega così Nunzia De Girolamo, in un’intervista rilasciata al Tempo, la storia delle pressioni che avrebbe esercitato sulla gestione dell’Asl di Benevento.

Un commento rilasciato alcuni giorni dopo la pubblicazione da parte de Il Fatto Quotidiano di quelle registrazioni, effettuate da un ex direttore amministrativo, durante le riunioni con i vertici dell’azienda sanitaria locale che si svolgevano a casa De Girolamo.

Alla domanda del giornalista del Tempo sulla “normalità” di riunire a casa propria (o di suo padre) i vertici delle Asl per discutere di questioni politiche di rilevanza pubblica, la ministra così risponde nell’intervista: “Eravamo a casa mia perché dovevo allattare mia figlia di un mese e nonostante questo ho sentito il dovere di parlare di questioni pubbliche non rinviabili. Ma scusate, a quanti politici è accaduto di ascoltare le questioni poste dai territori nei quali svolgono la propria attività politica e dove si rientra nel fine settimana? Qualcuno discute in abitazioni, altri al bar, all’asl, in qualsiasi sede.

Non riesco davvero a capire il grado dello scandalo in questo. Io non ho nulla da nascondere. Proporre di rispettare e applicare la legge regionale per aprire un pronto soccorso attivo in una zona del Sannio dove si moriva perché mancava addirittura l’ambulanza (il Fortore), sollecitare una soluzione per i lavoratori del 118 che da mesi non venivano pagati e chiedevano alla politica di intervenire per vivere, chiedere una migliore distribuzione sul territorio di strutture sanitarie al fine di limitare milionari pagamenti di affitto, proporre una soluzione per un comune, unico in Campania, che aveva avuto chiuso il proprio ospedale con gravi criticità per la popolazione di quel comprensorio, chiedere notizie di una struttura comprata per milioni di euro dall’Asl e poi abbandonata e ora preda dei vandali è fatto di interesse di parte o privato? Semmai è un mio dovere: le mie iniziative politiche sono state tutte improntate alla pubblica utilità e nell’interesse della collettività amministrata al fine di migliorare un sistema sanitario che rispondeva non già alla logica delle popolazioni ma a quella di pochi. Io pago mediaticamente proprio per aver proposto di ottimizzare un comparto sanitario che di pubblico aveva ben poco…».

Molti hanno criticato l’ex pidiellina per i toni poco “cortesi” e le espressioni violente che emergevano nella trascrizione della registrazione delle riunioni: come i “vaffa…” o gli “stronzo”. “Si trattava di espressioni in libertà – spiega la De Girolamo – Vorrei per un momento immaginare come parlano gli italiani, tutti gli italiani, dinanzi a un tavolo o a un caffè. Vogliamo per un attimo provare a separare l’aspetto pubblico da quello privato della nostra vita? È un esercizio di civiltà.

Certo, alcune espressioni sono gergali e anche un po’ troppo spicce. Ma vorrei conoscere chi in una conversazione privata non ha mai utilizzato certi toni e certi modi, e vorrei saperlo anche da tanti ipocriti, sepolcri imbiancati che in questi giorni fanno a gara a lanciare la manciata più grossa di fango. Qualsiasi nostra frase di ogni giorno estrapolata vuol dire tutto e il suo contrario. E poi nel linguaggio libero ci può capitare anche di criticare nostra madre. Questa gogna è una barbarie. Io ho semplicemente chiesto di garantire efficienza e legalità e questo è uno dei miei doveri, per quanto espresso con parole o frasi che possono urtare la nobile sensibilità dei moralisti del giorno dopo”.

E quando alla fine il giornalista le ricorda il commento sulla vicenda fornito da Mastella: “per cose molto più modeste hanno arrestato mia moglie”, così tuona il ministro dell’Agricoltura: “Dalle trascrizioni riportate dai giornali e più in generale nelle mie interlocuzioni non ho mai chiesto di favorire una ditta piuttosto che un’altra, di promuovere un primario in danno di un altro, di assumere qualcuno in particolare o di dare qualche incarico.”

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