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Salute

Salute Mentale: dal progetto “Si può fare” l’appello affinché le istituzioni “non remino contro”

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“Per anni è stato denunciato lo spreco di denaro pubblico destinato alle case di cura convenzionate: spesso “galline dalle uova d’oro” per chi le gestisce e “nuovi manicomi” per i pazienti di cui i medici non vogliono occuparsi.

E se da un lato le denunce di pazienti e familiari sono state raccolte dalla Regione Campania che – con l’art. 46 della L.R. n.1 del 27/01/2012 ed il decreto n. 16 DEL 11.02.2013 – ha riorganizzato questo settore consentendo cure migliori a minor costo vietando proprio i “ricoveri impropri”; dall’altro nel Sannio questa legislazione innovativa stenta a decollare.

E allo stesso modo rimangono bloccati al suolo progetti importanti come “Si può fare: in rete per l’autonomia” finanziato dalla Fondazione con il Sud e al quale partecipano 21 partners che operano nel sociale, fra i quali la Diocesi di Benevento.

Da qui la richiesta rivolta alle istituzioni sanitarie – durante la conferenza stampa organizzata nella Sala Conferenze della Caritas Diocesana – di “non remare contro” le innovative leggi approvate dalla Regione e di collaborare a superare cavilli burocratici che bloccano progetti come “Si può fare”, in perfetta sintonia con la riorganizzazione sanitaria voluta dal commissario Caldoro.

“Una richiesta di impegno che mi sento di sottoscrivere per conto della Asl di Benevento” ha assicurato al termine dell’incontro Lorenzo Piombo, responsabile del Centro di Salute Mentale di Morcone, in rappresentanza anche dei vertici dell’azienda sanitaria impossibilitati a intervenire.

A questa conclusione, si è arrivati, dunque, dopo un’approfondita analisi cui hanno partecipato Don Nicola De Blasio, direttore della Caritas Diocesana di Benevento, Angelo Moretti responsabile di “Si Può fare”, Umberto Caputo, del consiglio direttivo dell’Unitalsi che ha materialmente realizzato la Comunità alloggio di Chianche, Salvatore Esposito coordinatore scientifico della casa alloggio di Chianche e Serena Romano presidente della “Rete Sociale” che è partner del progetto in quanto “controllore della qualità”.

Dall’analisi è emerso lo spreco dei tanti ricoveri impropri nelle case di cura convenzionate in quanto le Asl finiscono per pagare due volte lo stesso servizio al medesimo paziente: pagano, cioè, lo stipendio allo psichiatra, allo psicologo, all’assistente sociale e a tutto il personale che segue il paziente presso i centri di salute mentale territoriale, e pagano nuovamente attraverso una retta (di circa 200 euro al giorno), un altro psichiatra, un altro psicologo, un altro assistente sociale che segue il medesimo paziente nella casa di cura convenzionata!

Per ridare alle persone con disagio psichico, dunque, una concreta possibilità di inserimento evitando questi sprechi, la Regione Campania ha istituito i “Progetti Terapeutico Riabilitativi Individuali” (PTRI) che consentono di cucire un progetto riabilitativo a misura delle esigenze di ogni paziente, cui partecipa il paziente stesso, la sua famiglia e la sua comunità insieme ai servizi pubblici, ai volontari e alle agenzie del privato sociale presenti sul suo territorio: il tutto senza delegare più la gestione delle competenze pubbliche al privato, ma sostenendo attraverso Budget di Salute variabili per ogni paziente, i progetti terapeutici individuali di reinserimento sociale.

Su questa impostazione è stata messa in piedi anche la casa alloggio di Chianche una delle 4 strutture finanziate da Fondazione con il Sud per dare non solo un “tetto” ma un “progetto” di vita autonoma a chi non può costruirselo da solo. Una struttura, però, regolarmente autorizzata e pronta a decollare ma immotivamente vuota perchè chi dovrebbe istituzionalmente inviarvi i pazienti, finora non l’ha fatto per risibili intoppi burocratici.

Di qui la richiesta alle istituzioni di collaborare con impegno per soddisfare innanzitutto le richieste dei pazienti: molti dei quali, disperati per essere stati mandati in case di cura lontane dal loro territorio, si sono rivolti alla “Rete sociale” affinchè li aiuti a soddisfare questo loro diritto di soggiornare accanto alle proprie famiglie.

Un diritto che, come emerso dall’impegno fornito dalla Asl nel corso dell’incontro di oggi, dovrebbe essere al più presto rispettato”.

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