ECONOMIA
Benevento tra i pochi comuni del Sud a combattere l’evasione, ma nel 2024 recuperati solo 6mila euro
Uno studio CGIA fotografa la partecipazione dei Comuni italiani alla lotta all’evasione fiscale: solo il 4% ha collaborato col fisco. Benevento è tra i pochi del Sud ad averlo fatto, ma i risultati restano limitati.
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In un’Italia dove l’evasione fiscale supera i 90 miliardi di euro annui, i Comuni che scelgono di collaborare con l’Agenzia delle Entrate per contrastarla sono pochissimi: solo il 4%. Lo rivela lo studio dell’Ufficio Studi CGIA di Mestre, che ha analizzato i contributi riconosciuti nel 2024 alle amministrazioni locali per le “segnalazioni qualificate” inviate nel corso del 2023.
Nel contesto di un Mezzogiorno particolarmente colpito dall’evasione e dal lavoro nero, spicca il caso di Benevento. Il capoluogo sannita si posiziona al 24° posto nazionale, risultando il secondo comune del Mezzogiorno per risorse recuperate tramite segnalazioni al fisco: 6.022 euro. A seguire, con cifre decisamente inferiori, Napoli (42° posto, 773 euro) ed Eboli (282°, appena 25 euro). Nessuna segnalazione – e quindi nessun euro incassato – da parte di Salerno, Caserta, Avellino e la maggior parte degli altri Comuni del Sud.
In totale, i Comuni italiani hanno incassato appena 3 milioni di euro come quota del 50% di quanto effettivamente recuperato. Una cifra irrisoria rispetto al potenziale. Dal 2024, tuttavia, il meccanismo di incentivo tornerà al 100%, offrendo un’opportunità concreta per aumentare le entrate locali senza alzare le tasse.
La scarsa partecipazione nel Mezzogiorno – solo 40 Comuni coinvolti – viene spiegata dallo studio CGIA anche con motivazioni operative e politiche: mancano personale formato, risorse per l’istruttoria e, talvolta, il coraggio di contrastare un sistema radicato di abusivismo, lavoro nero e connivenze locali.
La Campania resta tra le regioni a maggiore evasione stimata (17,2% del gettito), ma solo tre Comuni hanno segnalato irregolarità all’Agenzia delle Entrate. Benevento è tra le pochissime amministrazioni meridionali ad aver attivato la procedura in modo continuativo: nel 2022 aveva già incassato 1.789 euro e nel 2016 altri 2.924, mentre nel 2019 e 2020 il dato era fermo a zero.
A livello nazionale, Milano si conferma prima in classifica, con 397.991 euro recuperati. Seguono Genova (381.871 euro) e Prato (184.579 euro), realtà ben organizzate sul piano tributario, dotate di uffici strutturati e personale specializzato.
Le cosiddette “segnalazioni qualificate” che danno diritto al rimborso riguardano cinque ambiti chiave: Commercio e professioni: attività senza partita IVA. Urbanistica: abusi edilizi, anche in aree residenziali e industriali. Patrimonio immobiliare: redditi da immobili non dichiarati o occupazioni non tracciate. Residenze fittizie all’estero: chi vive in Italia ma risulta residente altrove. Redditi incoerenti con i beni posseduti: ad esempio, auto di lusso o immobili intestati a soggetti senza reddito dichiarato.
Gran parte di queste informazioni è già nelle mani dei Comuni attraverso tributi locali, ma raramente viene trasformata in azione concreta.