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POLITICA

L’assessore alle aree interne non lo vogliamo

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Di aree interne, in questa campagna elettorale, si è parlato e soprattutto straparlato sino alla nausea. Un diluvio di vuoti proclami di cui non resta nulla se non la consapevolezza che questi territori, nella testa delle nostre classi dirigenti, rappresentano una sorte di enclave, di riserva indiana. Il direttore Feleppa mi ha chiesto un editoriale per provare a mettere in fila le priorità per le aree interne su cui il nuovo governo regionale dovrà misurarsi. Io c’ho provato ma poi c’ho ripensato. Perché le priorità purtroppo le conosciamo e nemmeno ci va di metterle in fila, mentre il vero punto è come al solito politico, di visione. Le aree interne non hanno bisogno di un trattamento speciale, sono, piuttosto, la chiave per ripensare la Campania nella sua complessità, sono il vuoto che serve al pieno, la cerniera che unisce Tirreno ed Adriatico, i territori che custodiscono le risorse primarie fondamentali, gli spazi necessari alle infrastrutture. E allora la vera priorità è quella di cambiare radicalmente approccio, di ricorrere a nuove parole. Non serve una cura per le aree interne, servono scelte coraggiose e lungimiranti per la Campania che passano necessariamente per le aree interne. Dunque non abbiamo bisogno di un assessore dedicato alle aree interne, nella stessa misura in cui non serve, non è mai servito, un Ministero dedicato al Mezzogiorno.

Istituire un assessorato alle aree interne equivarrebbe ad istituzionalizzarne la marginalità, mentre questi territori hanno bisogno di essere riconosciuti come il vero motore della Campania del futuro. Non serve un assessore alle aree interne ma è necessario che le aree interne assumano centralità assoluta nell’agenda di ogni singolo assessore. Il cambiamento necessario va costruito superando lo schema di sempre, figlio di una visione distorta che non ha mai riconosciuto centralità a questi territori, condannati da una marginalità che è innanzitutto demografica, dunque elettorale.

Se tanto ci dà tanto, dunque, solo una maggioranza libera dall’ossessione del consenso, forte non in termini numerici ma in termini politici, in grado di imporre decisioni di largo respiro, di affermare un nuovo paradigma nella gestione della spesa, di agire in funzione di una nuova scala di priorità, cucita su obiettivi strategici funzionali ad una trasformazione strutturale del sistema Campania, ad un progressivo riequilibrio demografico, alimentato da una rigenerazione delle funzioni e dei flussi. Viceversa continueremo ad inseguire le emergenze di sempre, a combattere battaglie già perse in ossequio alla fredda e cinica logica dei numeri, in ragione della quale ci sarà sempre una ragione per premiare la polpa a dispetto dell’osso, per assecondare la logica del consenso. Solo le aree interne possono salvare Napoli e la conurbazione metropolitana, solo la conurbazione metropolitana può salvare le aree interne. Il resto è teatro, anzi avanspettacolo. Di pessimo gusto.

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