“Tra i dati raccolti dall’Osservatorio Femminicidi Lesbicidi Transcidi di Non Una Di Meno (NUDM), quest’anno in Italia sono stati registrati 77 femminicidi, 3 suicidi indotti di donne, 2 suicidi indotti di due persone trans, 1 suicidio indotto di una persona non binaria, 1 suicidio indotto di un ragazzo. Inoltre, tra le cronache di media nazionali e locali, sono stati riportati almeno altri 68 tentati femminicidi e almeno due figlicidi, di due ragazze uccise dal padre. Il 14,3% di questi eventi – scrive Auna Aps – è stato registrato in Campania; tra questi, ricordiamo il caso di Elisabetta Polcini, uccisa dal marito Salvatore Ocone a Paupisi.
Questi dati, nonostante traccino ogni anno un quadro nazionale raccapricciante – in merito ad episodi di violenza fondati su motivi di discriminazione legati all’identità di genere – non ci restituiscono quella che è la misura quotidiana della violenza patriarcale. Quella che viviamo e a cui assistiamo ogni giorno in quanto donne, persone trans*, studentə, insegnanti, precariə, lavoratrici e professioniste che si occupano dei servizi antiviolenza.
Una violenza che, seppur da anni è stata riconosciuta come una questione sociale e culturale – e dunque trasversale e presente in forme diverse in ogni rapporto umano, ogni istituzione e ambiente che viviamo – continua ad essere affrontata in forma strettamente emergenziale e con soluzioni esclusivamente punitive. Pensiamo all’approccio dell’attuale Governo, che ha introdotto l’ergastolo per il reato di femminicidio, come se la violenza fosse un episodio da trattare singolarmente, per cui punire un individuo con pene esorbitanti, e non da legare ad un complesso sistema culturale, che educa e incasella le persone a ruoli di genere posti in una gerarchia di potere. Non a caso, questo stesso Governo, proprio in queste settimane discute sulla limitazione e sul divieto dell’educazione sessuo-affettiva nelle scuole, privando queste ultime del ruolo educativo che hanno nel diffondere e trasmettere alle nuove generazioni una cultura del consenso e del rispetto delle differenze.
Per questo motivo – aggiunge Auna Aps – scendiamo in piazza il 25 novembre a Benevento. In seguito all’assemblea pubblica tenutasi il 18 novembre presso Il Funambolo – Caffè letterario, che ha visto una partecipazione mista di donnx, precari, lavoratrici e studentə, abbiamo condiviso la necessità di essere presenti nella città di Benevento, per rompere il silenzio in occasione della giornata nazionale per l’eliminazione della violenza patriarcale.
Una giornata che non vogliamo che sia esclusivamente di commemorazione, ma che diventi una giornata di lotta in cui riconoscerci come corpi che resistono ogni giorno a diverse forme di violenza; in cui ribadire che la violenza non è una fatalità e che la prevenzione è una scelta politica fatta di reali politiche sociali; in cui denunciare un sistema antiviolenza al collasso, sempre più definanziato e isolato. Perché essere liberə significa avere una casa a prezzi accessibili; avere un’acqua pubblica che scorre dal rubinetto; avere dei mezzi di trasporto e delle infrastrutture funzionanti; avere un sistema di prevenzione alla violenza che metta al centro l’autodeterminazione dei corpi e l’educazione al consenso e alle differenze!
Prima della partecipazione al corteo di arte urbana realizzato da Associazione Ben Art in collaborazione con Centro Studi Carmen Castiello ed altre realtà del territorio, ci sarà un momento collettivo creativo, in Piazza Orsini alle ore 16, dove poter costruire insieme cartelloni e slogan da portare durante il corteo, che partirà dalla stessa piazza alle ore 17.
In seguito, alla fine del corteo, ci troveremo in un presidio rumoroso in Piazza Santa Sofia alle ore 18:00, per far emergere quella che è la nostra denuncia alla normalizzazione della violenza patriarcale che viviamo quotidianamente, portando le nostre esperienze, i nostri corpi e le nostre parole”.